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Filo diretto con l’Ucraina

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Di fronte alle atrocità della guerra in Ucraina, la risposta della società italiana e di Caritas è stata immediata e concreta. Una adesione corale da parte delle comunità, di Caritas italiana, delle caritas parrocchiali, diocesane e di tutto il mondo cattolico per correre in aiuto dei cittadini ucraini che stanno vivendo un momento tragico.

Caritas Italiana ha avviato una raccolta fondi, mettendo subito a disposizione un primo contributo di 100.000 euro per i bisogni immediati e resta accanto alla Caritas in Ucraina ed alla popolazione tutta. Sono due le Caritas che operano in Ucraina, la prima, Caritas Ucraina, è legata alla chiesa di rito orientale, mentre Caritas Spes è quella latina.

Entrambe sono in questo momento in frenetica attività per dare sostegno alle persone in difficoltà.

Caritas Ucraina ha già sostenuto 815.000 persone dopo la crisi del 2014. Porta avanti gli interventi umanitari attraverso i due centri nazionali di Kiev e di Lviv (Leopoli) e le 36 sedi locali.

Solo le Caritas di Kharkiv e Volnovak al momento non sono operative a causa dei pesanti bombardamenti nella regione.

In tutto il Paese sta rispondendo all’emergenza con: accoglienza delle famiglie; trasporto verso amici, familiari o centri collettivi per ottenere riparo e sostegno; gestione di centri collettivi per dormire, mangiare, prendersi cura dei bambini.

Caritas SPES, con sede centrale a Kiev, ha 29 Centri che sono rimasti attivi e ha allestito altri 11 centri di accoglienza. La maggior parte degli operatori continua a lavorare nella parte ovest e nella parte centrale del Paese, mentre alcuni sono rimasti a Kiev. Stanno fornendo sostegno a circa 2.500 persone, perlopiù donne e bambini.

Lo scorso 3 marzo, ad una settimana dall’inizio delle ostilità, Caritas italiana si è messa subito in contatto con i due responsabili Tetiana Stawnychy, presidente Caritas Ucraina, e padre Vyacheslav Grynevych, direttore Caritas. Spes Ucraina, per raccogliere le testimonianze sulla situazione.

“Seguiamo giorno per giorno l’evolversi della situazione, perché ogni giorno cambiano le necessità a cui dobbiamo rispondere – racconta Tetiana – già prima dello scoppio della guerra avevamo
fatto un lavoro preparatorio, definendo le attività da mettere in pratica.

Attualmente stiamo aiutando molte persone a trasferirsi verso il confine. Le prime che arrivavano erano più attrezzate, adesso arrivano le più vulnerabili.

Tante sono a piedi e anche le file di automobili sono lunghissime. Siamo sempre presenti per fornire pasti caldi, brande, incontrare le persone e offrire un posto per dormire. Anche lungo il confine ci sono donne e bambini. Diamo da mangiare ai più piccoli e abbiamo tende riscaldate dove le persone possono sostare.

Cerchiamo soprattutto di essere vicini a chi deve scappare, facendogli capire che non sono soli. Li ascoltiamo, raccogliamo le loro richieste per capire di cosa hanno bisogno e cosa dobbiamo fornire. Cerchiamo anche di fare arrivare le forniture di prima necessità ai luoghi irraggiungibili, come nelle città assediate, come a Mariupol.

Arrivano beni di prima necessità, che dobbiamo smistare con non poche difficoltà e a breve avremo bisogno anche di tanto supporto psicologico”.

Questo è un doppio appello che rilancia anche Caritas italiana che si coordina con le due Caritas del paese. La richiesta è di donare fondi. Senza voler mortificare il gesto di generosità di chi porta materie prime, ma lo stoccaggio in questo momento è un problema, così come la catena del freddo per i medicinali e i beni che necessitano la refrigerazione.

Inoltre, l’acquisto di beni sul territorio è anche un modo per aiutare l’economia già martoriata dell’Ucraina.

L’appello poi al supporto psicologico è particolarmente drammatico e sempre più urgente per una popolazione spaventata e che ha perso tutto da un giorno all’altro.

La testimonianza di padre Vyacheslav apre con un’immagine molto cruda: la guerra è quando le parole ricordati che sei polvere si realizzano.

“La situazione è molto grave – racconta – noi della Caritas ci siamo messi subito in movimento. C’è chi si è spostato in luoghi più sicuri, chi è rimasto a Kiev e molti di noi lavorano dai rifugi antiaerei. Secondo le statistiche più di 60mila persone sono fuggite dai combattimenti, e l’Onu stima che 12 milioni di persone all’interno del paese avranno bisogno di soccorso e protezione, mentre più di 4 milioni di rifugiati ucraini potrebbero aver bisogno di protezione e assistenza nei paesi vicini nei prossimi mesi.

Nelle città più grandi e nei piccoli paesi mancano prodotti alimentari, medicinali e prodotti per l’igiene. Molti negozi sono vuoti e con possibilità limitate di nuove forniture, o sono semplicemente chiusi.

Grazie alla generosità di Caritas polacca, Caritas Spes ha aperto l’ufficio di emergenza a Varsavia. Sono tre le persone che da lì coordinano gli aiuti umanitari. Gli altri lavorano in Ucraina, anche se a causa dei bombardamenti le attività operative sono cambiate e spesso molto limitate. Le chiese sono aperte per dare rifugio a tutte le persone. Nessuno chiede a chi entra se sia cattolico o meno.

L’ufficio di Caritas a Karkiv è stato danneggiato da un razzo, ma non è stato ferito nessuno l’edificio è gravemente danneggiato. I centri di Lviv e Carpatia forniscono il primo soccorso a chi sta per attraversare il confine, con pasti organizzati per circa 2mila persone Al momento Caritas Spes nelle zone centrali del paese ha dato alloggio a circa 600 persone, mentre a Odessa e Karkiv sono stati allestiti rifugi per le persone che si nascondono dai bombardamenti”.

“Grazie per il supporto  – conclude Vyacheslav – per noi è molto importante sentire che non siamo soli” Il lavoro di Caritas Italia e anche di Caritas Rimini, continua, a stretto contatto con Caritas Ucraina e Caritas Spes, perché le necessità e i bisogni cambiano quotidianamente e grazie alla coordinazione e alle continue segnalazioni è Il lavoro delle Caritas Ucraine continua senza sosta nelle città bombardate, nei rifugi antiaerei, ai confini con la Polonia possibile fornire un aiuto e un sostegno mirato.

Caritas è accanto alla popolazione ucraina vittima del conflitto. La Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana ne sostiene l’azione e invita a supportare la raccolta fondi avviata da Caritas Italiana.

Puoi farlo utilizzando il conto corrente: 1T0623024206000043130436 Intestato a Caritas Rimini ODV Causale Emergenza Ucraina.