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Musica e solidarietà: la magia di ‘Canta per il mondo’ torna in cattedrale a Rimini

Il 30 maggio 2025 in cattedrale a Rimini tornerà la magia di Canta per il mondo.

Laura Amati

Lo spettacolo-concerto nato dalla passione e dalla creatività di Laura Amati e Anna Tedaldi giunge alla sua dodicesima edizione. L’orario da appuntare in agenda è 21,15. Come da tradizione ormai consolidata, anche questa volta l’obiettivo da centrare per il “Corone” (così ha scelto di chiamarsi l’insieme di coristi e musicisti che partecipano all’iniziativa) sarà solidale, in favore di Avsi (Associazione Volontari per il Servizio Internazionale), organizzazione non governativa attiva nei luoghi più difficili e poveri del mondo con progetti educativi e di sviluppo locale. Del resto, spiega Laura, tutto è nato “dal desiderio di rispondere a un bisogno”.

“Rispondere a un bisogno”: che cosa intende esattamente?

“Lo spiego volentieri. Vengo da un’esperienza nel mondo dello spettacolo e dell’insegnamento musicale. Ho sempre lavorato nella musica, nella ricerca, ho diretto cori, creato spettacoli. Avevo una collaborazione significativa con l’Ensemble Amarcanto, con cui tuttora collaboro. Quando sono andata in pensione, con Anna, mia amica e collaboratrice dal 2003, ci siamo dette: ‘Abbiamo del tempo libero, perché non proviamo a usarlo per rispondere a un bisogno reale?’. Così, in collaborazione con l’associazione “Il Ponte sul Mare”, è nata l’idea di un concerto benefico a sostegno di Avsi”.

E cosa è successo?

“Abbiamo cominciato offrendo il nostro tempo gratuitamente presso il centro Open di Rimini, che si occupava di ragazzi in difficoltà scolastica, insegnando loro a cantare. La cosa è piaciuta e, nel giro di pochi mesi, hanno chiesto di potersi aggiungere al coro genitori, amici, colleghi… siamo arrivati a formare un gruppo di 60 persone. Il primo concerto lo abbiamo fatto il 17 maggio del 2014 al Teatro Novelli (era ancora aperto) ed è stato subito sold out, un pienone. La cosa ci è letteralmente fiorita tra le mani. Mi fa riflettere il fatto che altri progetti più ragionati non fossero sbocciati, mentre questo sì. Ed è stato così proprio perché nato da un bisogno reale”.

Da lì, Canta per il mondo è diventato un appuntamento annuale, ma anche molto di più: è “un luogo educativo e accogliente”. In ingresso non c’è una selezione vocale. Chiunque può partecipare. “È un’esperienza di bellezza condivisa. Il canto ha questa capacità: unisce, crea armonia”. E da allora Canta per il mondo non ha fatto altro che continuare a “fiorire”, grazie all’entusiasmo e alla dedizione di coristi e strumentisti, e alla cura che ne hanno Laura, Anna e il loro team. “Da soli non si può fare uno spettacolo così. Con noi ci sono altre persone, molte provenienti da Amarcanto… un gruppo affiatato, musicalmente e umanamente”.

Dall’esordio nel 2014, quello di maggio è diventato un appuntamento fisso, a cui spesso se ne aggiunge un secondo nel periodo di Natale, sempre con uno sguardo alla solidarietà. “Negli anni, questo luogo è diventato sempre più vivo, tanto che ora lavoriamo tutto l’anno”. E, di anno in anno, grazie alla creatività esplosiva di Laura, sono sbocciate anche diverse collaborazioni.

“Abbiamo collaborato con il maestro Ambrogio Sparagna, con cui siamo stati al Ravenna Festival per due anni e successivamente al Meeting di Rimini. Nel 2019 abbiamo fatto un concerto di Santo Stefano per il Comune di Riccione con i Bound for Glory, abbinando la Navidad Nuestra di Ariel Ramírez ai brani di Bruce Springsteen. La collaborazione con Lorenzo Semprini è proseguita: a settembre scorso abbiamo cantato insieme alla chiesa dei Salesiani durante i Glory Days, in memoria di alcuni amici scomparsi. È stato molto toccante”.

