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Lavoro domestico nella società che cambia

Aumenta la domanda a Rimini. Maggioranza straniera, ma crescono gli italiani

Acli Rimini: “Struttura e concetto di famiglia in costante mutamento. Sempre più alto il rischio di isolamento per i fragili”

Un settore che cambia rapidamente, così come sta cambiando la società. Anche a Rimini, infatti, il mondo del lavoro domestico, rappresentato per un terzo da colf e per il resto da badanti, riflette una fase storica in cui il concetto e struttura di famiglia sta subendo profondi mutamenti. È da una dimensione sociologica, dunque, che è possibile inquadrare il fenomeno del lavoro domestico riminese, la sua domanda e offerta e, nello specifico, proprio i cambiamenti nelle esigenze della cittadinanza. Ad analizzare tutto questo, con una panoramica sul tema, è Raffaele Russo, impegnato presso lo Sportello Ascolto del servizio Trovalavoro Badanti e Colf delle Acli di Rimini.

“Il settore del lavoro domestico ha subìto l’impatto di un profondo e rapido cambiamento sociale, che si riflette anche sul territorio di Rimini. Si tratta, nello specifico, di un mutamento nell’idea di famiglia: se fino a pochi decenni fa la consuetudine vedeva solo un membro della famiglia impegnato nel lavoro, con il resto del nucleo a dedicarsi alla realtà domestica e alle commissioni, oggi nella maggior parte dei casi tutti i familiari sono lavoratori e questo ha un’inevitabile conseguenza sulle possibilità di assistenza domiciliare alle persone che ne hanno bisogno. Questo cambio sociale e culturale si traduce, anche a Rimini, in una domanda di lavoro domestico, soprattutto badanti, che è elevatissima. Ma non solo, perché in tempi recenti abbiamo registrato anche una richiesta molto elevata da parte delle famiglie sul tema dell’Alzheimer e della demenza, che porta con sé anche la necessità che i lavoratori di questo settore siano dotati di una formazione e competenze specifiche”.

Il lavoro domestico, dunque, soprattutto nella componente delle badanti (che rappresenta i due terzi del settore a Rimini) implica anche un valore di tipo umano e sociale.

“Sì, proprio per i cambiamenti culturali di cui sopra, si pone una questione delicata per le persone fragili di oggi, soprattutto gli anziani, che è quella della solitudine e dell’isolamento. Con tutte le conseguenze del caso, come depressione o problemi cognitivi dati dall’assenza di stimoli: in questo senso, i lavoratori domestici possono sopperire, per quanto non sostituire, l’assenza dei familiari. È una componente molto preziosa di questo lavoro, per un’esigenza che vediamo piuttosto diffusa nelle famiglie riminesi, che si traduce in un aumento delle richieste di badanti a ore, proprio per coprire solo quei momenti della giornata in cui il familiare bisognoso si troverebbe in situazioni di solitudine”.

Come risponde il settore a Rimini a queste esigenze crescenti?

“La maggioranza delle lavoratrici (la platea è quasi completamente femminile, ndr) è rappresentata da straniere, provenienti soprattutto da Russia, Romania, Ucraina e anche asiatiche, ma negli ultimi anni è in crescita la componente italiana. Si tratta di lavoratrici che, in prevalenza, hanno già una professionalità acquisita, oltre alla presenza di vere e proprie Operatrici socio-sanitarie. Collaboriamo, inoltre, con il Centro Zavatta che organizza corsi di inserimento lavorativo, così da provvedere alla formazione specifica delle lavoratrici qualora ce ne fosse la necessità. Anche guardando alle colf, notiamo un aumento delle lavoratrici italiane. In generale, ogni anno, realizziamo in media colloqui con un centinaio di persone che, nella quasi totalità, trovano poi un impiego”.

Nella vostra percezione, c’è un’importante componente di lavoro irregolare in questo settore?

“Purtroppo sì. Da parte nostra c’è un grande impegno informativo in tal senso, spiegando l’importanza di regolarizzare colf e badanti. Non solo, ovviamente, per rispetto alla legge, ma anche per tutelarsi: visto il ruolo delicato che spesso viene ricoperto da queste figure all’interno delle famiglie e dei loro equilibri, si crea il grande rischio di essere abbandonati all’improvviso senza poter fare nulla, con tutte le conseguenze del caso. Soprattutto in ottica di isolamento delle persone anziane o con fragilità, che rimane ad oggi il tema sociale più rilevante legato al lavoro domestico”.