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Il sorriso di Cinzia

UN SALUTO E UN GRAZIE

La notizia non ci ha colti d’improvviso. Da tempo Cinzia Montevecchi lottava contro la malattia, ma sempre con il suo stile, determinato e dolce contemporaneamente, senza farla pesare e anzi spendendosi nei suoi impegni famigliari e nel servizio diocesano fino alla fine, fino a pochi giorni dal suo ultimo ricovero. Ho avuto il privilegio di essere uno dei suoi primi studenti, quando – appena laureata – ebbe un incarico annuale al liceo classico. È passato più di mezzo secolo da quei giorni, ma nel cuore nostro, di tutta la classe di allora, è rimasto il segno della sua presenza, felice lei per questa avventura nuova, e felici noi, coinvolti dal suo entusiasmo e dalla competenza con cui ci proponeva contenuti di solito mal sopportati da noi studenti. Va qui citato anche il singolare viaggio che l’intera classe fece al Provveditorato di Forlì l’ottobre successivo per chiedere la conferma di Cinzia, con l’ascolto attento e compiaciuto del Provveditore, che per legge non poteva concederla essendo lei ancora “precaria”, destinata ormai ad altro incarico.

Venne poi il tempo dell’incontro con Piergiorgio Grassi: lui presidente dell’Azione Cattolica riminese e lei Presidente diocesana della Gioventù Cattolica Femminile di Faenza. Ricordo il loro matrimonio celebrato a Faenza dal non dimenticato don Luigi Tiberti, quando noi ex studenti ci organizzammo per essere presenti. Poi una vita accanto a Piergiorgio, nell’impegno per i figli, la scuola e nella correzione, non solo tecnica, delle bozze di tutte le pubblicazioni del marito.

Una vita spesa tra i libri, per i libri, ma direi soprattutto nell’educazione e per la Chiesa, anche in una carità silenziosa. Come dimenticare quando le affidai una ragazza disperata e in seria difficoltà con gli studi universitari, che lei con pazienza di madre, oltre che di insegnante, accompagnò fuori dalla crisi? Terminato il servizio nella scuola, con i figli ormai grandi e un po’ lontani, ma con i quali manteneva un rapporto di confidenza quotidiano, con appuntamenti telefonici fissi, Cinzia ha potuto dedicare più tempo anche al servizio ecclesiale, che amava fare, nel settore della cultura.

Responsabile del Centro di documentazione “Alberto Marvelli”, in un colpo solo ha abbattuto due tabù dall’epoca del Concilio di Trento: primo laico prefetto della Biblioteca Diocesana e dell’Archivio diocesano “Card. Garampi” e prima donna alla guida della stessa. Curava anche la rivista “Amici di Alberto e Carla”. Alla conoscenza e “frequentazione” del beato riminese ha dedicato numerosi studi, alcuni dei quali diventati libri.

Importante anche la sua collaborazione con ilPonte, per il quale ha curato – tra le varie cose – anche una sintesi della monumentale Storia della Chiesa riminese, pubblicata nel 2015, favorendone un’ampia divulgazione. Un velo di tristezza l’ha accompagnata nell’ultima settimana della sua vita, non potendo, perché ricoverata e ormai esausta, partecipare all’ammissione all’accolitato del figlio Giovanni, nel suo cammino verso il diaconato permanente. Ma ora, è certo, continuerà a seguire lui e tutti noi, con il suo sorriso, dal cielo.