Home Attualita OMAG-MT, IN CABINA DI REGIA C’È UNA SUPER ALICE TURCO

OMAG-MT, IN CABINA DI REGIA C’È UNA SUPER ALICE TURCO

Sorride, Alice. Spesso e volentieri. Anzi, si potrebbe quasi dire che è il suo marchio di fabbrica. Sorride quando ringrazia le ‘asciughine’ che le passano il pallone prima di andare in battuta. Sorride quando smarca le sue compagne che fanno punto. Ma sorride anche quando le cose non funzionano come dovrebbero, così, per sdrammatizzare un po’. Ventitré anni da compiere il prossimo 4 febbraio, Alice Turco è seduta per il secondo anno consecutivo in cabina di regia e sta guidando alla grande l’Omag-Mt.
Alice partiamo proprio dal campo. Quarta vittoria in casa, primo 3-0 stagionale, secondo posto in classifica, seppur in coabitazione, tante compagne nelle varie classifiche di rendimento: è un momento estremamente felice per voi.
“È un momento che ci siamo costruite sul campo, giornata dopo giornata. Nel senso che all’inizio siamo partite un po’ con il freno a mano tirato. Soprattutto nei primi set facevamo fatica a trovare gli equilibri giusti, poi, però, quando ci scrollavamo di dosso anche un po’ di tensione, riuscivamo a giocare la nostra pallavolo. È successo con Perugia, con Vicenza e anche con Sant’Elia, ma poi abbiamo sempre rimediato alla grande. È successo a Roma dove siamo andate sotto di due set, poi abbiamo vinto il terzo, ma lì non siamo state brave a sfruttare l’inerzia per arrivare al quinto. A Montecchio, invece, è successo il contrario: abbiamo vinto il primo e poi siamo scomparse dal campo. Alle prime difficoltà ci siamo perse. Un po’ quello che stava accadendo con Talmassons: in vantaggio (17-12) abbiamo sbagliato qualcosa di troppo e siamo entrate in un tunnel che ci ha portato a perdere il primo set. Nel secondo, stessa situazione, e lì qualche fantasma è stato decisivo. Però, in quel momento, forse è scattato qualcosa e quando siamo tornate in campo abbiamo fatto una grande partita. E con Marsala è arrivata la conferma di questa crescita, tanto che abbiamo mandato a referto il primo 3-0 stagionale non perdendo mai calma, serenità e determinazione”.
A proposito di Marsala, guardando le statistiche si è visto che si è affidata molto alle centrali.
“Era ora (ride, ndr). È dall’inizio del campionato che sento dire che giocavamo poco con i centrali. La verità è che quando ci sono compagne nuove, l’intesa non è che arrivi subito, bisogna lavorarci ed è quello che abbiamo fatto in allenamento, giorno dopo giorno. Con Baba (Babatunde, ndr), prima della partita, ci siamo dette che era arrivato il momento di osare qualcosa in più e l’abbiamo fatto. Questo mi ha permesso anche di smistare di più il gioco provando diverse soluzioni. Merito soprattutto delle mie compagne che in fase di ricezione mi mettono la palla sulla testa”.
La sensazione da fuori è che rispetto allo scorso campionato sia anche più serena.
“È una sensazione giustissima (ride ancora). Lo scorso anno ero al mio primo campionato da titolare, su di me c’erano grandi aspettative e tutto questo ha finito un po’ per pesare. Non sempre scendevo in campo tranquilla, quest’anno, invece, ho testa e mani molto più libere e forse si vede anche”.

Domenica tornate nella sua terra, in Friuli Venezia Giulia, per affrontare Martignacco, seconda insieme a voi, Soverato e Montecchio a quota 14. Una partita che, forse, non sarà come tutte le altre.
“Una partita tostissima, ma che non possiamo assolutamente sbagliare se vogliamo continuare nel nostro cammino di crescita. Sappiamo che loro sono forti, ma dobbiamo gettare il cuore oltre l’ostacolo. Se giochiamo da Omag-Mt sono sicura che faremo bene. In più le ‘vecchie’ che sono rimaste, tipo me, Maria Elena (Aluigi), Alessia (Bolzonetti) e Giulia (Biagini), hanno tutte un grande spirito di rivalsa perché Martignacco ci ricorda cose spiacevolissime. Innanzitutto il grave infortunio occorso a Salì (Coulibaly) in gara2 e poi l’eliminazione dai play-off. Ultimo, ma non ultimo, sono una ex. Quindi…”.
Venendo un po’ a lei. Allora, ci racconti quando ha iniziato a giocare?
“Io sono cresciuta a Talmassons e quindi a 5 anni i miei genitori mi hanno portata in palestra. Ho fatto tutta la trafila delle giovanili poi, a 16 anni, sono stata chiamata dal Chions Fiume Volley. Da lì ho fatto un anno con il Club Italia in A2, un altro anno a Martignacco e poi sono andata in A1, prima a Firenze e poi a Cuneo. Fino all’estate 2021 quando mi ha chiamato il presidente Manconi per venire qui a San Giovanni e scelta migliore non la potevo fare. Davvero qui è un’isola felice. Le persone sono splendide, ti mettono nelle condizioni migliori, ti coccolano e questo per le giovani è molto importante. E poi ci sono i ‘nipoti’, spettacolari”.
Ha fratelli o sorelle?
“Entrambi. Un fratello, Claudio, che giochicchia a calcio e mia sorella Martina che ha giocato anche lei a pallavolo”.
Se dovesse invitare qualcuno a cena, chi inviterebbe?
“Il mio ragazzo, Jonathan, o le mie amiche”.
E mangerebbe…
“Il frico”.
Che sarebbe?
“Un piatto tipicamente friulano. È a base di formaggio di varie stagionature, patate e cipolla”.
Leggerino.
“Leggerissimo (ride)”.
Senta, se non avesse giocato a pallavolo che altro sport avrebbe praticato?
“Probabilmente mia mamma Paola mi avrebbe fatto giocare a tennis”.
Personaggio sportivo preferito: nella pallavolo e in altre discipline?
“Per quanto riguarda la pallavolo, mi piaceva tantissimo Kimberly Hill, la schiacciatrice statunitense che ha giocato a Novara e Conegliano. Invece per quanto riguarda il personaggio, non ho nessun dubbio, il grande Michael Jordan”.
Anche lei come la sua compagna Sveva Parini ama il basket?
“Non tutto, solo l’Nba. Impazzisco per il campionato americano. Quando ci sono i play-off sono capace di alzarmi o stare sveglia ore e ore. Ma questo non diciamolo (ride ancora)”.
Squadra preferita?
“Pensate Lakers o Boston, vero? No, è Golden State”.
A livello musicale come siamo messe?
“Bene, ascolto di tutto, soprattutto l’indie”.
Al cinema o sul divano con un bel libro?
“Oddio non vado matta per nessuno dei due. Preferisco stare all’aria aperta”.
A proposito, la vacanza ideale?
“A differenza di Sveva che ha detto mare tutta la vita, io dico montagna tutta la vita. Se c’è una cosa che non mi piace è la spiaggia”.
Ultima domanda: ha un soprannome?
“Sì…”.
E qual è?
“Lo devo proprio dire?”.
Certo.
“Tutù”.
Tutù?
“Me lo ha messo Enrico (Barbolini, il coach). Lo scorso anno ha chiamato Consoli, Cocò, e Zonta, Zuzù. Mancavo io e… ecco Tutù”.
Francesco Barone