C’è grande disomogeneità tra regioni in merito al FSE, sia sui servizi disponibili sia sull’utilizzo da parte dei pazienti. L’Emilia-Romagna viaggia su numeri importanti, soprattutto per quanto riguarda la fiducia nello strumento, per la quale ha il primato nazionale
Il 2026 sarà un anno particolare per l’Italia. È, infatti, la data di scadenza (salvo proroghe) del PNRR, l’ormai noto Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con il quale il Paese intende utilizzare i fondi provenienti dal maxi programma di rilancio dell’economia predisposto dall’Unione europea all’indomani dell’impatto portato dalla pandemia. Fondi destinati a progetti eterogenei e trasversali, pensati per portare miglioramenti a tanti settori in tutto il Paese. Tra questi, il PNRR ha l’obiettivo di introdurre innovazioni anche per quanto riguarda la sanità e i suoi strumenti.
In questo senso assumono rilevanza le novità previste per il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE), lo strumento che rappresenta l’insieme dei documenti e dei dati di tipo sanitario e sociosanitario relativi a ogni utente del servizio sanitario: proprio grazie ai fondi PNRR, infatti, nel 2026 entreranno in vigore importanti implementazioni di questo servizio, tanto da essere definito come Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0.
Alla vigilia di queste novità per il futuro, occorre chiedersi: come funziona il FSE nel presente? È utilizzato in modo efficace dai pazienti oppure no? E soprattutto, qual è il suo “stato di salute” sul nostro territorio?
Le novità
Le innovazioni previste per il Fascicolo Sanitario Elettronico sono diverse e di tipo prettamente tecnico.
Sintetizzando, l’obiettivo è quello di arricchire e armonizzare lo strumento in tutte le regioni, per arrivare a una situazione in cui i servizi ad esso relativi siano usufruibili in qualsiasi luogo del Paese e permettendone la consultazione e l’uso anche da parte di operatori sanitari di Regioni erogatrici della prestazione diverse dalla Regione di assistenza. “ Il FSE 2.0 è destinato a diventare per i cittadini il punto unico ed esclusivo di accesso ai servizi del Servizio Sanitario Nazionale. – spiega Agenda Digitale, il portale di riferimento per quanto riguarda gli strumenti digitali della Pubblica Amministrazione – I benefici saranno numerosi: possibilità per l’assistito di accedere ai propri dati in qualsiasi Regione e di condividerli con i propri operatori sanitari; possibilità per gli operatori sanitari di consultazione e ricostruibilità nel tempo della storia sociosanitaria degli assistiti. A ciò si aggiungerà una fruizione semplificata di servizi sanitari digitali, come la prenotazione e il pagamento online di prestazioni sanitarie, la connessione alle farmacie per la gestione del ciclo del farmaco, la possibilità di esprimere un gradimento sulla qualità dei servizi ricevuti”.
Sul tema è intervenuta anche la Fondazione Gimbe, ente indipendente di ricerca, formazione e informazione scientifica, realizzando un’approfondita indagine sul contesto nazionale nel quale queste innovazioni si innesteranno. “ Il Fascicolo Sanitario Elettronico non è solo uno strumento con cui il cittadino può tracciare e consultare la propria storia sanitaria, condividendola in maniera sicura ed efficiente con gli operatori sanitari, ma rappresenta una leva strategica per migliorare accessibilità, continuità delle cure e integrazione dei servizi sanitari e socio-sanitari. – le parole di Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione – Il PNRR, grazie a un investimento dedicato, mira ad arricchire e armonizzare i FSE, rendendoli interoperabili e connettendo tra loro le infrastrutture digitali”.
A partire dal 2025, inoltre, un’importante innovazione è destinata a incrementare ulteriormente l’uso del FSE: la dematerializzazione della ricetta bianca. Grazie a questa evoluzione, anche le prescrizioni non a carico del Servizio Sanitario Nazionale saranno disponibili in formato elettronico e gestibili direttamente attraverso il fascicolo.
Il servizio in Emilia-Romagna
Queste le innovazioni previste per il futuro. Ma, come detto, qual è la situazione presente?
Il FSE, che è attivo per tutti i cittadini, è un servizio a cui gli utenti si rivolgono oppure rimane inutilizzato?
Guardando ai dati ufficiali ricavabili dal monitoraggio del Ministero della Salute, elaborati e rilanciati anche dalla Fondazione Gimbe, emerge che a livello nazionale c’è ancora della strada da fare, mentre la nostra Regione viaggia su numeri degni di nota. Nello specifico, nell’ultimo periodo esaminato (giugno-agosto 2024) solo il 18% dei cittadini in tutta Italia ha consultato il proprio FSE almeno una volta, considerando coloro per cui nello stesso periodo
è stato reso disponibile almeno un documento nel fascicolo. In Emilia-Romagna, invece, la percentuale sale al 39%, terzo valore più alto, dietro solo alle province autonome di Trento (50%) e Bolzano (43%). Numeri ancora più rilevanti sono quelli relativi al consenso che gli utenti possono dare in merito alla consultazione dei propri documenti da parte degli operatori sanitari attraverso il fascicolo, parametro che rivela il livello di fiducia della popolazione rispetto a questo strumento: se in ottica nazionale, al 31 agosto 2024, la media si attesta al 41% dei consensi, in Emilia-Romagna si arriva addirittura al 89%, il numero più alto in tutta Italia.