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La giungla riminese del lavoro stagionale

Il lavoro dona dignità, direzione, stabilità. Per questo, non a caso, è al centro della architettura di valori, norme e diritti della Repubblica e della Costituzione. Tutto ciò, però, è vero solo se anche nei fatti, e non solo sulla carta, il lavoro assume tali qualità. Elemento tutt’altro che scontato. Purtroppo, infatti, l’Italia oggi deve fare i conti con più di un problema sul fronte lavoro, presentando un sistema che sembra arrancare nell’assicurarne dignità, sicurezza ed equità.

È ciò che emerge dall’attività dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, che ha pubblicato il proprio rapporto annuale relativo al 2022. Un report che parla chiaro: delle oltre 62mila ispezioni definite, le aziende risultate irregolari hanno superato quota 41.500. Tradotto, gli illeciti accertati arrivano a sfiorare il 70% degli esiti dei controlli effettuati. Più nello specifico, il settore produttivo che presenta i più elevati indici di irregolarità è il terziario, con oltre il 68% di illeciti (68,46%) e, tra le categorie appartenenti al terziario, il gradino più alto del podio è occupato (per distacco) dal settore ricettivo, alloggio e ristorazione. La percentuale di irregolarità, in questo caso, arriva a sfiorare addirittura l’80% delle ispezioni condotte. Un dato, questo, che non può che assumere rilevanza se si analizza il tema in ottica locale. Non è certo una novità, infatti, che in Romagna questo rappresenti un argomento delicato, soprattutto guardando al lavoro stagionale, con inchieste (e conseguenti dibattiti) che più volte hanno riportato d’attualità il problema di lavoratori non adeguatamente tutelati, diffondendo l’immagine di un territorio non particolarmente incline a offrire condizioni di impiego eque, chiare e trasparenti.

La situazione a Rimini

La questione, per ovvi motivi, è assai rilevante anche nel territorio di Rimini. Qual è la situazione? Partiamo dai numeri. Secondo i dati riportati dall’Ispettorato del Lavoro di Rimini (riferiti all’anno 2022), le ispezioni complessivamente effettuate sono 240; di queste, sono 64 quelle riferite al settore ‘Alloggio e ristorazione’. A livello generale, i verbali definiti nel 2022 sono 297 (nei quali rientrano anche gli accessi effettuati nel 2021 ma poi definiti in verbalizzazioni nel 2022), con un tasso di irregolarità che arriva all’80%, situandosi al di sopra del valore nazionale e segnando una crescita rispetto al dato riminese del 2021 (attorno al 73%). Ma la situazione realmente allarmante è quella che emerge dai controlli nel settore ricettivo (Alloggio e ristorazione), nel quale il tasso di irregolarità raggiunge addirittura il 91%. I lavoratori in nero trovati a seguito di ispezione, a livello generale, sono 119: di questi, il settore dell’alloggio e della ristorazione partecipa con 41, oltre ai quali si segnalano 352 violazioni per appalti illeciti, interposizione e somministrazione. Le sanzioni contestate, infine, ammontano complessivamente a 1 milione e 163.374 euro, che per il settore di riferimento (alloggio e ristorazione) arrivano a circa 445mila euro. Dai numeri, dunque, la situazione che emerge non è delle migliori. E, soprattutto, il dato relativo alle irregolarità nel settore ricettivo configura un vero e proprio allarme. “È un dato che grida. – sottolinea Dario Panebianco, responsabile del settore vigilanza dell’Ispettorato del Lavoro di RiminiMa non credo che vada inteso tanto come un acutizzarsi del problema, quanto più come una conseguenza dell’utilizzo di strumenti ispettivi sempre più precisi. Oggi, infatti, si procede sempre più per campagne specifiche e disponiamo di strumenti che ci consentono di fare una programmazione sempre più puntuale e che, fisiologicamente, porta all’emersione di più irregolarità. Rimangono numeri alti, sia chiaro, ma va sottolineato che sono anche frutto di un’attività ispettiva sempre più precisa rispetto al passato”.

Rimanendo sull’attività ispettiva, però, ci sono alcune criticità da segnalare in merito proprio allo stesso Ispettorato di Rimini. “Abbiamo e continuiamo ad avere dei seri problemi dal punto di vista del personale ispettivo. – prosegue Panebianco – Attualmente sono arrivati tre colleghi nuovi per quanto riguarda l’attività di vigilanza tecnica, ossia su salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, ma dal punto di vista della vigilanza ordinaria amministrativa (i controlli sul lavoro in nero, per intenderci) abbiamo delle grosse difficoltà. E questo perché non arrivano nuovi colleghi e, anzi, ogni anno tra pensionamenti e trasferimenti aumentano le difficoltà. Il risultato è che abbiamo dei numeri molto bassi a livello di personale rispetto a quelli ottimali per l’attività in provincia. E questo, ovviamente, non può che riflettersi su tutto ciò che facciamo, sul numero di ispezioni che possiamo fare e anche sui tempi stessi di evasione delle richieste di intervento che ci pervengono. Sicuramente, dunque, paghiamo lo scotto del numero ridotto del personale”.