Home Storia e Storie Gianni Widmer, l’uomo che seppe volare

Gianni Widmer, l’uomo che seppe volare

16 aprile 1913: per la prima volta un aereo percorre il tragitto Rimini-San Marino in soli 11 minuti. Un’impresa storica, compiuta da un giovane aviatore triestino che venne celebrato al pari di un eroe. Il racconto dell’impresa e della sua figura nel nuovo libro di Daniele Celli

Era il 16 aprile 1913 quando i cieli sopra Rimini e San Marino divennero teatro di quella che fu definita come un’impresa audace, temeraria e senza precedenti. Il protagonista fu un giovane aviatore triestino, Gianni Widmer, che con il suo monoplano percorse il tragitto tra Rimini e il Titano in soli

undici minuti: nessuno c’era mai riuscito prima. Un’impresa, acclamata con entusiasmo dalle folle, che significò per il giovane Widmer successo, riconoscimenti e onorificenze. Oltre, in un certo senso, all’immortalità nella memoria storica: la sua figura, celebrata come quella di un eroe, è stata ricordata per tanti anni dalle popolazioni romagnole e sammarinesi.

Una figura che oggi torna a essere raccontata, grazie al nuovo libro di Daniele Celli, scrittore riminese, già autore di numerose ricerche legate alla memoria storica del territorio. 16 aprile 1913 – Il primo volo Rimini-San Marino di Gianni Widmer (youcanprint, 2020) è un saggio storico che, attraverso documenti inediti e l’accompagnamento di un corredo fotografico, permette di rivivere e scoprire nei dettagli la storia dell’impresa di Widmer, facendo rivivere la sua figura di eroe locale.

Di seguito alcuni estratti del volume, in cui si racconta la preparazione e lo svolgimento dell’evento.

L’idea e la preparazione del raid Rimini-San Marino Widmer, prima dell’impresa di Rimini, aveva organizzato un raid tra Venezia e Roma. Durante il viaggio, però, quando si trovava a meno di un chilometro da Fano, un problema al motore lo costrinse a un atterraggio d’emergenza. Dovendo rinunciare al progetto, cominciò a nascere in lui l’idea di un’impresa alternativa: quella nel riminese.

“Il velivolo, danneggiato, venne trasportato nelle officine di una caserma di bersaglieri ad Ancona per le necessarie riparazioni, ma l’Aero Club, visti i ritardi che ciò avrebbe comportato, decise per la sospensione del raid non potendo più garantire la sicurezza sui campi di volo che necessitavano di ingenti sforzi da parte delle forze dell’ordine e dell’esercito. Ma Widmer non si diede per vinto e nella speranza di poter completare l’impresa, una volta arrivati i pezzi di ricambio da Trieste e riparato l’aereo, compì alcuni voli di prova su Pesaro e Ancona, acclamato come sempre da folle enormi in estasi al cospetto dell’uomo che volava. […] Nel frattempo la fortuita circostanza della permanenza forzata ad Ancona portò a concepire l’idea del raid Rimini-San Marino, dovuta all’iniziativa e all’intraprendenza del console di San Marino ad Ancona, Giuseppe Russi, che volle incontrare personalmente Widmer. […] Non fu evidentemente difficile convincere il giovane pilota, ancora amareggiato per la brusca fine dell’impresa tanto sognata. Ben presto egli si spostò a Rimini e il primo aprile 1913 raggiunse San Marino, accompagnato come sempre dal fidato meccanico Carlo Bratina.

[…] L’idea sembrava realizzabile, il progetto prese corpo e si eseguirono quindi gli opportuni sopralluoghi, in base ai quali fu scelto come campo di atterraggio nella Repubblica il pianoro presente sul Monte Carlo, nei pressi della località Fiorentino, poco a sud dell’inconfondibile sagoma del Monte Titano”.

