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Il lavoro a Rimini è ancora poco… rosa

Rimini, 17/09/08: fonderia pasquinelli, operaia ©Riccardo Gallini_GRPhoto

FOCUS

Le chiamano pari opportunità. Ma numeri alla mano, tanto pari mica lo sono poi. Soprattutto sul posto di lavoro dove le donne, specialmente quelle riminesi, faticano più degli uomini a trovare un’occupazione. A dirlo sono i dati. A fine 2017, in attesa degli ultimi aggiornamenti, lavoravano un po’ meno di 57 donne su cento in provincia di Rimini, qualcosa più di 60 a Forlì-Cesena e Ravenna, a fronte di una media regionale di 62. Rispetto al 2010, quando l’effetto dell’ultima crisi ha cominciato a farsi sentire, l’occupazione delle donne è migliorata sia Rimini sia a Forlì-Cesena, ma è tornata indietro di ben quattro punti percentuali a Ravenna.

Il caso di Rimini può essere interessante, perché le 64mila donne attualmente occupate, su una popolazione che lavora di 140mila, erano 58mila nel 2010, cioè 6mila in meno. In parte hanno usufruito di un recupero dell’occupazione, ma per il resto si è assistito ad una sorta di sostituzione tra generi, visto che, nello stesso periodo, gli uomini occupati sono scesi di 2mila unità.

Un esito, condiviso in Europa, che ha consentito di ridurre il gap occupazionale con gli uomini di quattro punti percentuali, scendendo dal 17 al 13 per cento, portandosi abbastanza vicino al divario medio europeo che è del 12 per cento. Ciononostante resta un tasso di disoccupazione femminile superiore a quello degli uomini in tutte le province della Romagna.

Le donne, stando ai dati Inps 2017 di chi ha versato contributi in qualità di dipendente, lavorano prevalentemente: nei settori del turismo (alberghi e ristoranti) e commercio, rispettivamente 35 e il 17 per cento, e solo l’11 per cento nella manifattura. Questo almeno in provincia di Rimini. A Forlì-Cesena le percentuali dicono in manifattura e commercio intorno al 20 per cento per entrambi, seguiti dal 17 per cento nel turismo. A Ravenna, invece, in alberghi&ristorazione e commercio, ci lavora il 19 per cento nel prima caso il 17 per cento nel secondo, nella manifattura il 15 per cento.

Infine la stagionalità: risultano con contratto di lavoro stagionale 23 donne occupate su cento a Rimini, 12 a Ravenna e 9 a Forlì-Cesena. Questo spiega il tasso di occupazione più basso delle donne di Rimini, nei confronti delle altre province della Romagna. Una condizione con ogni probabilità non volontaria. Che sconta anche servizi per l’infanzia piuttosto carenti, se è vero che per ogni cento bambini da 0-2 anni i posti negli asilo nido sono 18 nel comune di Rimini, 21 a Cesena, 25 a Forlì e 34 a Ravenna (Fonte: Istat, anno 2015). Ricordiamo che l’obiettivo dell’Europa è fornire assistenza all’infanzia fino al 33 per cento dei bambini sotto i 3 anni, entro il 2020. Manca poco tempo.

Questo per quello che riguarda le donne lavoratrici, e le donne imprenditrici?

In ciascuna delle tre province della Romagna le imprese al femminile si aggirano intorno a 7mila unità e rappresentano poco più di un quinto del totale, in linea con lo stesso dato regionale.

Contrariamente, però, all’andamento dell’occupazione femminile che negli ultimi anni è aumentata, come abbiamo visto, le imprese con titolare una donna, dal 2010, sono invece diminuite. Nonostante la metà delle imprese attive femminili siano nate dopo il 2010.

Come è stato per l’occupazione dipendente, le donne intraprendono prevalentemente nel commercio, ingrosso e dettaglio, e nel turismo, alberghi e ristorazione. In questi di settori si trovano la metà delle imprese a guida femminile. Nella provincia di Forlì-Cesena c’è una discreta presenza di imprese donna anche in agricoltura.