Fino ad arrivare al decennale, nel 2024, celebrato al Teatro Galli con l’attore Gianluca Reggiani: “uno spettacolo con testi, immagini e coreografie, perché il coro spesso usa anche il corpo, il movimento”.

Sempre nel 2024 avete cantato “Romagna mia” con Moreno Il Biondo

“È stato un incontro nato spontaneamente, com’è nel nostro stile. Alla fine del concerto al Galli l’avevamo cantata perché, oltre al nostro decennale, era anche il 70° anniversario di Romagna mia. Tutto il teatro si era alzato in piedi. Riccarda Casadei, figlia di Secondo, vide un video e ci scrisse dicendo: ‘Non ho mai sentito una Romagna mia così viva’. Da lì è nata una collaborazione con Moreno e con l’Orchestra Grande Evento, sfociata nello spettacolo del 13 agosto alla Corte degli Agostiniani. Lo abbiamo intitolato Verso casa, visto il repertorio più locale, romagnolo”.

Il vostro repertorio, però, è prevalentemente internazionale, vero?

“Sì, il repertorio del coro è frutto di una lunga ricerca che parte da esperienze personali. Io, da giovane, cantavo nel gruppo Zafra, negli anni ’70 e ’80. Poi con Amarcanto abbiamo lavorato molto sui canti dell’America Latina dedicati alla Madonna, ma non liturgici. Canti popolari, scoperti anche grazie ad amici che vivevano lì. Questa ricerca sarà presente anche nel concerto in Duomo”.

Ecco, che belle sorprese ci aspettano il 30 maggio?

“Quest’anno facciamo un salto ulteriore. Il Giubileo della Speranza ci ha portati a incontrare il nostro Vescovo Nicolò, che ci ha accolti con grande entusiasmo. “Facciamolo in Duomo”, ha detto. Sarà uno spettacolo, ma anche un gesto religioso, per tutta la città. Il Duomo è il simbolo di Rimini.

Attraverso il canto vogliamo dare voce a tutti quegli uomini che cercano di dare un senso alla propria vita: viaggiatori o pellegrini che siano. Sarà un volo dal viaggio laico al pellegrinaggio spirituale. Avremo una voce narrante, l’attore Giampiero Bartolini. I testi sono stati scelti da Enrico Moscatelli. Il repertorio spazierà dai canti del santuario portoghese di Fátima a quelli del Paraguay, dall’Africa con brani in lingua sesotho alle Cantigas de Santa Maria del 1200. Ci sarà anche un canto ebraico sulla nascita di Abramo, il “primo viaggiatore”, viaggiatore per eccellenza e per vocazione”.

“Corone” non è un nome a caso.

“In Duomo saremo 72 cantori, più 15 elementi d’orchestra. La parte strumentale, negli ultimi anni, è cresciuta grazie alla collaborazione con la nostra violinista, Gorana Cehic. Dirige un’orchestra giovanile con cui lavoriamo da tempo”.

Ci ricorda qual è il frutto dei vostri concerti?

“Sì, da anni sosteniamo l’istruzione scolastica dei ragazzi della “Luigi Giussani High School” a Kampala, in Uganda. Abbiamo iniziato con 11 studenti, ora siamo arrivati a 25. Ogni anno ci colleghiamo con loro via video: ci cantano qualcosa, noi cantiamo per loro. È uno scambio bellissimo. Speriamo anche quest’anno di ricevere un video dal presidente della scuola. Ma non c’è solo questo…”.

In che senso?

“Il Corone esprime un’umanità variegata. Non intendo solo per quanto riguarda le età — andiamo dai 25 anni in su, fino ai 70 circa. È un coro multigenerazionale, con esperienze e vite diversissime. E forse proprio per questo è così vivo. Grazie all’orario comodo, le 18.30, la gente arriva alle prove direttamente dal lavoro: chi in giacca e cravatta, chi in tuta. C’è chi fa il cuoco, chi l’impiegato, chi il manager, chi il verduraio. In tanti mi dicono che il coro è stato per loro una salvezza: c’è chi ha appena vissuto una separazione e aveva bisogno di un abbraccio, chi è andato in pensione e cercava qualcosa di bello a cui dedicarsi… E ora molti, anche a 60 anni, iniziano a prendere lezioni di canto. C’è una voglia vera di crescere, non è solo un dopolavoro. C’è il desiderio di migliorarsi e di fare cose sempre più belle”.