Dalla prima novena recitata in un momento di crisi alla nascita di un gruppo di fedeli che ogni anno si ritrova a Roma: il racconto di Teresa D’Alessandro e l’arrivo in cattedrale a Rimini della reliquia del santo, segno di fede e speranza condivisa.
La storia di Teresa, un percorso umano e di fede che “contagia”
Otto anni fa, in un momento difficile della sua vita, Teresa ricevette un consiglio semplice da un’amica: “Prega san Giuda Taddeo, è un santo che accompagna le persone.”
«Non lo conoscevo affatto – racconta – ma tornata a casa ho scaricato la novena e l’ho recitata. Alla fine ho sentito una pace scendere nel cuore, una pace fisica, concreta. Ho capito che qualcuno mi aveva ascoltata».
Da allora, Teresa D’Alessandro, riminese doc e architetto noto in città, non ha più smesso di rivolgersi a lui. «Io sono una che, se qualcuno mi prende sul serio, lo prendo sul serio anch’io. Così ho iniziato a pregarlo e a sentirlo come un compagno di cammino». La devozione, nata da un’intuizione personale, è diventata nel tempo un’esperienza condivisa: oggi un gruppo di una trentina di donne (nella foto in alto) parte da Rimini per ritrovarsi ogni anno, il 28 ottobre, a Roma per la festa di san Giuda Taddeo, nella chiesa di San Salvatore in Lauro dove sono custodite le reliquie dell’apostolo.
«Andiamo per ringraziare della compagnia che ci fa. Negli anni si è creato un legame profondo: è come ritrovarsi tra amiche che condividono una stessa gratitudine».
L’immagine di Cristo sempre sul cuore

Avvicinandosi al Santo, Teresa ne ha approfondito anche la figura. «I Vangeli apocrifi dicono che San Giuda era cugino di Gesù, figlio di Alfeo e Maria di Cleofa. È morto martire in Persia, insieme all’apostolo Simone, perché non si era piegato ai pagani. Viene raffigurato con la fiammella dello Spirito Santo e con la clava del martirio. Ma ciò che più mi colpisce è quell’immagine di Gesù che porta sempre sul petto: è il segno dell’incontro che ha vissuto, un volto concreto, non un’idea. È bellissimo pensare che girasse il mondo mostrando il volto che aveva incontrato e amato».
Un Santo per le cause difficili
La fama di san Giuda come “patrono delle cause difficili e disperate” è antica e universale. «In America Latina e negli Stati Uniti è amatissimo. E anche da noi – dice Teresa – tanti raccontano grazie e cambiamenti. A me ha risposto tante volte, ma la cosa più importante è la conversione del cuore: la devozione non è solo un rito o un’emozione, è un cambiamento interiore. Io dico sempre: Gesù prende il mio cuore per intercessione di san Giuda».
Quest’anno, grazie anche alla costanza del gruppo di Teresa, la reliquia del santo è arrivata per la prima volta a Rimini. «È stato un dono inatteso. Il rettore di San Salvatore in Lauro, don Pietro Bongiovanni, vedendoci ogni anno, ci ha detto: “Mi piacerebbe che la prima città in Italia a ospitare la reliquia fosse Rimini.” Ho parlato con il vescovo e da lì è nata l’organizzazione».
Triduo per san Giuda, il programma

La reliquia è esposta da stamattina in cattedrale a Rimini, ma il triduo si apre venerdì 7 novembre alle 17 con rosario, Messa e alcune brevi testimonianze di grazie ricevute. Sabato mattina la reliquia sarà portata nella Pieve di San Martino in Rafaneto, a Verucchio, dove alle 11 sarà celebrata la Messa. La cornice è quella di una chiesa romanica di rara bellezza. In occasione della ristrutturazione, padre Sergio Ferrini, frate originario di Forlì che nutriva una profonda devozione per san Giuda, volle ricordarlo. «È un luogo meraviglioso – spiega Teresa –. All’esterno c’è la statua del Santo, all’interno immagini e segni della sua presenza. È come se fosse la sua casa in Romagna». Attorno a quella Pieve, negli anni, si è formato un piccolo gruppo di fedeli provenienti da varie regioni, ma legati alla figura di padre Ferrini, che si ritrova due volte l’anno, in marzo e in ottobre, a pregare e che sarà sabato alla Messa. Il triduo si concluderà domenica con la messa delle 11 in cattedrale celebrata dal vescovo Nicolò Anselmi.
San Martino in Rafaneto, Verucchio





