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Morti per disperazione

Meriterebbe di essere citato per intero il lungo articolo dell’economista Vittorio Pelligra apparso sul Sole 24 ore “Arriva dagli Usa un’altra epidemia: migliaia di morti per mancanza di senso”.

Da quella che è la storica avanguardia delle tendenze, che di lì a poco invaderanno il mondo economicamente avanzato, arrivano segni nefasti e fra questi uno è la diffusione dei “morti per disperazione”.

Solo negli Stati Uniti nel 2017 sono morte 158.000 persone di suicidio, overdose o malattie correlate all’abuso di alcool. Una tragedia di dimensioni enormi che ha la sua radice in “una società che non riesce più ad offrire ai suoi membri un ambiente nel quale vivere una vita dotata di senso”.

È la lettura del premio Nobel Angus Deaton, che con la collega Anne Case, sul tema, ha pubblicato un corposo studio. Un disagio che cresce tra coloro che vengono lasciati indietro, che non riescono a stare al passo di un modello di vita che viene narrato come l’unico degno di essere perseguito, ma che inevitabilmente gli è precluso a causa delle condizioni economiche, educative e di salute, che negli anni sono andate peggiorando. Sono coloro che restano per via, gli scarti, i sofferenti…

Il capitalismo continua a produrre gli ‘scarti’ che poi vorrebbe curare […] Una grave forma di povertà di una civiltà è non riuscire a vedere più i suoi poveri, che prima vengono scartati e poi nascosti […] Le società dell’azzardo finanziano campagne per curare i giocatori patologici che esse creano. E il giorno in cui le imprese di armi finanzieranno ospedali per curare i bambini mutilati dalle loro bombe, il sistema avrà raggiunto il suo culmine. Questa è l’ipocrisia!”.

Così si esprimeva Papa Francesco rivolgendosi a mille imprenditori nell’udienza del 3 febbraio 2017, mettendo a nudo il cortocircuito di un certo capitalismo predatorio, fatto di imprese che producono moltissima ricchezza per pochi, distruggendo, al contempo, vero valore per molti. L’analisi di Deaton è identica: “La finalità pubblica e il benessere dei cittadini sono stati subordinati al guadagno privato dei già ricchi”.

La domanda di fondo è: com’è successo che l’economia americana sia passata dal voler servire l’interesse di ogni cittadino ad assumere come unico obiettivo rilevante gli interessi delle imprese, dei manager e degli azionisti. È questo processo che ha eroso alle fondamenta la classe operaia, che ora minaccia la classe media e che ha portato alla diffusione di lavori pagati peggio di quanto non lo fossero anche solo pochi anni fa, più insicuri e socialmente inutili e che ha finito per alimentare l’epidemia di disperazione e tutte le morti ad essa associate.

“E il giorno in cui le imprese di armi finanzieranno ospedali per curare i bambini mutilati dalle loro bombe, il sistema avrà raggiunto il suo culmine” diceva Papa Francesco. La storia delle morti per disperazione mostra, ancora una volta, – conclude Vittorio Pelligra – quanto vicini siamo ormai a quel culmine.