L’europarlamentare Tarquinio al centenario di don Oreste: “Siamo entrati in un’era di guerra. Entro il 2030, c’è chi prevede lo scontro tra Oriente e Occidente”
’Europa è pace o non è”. Non ci gira intorno, Marco Tarquinio, attualmente europarlamentare dopo 44 anni da giornalista che lo hanno portato, tra l’altro, alla guida di Avvenire. Lo fa intervenendo a Rimini al convegno Disarmare il nemico amandolo – Società del gratuito e promozione della pace (foto Roberto Soldati), in occasione del centenario di don Oreste Benzi. “ Siamo entrati in un’era di guerra, palesemente proclamata dai potenti del mondo e dai nazionalisti che stanno riprendendo potere nei singoli Stati. Predicano l’ostilità verso chiunque sia diverso, a partire dai più diversi di tutti, quelli di cui si è sempre occupato don Oreste Benzi e la Comunità Papa Giovanni XXIII. Le organizzazioni non governative, un tempo viste come un motore di solidarietà, sono ora etichettate in modo quasi insultante, come se fossero dei nemici. Siamo in un tempo di guerra contro i poveri e la solidarietà”.
A tal proposito, un portavoce delle reti delle associazioni della società civile europea, “ ha rivelato che sono stati cancellati 4.500 ruoli operativi stipendiati dentro le reti e c’è una perdita secca di 750 milioni di euro a disposizione del mondo della solidarietà”. Mentre i conflitti aumentano. L’università di Uppsala, in Svezia, tiene “ un database dove censisce tutte le guerre in corso nel mondo, e calcola che oggi sono più di 180 i conflitti a diverso livello di intensità. Una sessantina sono quelli più grossi, poi ci sono quelli che sono più piccoli e fanno altrettanto male alla vita della gente”.
Le origini dell’Europa per un mondo di pace
Sulle ceneri della distruzione delle due guerre mondiali, che ricorda Tarquinio “ in realtà sono un’unica grande guerra civile dal ‘14 al ‘45 che ha generato odi, risentimenti, sopraffazioni reciproche, invasioni, trattati cosiddetti di pace con clausole vessatorie per questo e quello stato”, l’Europa “ha fatto qualcosa per il mondo e ci hanno dato un premio Nobel per la pace nel 2012 per questo. Ha dimostrato la possibilità di costruire un laboratorio di integrazione pacifica delle differenze sulla scena mondiale. Ha preso quel grumo di orrore, di risentimento, di odio, d’orrore e lo ha capovolto in un percorso comune per costruire le condizioni della pace”.
“L’Europa ha dimostrato che è possibile costruire integrazione pacifica delle differenze. Ci ha vinto il premio Nobel. Ora c’è chi capovolge questa logica”
Il seme è nelle parole della Costituzione italiana e del Trattato dell’Unione europea.
“ L’articolo 11 della Costituzione “ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie con gli altri popoli”.
Frase pensata da Giorgio La Pira, un grande costruttore di ponti nei tempi di guerra, all’inizio della seconda metà del Novecento. Guardate quello che sta accadendo, la guerra utilizzata per affrontare qualunque controversia”. Il Trattato “ dice che l’Europa lavora per spingere avanti la libertà e il benessere dei popoli, lavora per la causa della pace. Dice dei popoli, non dice ‘dei propri popoli’, non dice che lo fa per sé stessa. C’era un motivo per farlo”.
Ricapovolgimento di una logica: il riarmo
Oggi si lavora per fare dell’Europa “ una fortezza che si arma fino ai denti per la guerra dei mondi che deve venire”. La guerra “ è ricominciata in modo oltraggioso, basta guardare le storie di chi fugge da conflitti come quello in Sudan. Si cammina per il mondo in almeno 120-130 milioni di casi ogni anno perché si è cacciati dalle guerre”. E adesso “ altri hanno deciso e insediato nel cuore d’Europa una ferita aperta che continua a emettere pus, con almeno mille ragazzi e ragazze che vengono ammazzati ogni giorno”. L’Europa “ ha già iniziato a investire centinaia e centinaia di miliardi di euro per il riarmo. Questo processo, spinto dagli Stati membri, è percepito in modo drammatico all’interno del Parlamento, che si sente costretto a riarmare l’Europa a causa della presunta minaccia bellica”.
