Home Editoriale Politica senza bene comune

Politica senza bene comune

Se una persona osservasse la politica con occhio critico e non di parte, potrebbe, sinceramente,oggi dar torto a quei milioni di elettori che il giorno delle elezioni preferiscono fare una passeggiata invece del loro dovere?

Forze politiche, partiti o movimenti, che sembrano vivere più di giochi e di tattiche organizzate per occupare o mantenere posti di leadership al loro interno, che non per il bene del Paese; gente tesa continuamente ad annusare l’aria per guadagnare qualche consenso in qualsiasi direzione; “dibattiti che si aprono” senza alcun… dibattito, ma con tesi precostituite, confronti fra le diversità di idee e di progetti non più ammessi (si pensi alla rigidità senza ragioni sul Ddl Zan. Eppure, anche la Cei aveva suggerito di fare qualche modifica per arrivare ad una legge, comunque necessaria, ma più valida)…

La politica attuale, dominata da populismi, demagogie e anche ideologie, da slogan e proposte di bandiera, sembre non conoscere più l’arte della… politica, che avanza attraverso le mediazioni. Si dimentica che lo scopo è il bene comune. Almeno, si dovrebbe mediare per un interesse comune, che è molto meno nobile ma ha pur sempre uno scopo di pacificazione, cercando un equilibrio fra le parti. Del resto questa è la politica.

Il presidente Draghi, nel riprendere in mano i difficili passi di mediazione all’interno delle forze che sostengono il suo governo, ha ribadito che ci sono inutili rigidità ideologiche mentre sono necessari provvedimenti su come tenere a galla la barca.

Alzare le bandierine non è così importante quanto mantenere il galleggiamento e la rotta verso porti sicuri. Eppure… Anche Mattarella sta tirando le orecchie un po’ a tutti: “Non si è esaurito il nostro dovere di responsabilità”. E quella che purtroppo pare sul punto di esaurirsi è proprio la tenuta del quadro politico. I partiti finora hanno contribuito – non tutti con la stessa coerenza – alla navigazione di un governo in grado di prendere decisioni importanti e ragionevolmente adeguate alle sfide in campo.

Nelle ultime settimane, certamente anche per le elezioni prossime del Presidente della Repubblica, è come se ogni forza politica si stesse riposizionando in base al preminente tornaconto particolare, perdendo di vista o comunque prescindendo dalla concreta situazione degli italiani. C’è addirittura chi parla di elezioni anticipate e questa prospettiva, anche detta soltanto come ipotesi, innesca tensioni dagli esiti imprevedibili (o anche purtroppo molto prevedibili).

Il Paese si può permettere una fase di instabilità politica e di governo? No e non solo per assicurare una rigorosa azione di contrasto alla pandemia (che ora non viviamo in maniera drammatica, ma che pur è sempre presente), ma anche per garantire la costante e puntuale attuazione di quel Pnrr a cui sono legati la ripresa economica e la credibilità internazionale dell’Italia.

di Franco Appi e Giovanni Tonelli