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PARCO EOLICO, A CHE PUNTO SIAMO?

Il progetto è al Ministero in attesa di responso sul VIA (Valutazione Impatto Ambientale). Nel frattempo, il contesto globale rende ancora più chiara l’urgenza di una transizione verso le energie rinnovabili

L’attuale scenario globale lo rende ancora più chiaro: è urgente la necessità di una transizione verso le energie rinnovabili. Non solo per ridurre l’impatto sul pianeta (motivo che evidentemente non basta ai decisori politici per una svolta rapida), ma anche per essere sempre meno dipendenti da fornitori terzi (come sta accadendo con la Russia per quanto riguarda il gas). Da una prospettiva riminese, la mente non può che andare subito al progetto di Parco eolico, di cui tanto si è discusso e che, al momento, si trova “parcheggiato” presso il Ministero in attesa di responso sulla procedura di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale). Nel frattempo, però, occorre tenere alta l’attenzione sul tema. Lo fa Legambiente Emilia-Romagna, che da sempre si è mostrata favorevole alla realizzazione del progetto di Rimini. A tornare sull’argomento è il suo presidente, Davide Ferraresi (nella foto).

Presidente, in questo contesto quanto è importante un progetto come quello del Parco eolico di Rimini, sia in ottica di produzione energetica sia di riduzione delle emissioni?

“Il progetto del Parco eolico di Rimini si inserisce nel processo di transizione energetica che sta interessando il territorio nazionale. Dai documenti di progetto, il Parco eolico mira a produrre una quantità di energia pari a più del 40% del fabbisogno energetico della provincia di Rimini, favorendo la crescita dell’energia prodotta da fonti rinnovabili in Emilia-Romagna del 13%: si tratta di un contributo significativo, ma evidentemente ancora non sufficiente a raggiungere l’obiettivo che la Regione Emilia-Romagna si è data per il 2035, ovvero quello di produrre il 100% dell’energia da fonti rinnovabili. Trattandosi di un impianto che produce una quantità di energia molto più elevata rispetto alla media degli impianti a fonti rinnovabili (peraltro tendenzialmente più piccoli), è evidente la necessità di proseguire nella diffusione di nuovi impianti a fonti rinnovabili su tutto il territorio regionale e anche nel riminese”.

Il Parco eolico di Rimini ha suscitato grande dibattito tra i rappresentanti politici e gli operatori economici del territorio, molti dei quali si sono detti contrari al progetto (anche con toni particolarmente accesi). Qual è la sua posizione in merito?

“È evidente che tante posizioni contrarie erano basate (e tuttora alcune lo sono) su preconcetti legati alla ‘desiderabilità’ di ospitare un impianto a fonti rinnovabili nel mare antistante la costa adriatica. Si tratta, però, di un tema apparentemente superato o comunque superabile, in particolare per quello che riguarda il settore turistico: i sondaggi svolti a Rimini confermano, al pari di altri studi eseguiti per parchi eolici offshore in giro per il mondo, che la presenza di un impianto eolico non è un elemento dannoso per la fruibilità della riviera romagnola da parte dei turisti. Si può dire quindi che la preoccupazione di politici e operatori economici sia stata eccessiva. C’è però un aspetto, più generale, legato all’accettazione della presenza di impianti a fonti rinnovabili sul territorio e all’impatto paesaggistico, non solo nella fascia costiera. In questo caso penso occorra soppesare i pro e i contro connessi alla transizione energetica verso le rinnovabili rispetto ad altre forme di produzione di energia: non è evidentemente possibile, come la politica internazionale ci ha fatto capire da qualche mese, continuare a dipendere da Paesi esteri per l’approvvigionamento energetico. Di fronte a questa situazione, l’installazione di impianti a fonti rinnovabili appare più compatibile dal punto di vista ecologico e sociale rispetto ad altre forme di produzione. Oltretutto, gli impianti a rinnovabili garantiscono una capacità di autoproduzione che le fonti fossili, ad esempio, non potrebbero fornire neppure nel breve termine in Italia. È fondamentale che i progetti di nuovi impianti a fonti rinnovabili siano ‘cuciti addosso’ al territorio in cui verranno inseriti, che coinvolgano la società e le istituzioni locali e che rispettino gli ecosistemi presenti, puntando a migliorarne lo stato ecologico. Il progetto del Parco eolico di Rimini, in questo senso, propone interventi che possono inserirsi nel contesto ambientale dell’Adriatico in modo positivo, oltre a produrre vantaggi per il territorio riminese, non solo dal punto di vista energetico. Serve, quindi, che gli attori del territorio e la società riminese accolgano in modo positivo questa sfida, che certamente produrrà più benefici che svantaggi”.

