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“La Filigrana”: la sanità del gratuito

Don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII (APG23), sognava una “società del gratuito”. Una società, cioè, che avesse al centro l’uomo invece del profitto, l’“alterocentrismo” invece di egoismo e individualismo. Una concezione della società certamente non facile da realizzare, ma la cui importanza emerge ancora più chiaramente nell’epoca di forte crisi che stiamo vivendo. L’emergenza sanitaria ha portato con sé una (forse più) grave emergenza economica, acuendo ancora di più quelle diseguaglianze sociali che la società del gratuito vuole eliminare.

Una su tutte: la difficoltà di accesso alle cure, che può essere più complicata per chi ha difficoltà economiche. E proprio in questo senso, a Rimini, qualche passo verso la società del gratuito si sta compiendo: da circa 5 anni, infatti, è presente La Filigrana, poliambulatorio di APG23 che esegue prestazioni mediche specialistiche in cambio di una “semplice” offerta libera, di qualsiasi entità. Una realtà importante, che meriterebbe sempre maggiore attenzione. Ce la racconta la dottoressa Patrizia Bettini, ostetrica, che da anni fa parte del personale medico de La Filigrana.

Dottoressa, partiamo dall’inizio. Come nasce l’idea di una realtà come La Filigrana?

“La Filigrana nasce da un’idea di don Oreste Benzi, che sognava l’esistenza di un luogo di cura che fosse aperto a tutti e che offrisse dei servizi medici specialistici in cambio di un’offerta libera. È proprio questo lo spirito del progetto: un poliambulatorio del gratuito, dove la gratuità non è intesa come prestazioni fornite a costo zero, gratis, ma dietro una richiesta, per l’appunto, di un’offerta libera, anche minima, in modo da rendere accessibili le cure e l’assistenza sanitaria anche a chi ha meno disponibilità economica”.

Un desiderio che poi è divenuto realtà.

“Sì. La Filigrana ha cominciato la propria attività nel 2015 come centro psicopedagogico, e da allora si è gradualmente evoluto, ampliando l’offerta dei propri servizi. Tanto che pochi anni dopo, nel 2017, l’Ausl ha concesso la possibilità di offrire anche prestazioni sanitarie: così, nel novembre dello stesso anno, è stato inaugurato il poliambulatorio medico de La Filigrana, che da quel momento non offre più solo prestazioni di tipo psicologico ma anche medico”.

Fino ad arrivare a oggi. Com’è strutturato attualmente il poliambulatorio e come funziona nello specifico?

“Gli psicologi e i medici specialisti che fanno parte del poliambulatorio mettono a disposizione la propria professionalità ed esperienza in modo gratuito, spiegando ai pazienti che l’offerta, di qualsiasi entità in base alla disponibilità economica di ciascuno, è richiesta al solo scopo di poter sostenere le spese della struttura, che sono tante, permettendo così di portare avanti il progetto. Per quanto riguarda il personale, attualmente al poliambulatorio ci sono sei medici specialisti in: Cardiologia, Neurologia, Fisiatria, Ostetricia e Ginecologia, di cui mi occupo io, e Agopuntura, ai quali si aggiungono otto psicologi e psicoterapeuti. A questo personale, inoltre, si affiancano diversi tecnici e un ingegnere”.

Lei com’è entrata in contatto con questa realtà? E cosa l’ha spinta a volerne fare parte?

“Ho conosciuto La Filigrana, in realtà, per puro caso. Ricordo di aver letto la notizia dell’inaugurazione del poliambulatorio medico nell’autunno del 2017, periodo nel quale stavo andando in pensione: la notizia non parlava solo dell’inaugurazione, ma c’era anche un invito rivolto a tutti i medici del territorio a partecipare al progetto. Un progetto che era in linea con un’idea che già da diverso tempo avevo in testa: una volta arrivata alla pensione, mettere tutta la mia professionalità, le mie conoscenze e la mia storia a disposizione di chi, economicamente, non è nelle condizioni di potersi permettere delle visite ginecologiche”.

Veniamo alle notizie più recenti e attuali.

Qualche settimana fa, grazie a una donazione, è stato possibile ampliare l’offerta dei servizi, proprio per quanto riguarda l’area ginecologica, di cui lei si occupa. Di cosa si tratta?

“L’ambulatorio ostetrico e ginecologico ha aperto nel novembre 2019. Purtroppo, però, ha dovuto chiudere pochi mesi dopo, nel febbraio di quest’anno a causa dell’emergenza Covid-19. Oggi l’ambulatorio è riaperto e grazie a un nuovo ecografo, più moderno rispetto a quello che avevamo, che ci è stato donato da un medico, possiamo procedere con la nostra attività, costituita da visite ginecologiche e ostetriche finalizzate al controllo della gravidanza”.

Ha accennato alla grande crisi portata dall’arrivo della pandemia. Qual è stato l’impatto di questa emergenza sull’attività de La Filigrana?

“L’arrivo della pandemia, purtroppo, ci ha portato a chiudere tutto il poliambulatorio.

Durante la quarantena e la fase acuta dell’emergenza siamo riusciti a mantenere attivi solo alcuni servizi per terapie psicologiche, fornite a distanza attraverso strumenti online, che hanno rappresentato un buonissimo supporto.

Ad oggi, il poliambulatorio è stato riaperto, e andiamo avanti con tutte le difficoltà di fornire un servizio sanitario durante una pandemia: abbiamo messo in campo tutte le misure necessarie per mantenere al minimo, perché purtroppo annullarlo è impossibile, il rischio di contagio (mascherine, distanziamento, ecc.). Nello specifico, siamo affiancati a una struttura chiamata Medoc, che si occupa di sicurezza in tema di sanità, che ci fornisce tutti i criteri e le misure di sicurezza da seguire per poter continuare a offrire le nostre prestazioni sanitarie con il minor rischio possibile”.

Secondo la sua esperienza, qual è la risposta del territorio a una realtà come La Filigrana?

“Occorre sottolineare una questione: il nostro territorio offre ottimi servizi di sostegno e assistenza sanitaria, ai quali noi non vogliamo sostituirci in alcun modo. Il ruolo de La Filigrana è quello di aggiungere servizi, non di sovrapporsi: purtroppo il bisogno è tanto, è diffuso, e aggiungere diventa un beneficio per tutti. Un progetto come questo può avere un ‘impatto’ importante sul territorio di Rimini, ma occorre, per essere il più incisivo possibile, che aumenti la sua utenza. L’accesso al poliambulatorio, oggi, è ancora spesso legato alla conoscenza personale: l’auspicio è che, col tempo, si possa essere sempre più conosciuti sul territorio, in modo da rendere decisivo il sostegno e l’assistenza sanitaria che La Filigrana può offrire, a tutti”.