Il raid Rimini-San Marino

“Si avvicinava la data dell’impresa, programmata per il 13 aprile. Nello stesso giorno anche il giornale di Rimini, L’Ausa, pubblicò la notizia del volo e della nascita, in città, di un Comitato in favore dei festeggiamenti per il pilota: ‘ Domani, tempo permettendo, il triestino Widmer partirà dalla piazza d’armi di Rimini, che è quasi al livello del mare, e salirà verso il Monte Titano, percorrendo quasi 12 chilometri in linea retta, passando sui paesi di Serravalle e del Borgo. E dopo aver fatto alcuni giri sulle vette del Titano e sulla Città, atterrerà sul pianoro di Monte Carlo. Se il tempo fosse contrario, il raid sarà nel primo giorno successivo di tempo buono. Appena iniziato il volo l’aviatore dovrà alzarsi assai, dovendo mantenere una altezza non inferiore a 1000 metri. Questo volo costituisce il primo caso di un aviatore che sale dal mare per atterrare sul monte. Qui in Rimini si è costituito un Comitato, per festeggiare il valoroso aviatore’. […] Carico di attese giunse finalmente il 13 aprile, giorno della partenza, ma l’alba si preannunciò tempestosa. Pioggia, vento forte e addirittura neve obbligarono Widmer ad annullare l’impresa, rimandandola al giorno 16, un mercoledì che si presentò invece limpido e soleggiato, seppure sostenuto da un vento teso che sospingeva minacciose nubi all’orizzonte. Nella mattinata il meccanico Bratina eseguì gli ultimi accurati controlli sulla fusoliera in legno ricoperta di stoffa, sui longheroni, i tiranti, i bulloni, i cavi d’acciaio, le ali, il motore, il carrello e le ruote così simili a quelle di una bicicletta. Effettuò quindi il rifornimento di carburante e di lubrificante mentre la folla, in trepidante attesa, assiepava il Prato della Sartona, le strade, le frazioni e i campi tra Rimini e San Marino”.

L’impresa

“Finalmente alle 17,30 dalla Rocca del Titano venne sparato un colpo di cannone, il segnale che avvertiva la popolazione dell’inizio delle operazioni di decollo. L’attesa palpitante, l’avvistamento dell’aereo e l’atterraggio furono vividamente descritti dai cronisti dell’epoca: ‘ Subito dopo mezzogiorno, non sapendo l’ora precisa in cui l’aviatore avrebbe spiccato da Rimini l’arditissimo volo, una fiumana di popolo si riversò sulla strada che conduce al pianoro di Monte Carlo, mentre altre migliaia di persone salivano sulle torri del nostro monte aggrappandosi alle rocce più alte e isolate formando fantastici grappoli umani’ ( Il Titano, 20 aprile 1913). L’apparecchio fu avvistato dalle torri del Titano alle 18,15, prodigandosi, con gran meraviglia di ognuno, in un lancio di manifestini con impresse le parole del pilota: ‘ Dall’alto dei cieli l’aviatore Gianni Widmer saluta fervidamente il forte operoso popolo Sanmarinese’. Si giunse così alla fase finale dell’impresa, quella più difficile e rischiosa, l’atterraggio. Widmer spense il motore e da 800 metri di quota impostò il volo planato puntando sulla corta pista del pianoro che aveva il pregio di essere in leggera salita, facilitando così il rallentamento dell’apparecchio sprovvisto di freni: ‘ Scende diritto come una freccia, velocissimo come un falco gigantesco e passa sulla folla con un fruscio sonante, e sorvola poi sul prato. Per poco non accadde l’irreparabile.

L’aereo si fermò proprio all’estremità del prato, sull’orlo di un profondissimo burrone. Il raid era stato compiuto in 11 minuti. Il pilota, pallido, sudato, tremante di freddo, sguscia dalla carlinga’ (Nevio Matteini, Romagna una terra, Rimini, Luisè editore, 1995). […] Il pilota, che aveva impiegato undici soli minuti per compiere il tragitto Rimini-San Marino, fu accolto come un eroe antico e moderno allo stesso tempo, abbracciato immediatamente dal padre e acclamato e attorniato da due ali di folla ovunque si spostasse”.