La transizione energetica, però, non passa solo dall’eolico. Come Legambiente, come siete impegnati sul territorio sul tema delle comunità energetiche (gruppi di persone che condividono e si sostengono grazie a energia rinnovabile autoprodotta, ndr)?

“Le comunità energetiche sono un’opportunità interessante per cittadini e imprese, ma devono ancora trovare il proprio completamento a livello normativo: mancano, infatti, a livello nazionale, decreti attuativi e altri atti che devono definirne alcuni aspetti fondamentali, in primis l’incentivazione per l’energia autoconsumata. Per questo, come associazione siamo innanzitutto impegnati a sollecitare i decisori. Una volta a regime, le comunità energetiche potranno contribuire alla diffusione degli impianti a fonti rinnovabili e quindi alla riduzione del fabbisogno di energia da grandi impianti (in particolare fossili). Ma non solo: si tratterà di una misura che porterà a una trasformazione della distribuzione dell’energia sul territorio, aumentando la quantità di energia prodotta e consumata a livello locale, quindi alleviando il carico della rete elettrica che oggi subisce fasi alterne di elevata produzione e di elevato consumo energetico. Le comunità energetiche saranno fondamentali anche alla luce della progressiva elettrificazione dei consumi, che comporterà una maggiore domanda di energia elettrica. Legambiente è impegnata in attività di divulgazione e diffusione di buone pratiche in tutta Italia, e abbiamo anche contribuito alla stesura della legge regionale per le comunità energetiche che consentirà di fornire sostegno economico alla costituzione delle comunità, alla progettazione e alla realizzazione degli impianti. Grazie a questa legge, non appena saranno definiti gli aspetti normativi a livello statale, verranno aperti i primi bandi per supportare cittadini, piccole-medie imprese ed enti locali in queste attività”.

E sul tema della mobilità sostenibile?

“Legambiente ha partecipato attivamente ai processi di trasformazione del sistema della mobilità riminese di questi anni. Abbiamo assistito a un impegno positivo da parte pubblica: sono state investite molte risorse per aumentare la sostenibilità ambientale del settore, sia in un’ottica di servizio per il cittadino sia per sostenere il consistente aumento di domanda di mobilità durante i mesi estivi. Un’infrastruttura centrale del sistema della mobilità cittadina oggi è il Metromare, una forma di trasporto pubblico elettrico. Abbiamo chiesto che la realizzazione non fosse troppo impattante sia in termini economici, sia ambientali: abbiamo però assistito al consumo di suolo e al taglio di diversi alberi, costi ambientali oggi non ancora compensati. Ora però il Metromare è attivo e deve essere utilizzato, e valutiamo positivamente l’ipotesi di prolungarlo verso la Fiera di Rimini e il centro studi di Viserba: per questo stiamo rimarcando nuovamente la necessità di mettere al primo posto la sostenibilità ambientale degli interventi, affinché l’ambiente urbano non venga danneggiato dall’infrastruttura che si candida a diventare il mezzo più utilizzato da parte dei congressisti, oltre che quello principale per gli studenti della costa che hanno necessità di raggiungere il centro studi”.