Il tradimento dell’Agenda 2030
In questa Europa, “ la prima emergenza sembra essere la concentrazione di 2 trilioni di miliardi di euro per riarmare i singoli Stati membri. Un piano inizialmente chiamato ‘Piano di riarmo europeo’ e poi ribattezzato, dopo le proteste dei cittadini, ‘Pronti per il 2030’. Ricorda qualcosa? L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che si propone di combattere le povertà, le disuguaglianze e l’ingiustizia, affrontare il cambiamento climatico e promuovere la parità di genere”. Solo che quanto l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite è una visione di speranza, il ‘Pronti per il 2030’ europeo, “ promosso da commissari e governi, suggerisce invece che in quel periodo ci sarà una guerra convenzionale ad alta intensità e uno scontro tra Oriente e Occidente”.
La profezia di don Oreste
“ Don Oreste aveva capito tutto quando nel 2001 scrisse una lettera all’allora Presidente del Consiglio. Si chiamava Silvio Berlusconi. Gli propose: “Caro Presidente del Consiglio, state facendo una pletora di ministeri perché dovete accontentare tutti quelli della coalizione grande che è stata costituita per vincere le elezioni, provate a fare un ministero nuovo e diverso”. Vale a dire “il Ministero per la Pace, che lavori per costruire l’idea che è già nell’ordinamento della Repubblica italiana”.
In effetti la Costituzione dice che è sacro dovere di ogni cittadino e di ogni cittadina difendere la patria. “ Sulla spinta della società che noi siamo, abbiamo fissato dei principi per cui nell’ordinamento della nostra Repubblica c’è l’idea che il sacro dovere di difesa della patria si assolve sia in armi sia senza armi.
È quell’idea della difesa a due braccia: c’è un braccio militare non aggressivo e uno civile non violento, costruito sui corpi di pace per un verso (quello che la comunità Papa Giovanni fa grazie a Operazione Colomba, ndr), ma anche con un’azione politico-diplomatica e di cooperazione”.
La guerra oggi
“ Gaza ci fa vedere con molta forza quello che fanno le armi d’Occidente, Putin ci sta facendo vedere cosa fanno le armi d’Oriente. E ce l’hanno fatto vedere per tre anni e mezzo tutti i giorni in televisione”, ricorda Tarquinio.
“ Le nuove modalità della guerra non salvano niente a nessuno. È così in tutte le guerre e la guerra d’Ucraina è in qualche modo madre di tutte queste battaglie, perché ne è diventata la legittimazione”. Una “ spirale che va spezzata, è urgente farlo adesso.
“Dal 2015 a oggi nel mondo la spesa per le armi aumenta Nel 2020 spendevamo 1.980 miliardi di dollari, 2.714 nel 2024. Nel frattempo avete visto diminuire le guerre?”
C’è un movimento dal basso che intanto sta costringendo, dopo 700 giorni di orrori, il Parlamento europeo a trovare delle parole comuni. Non so se riusciremo”.
Tarquinio si riferisce alla risoluzione approvata l’11 settembre.
Nel frattempo però la spesa per il riarmo cresce. La definisce “ il massimo frutto dell’azione del grande divisore, è qualcosa di veramente diabolico, divide e contrappone l’umanità nel nome del bene per sé, che diventa male per tutti gli altri”.
No all’economia di guerra
Diabolica, per Tarquinio, è “ l’idea che l’Europa debba diventare una grande industria di armi per se stessa e per il mondo. Se tu cominci a produrre armi, poi che cosa devi fare?
Le devi vendere. Devi venderle nel mondo e per venderle cosa devi fare? Devi incentivare la guerra”. Alcuni dati. “ Dal 2015 a oggi continua ad aumentare la spesa per le armi nel mondo.
Nel 2020 spendevamo 1.980 miliardi di dollari. Nel 2024, al 31 dicembre, ne abbiamo spesi 2.714 miliardi. Nel frattempo, avete visto diminuire o aumentare le guerre?”.

