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Ferragosto in carcere, tra l’umanità della penitenziaria e i problemi sempre da risolvere

Ferragosto in carcere per la delegazione di radicali e camera penale di Rimini. Questa volta, oltre ai soliti annosi problemi da risolvere: sovraffollamento, carenza di organico e le condizioni “poco dignitose” della sezione 1, da più parti è arrivata una sottolineatura non scontata: le capacità di dedizione, passione e umanità delle guardie carcerarie nei confronti dei detenuti.

Iniziamo dai numeri. Il giorno di Ferragosto nel carcere di Rimini sono risultate presenti 147 detenuti di cui 51 tossicodipendenti, 51 stranieri, uno in regime di alta sicurezza, 11 in semilibertà, 9 articoli 21. In merito allo stato giuridico, si parla di 43 giudicabili, 15 appellanti e 86 definitivi di cui 2 ergastolani. “Il carcere dovrebbe ospitare 118 detenuti, il numero dei realmente presenti risulta del 30 per cento superiore”, precisa subito il radicale Ivan Innocenti. Riguardo le condizioni di salute dei detenuti, “verranno comunicati dati precisi riguardo le criticità della dell’equilibrio psichiatrico”. A inizio anno erano 45, ricorda Innocenti. “Quello di oggi è un triste anniversario perché è un anno che Aziz è morto dopo aver tentato suicidio”.

Si passa poi a ribadire le condizioni della prima sezione, in procinto di essere ristrutturata. “Sì, ma se ne parlerà tra diversi mesi. Cosa possiamo fare oggi affinché venga cancellata questa realtà indegna di una comunità civile?”.  Innocenti ricorda come diversi dei detenuti ai Casetti potrebbero accedere ai domiciliari, ma non lo fanno perché non sanno dove andare. “E’ necessario mettere in campo gli strumenti che la nostra di cui la nostra Comunità dispone già”.

Restando in tema di numeri, non va meglio se si parla di personale. Pare ci sia un buon rapporto tra detenuti e polizia penitenziaria “e però c’è una gravissima carenza. A fronte di 150 persone che dovrebbero essere in forza ne sono invece presenti meno di 100 persone, 95. Non solo. Ci sono circa 90 persone che dovrebbero avere un compito operativo attivo. La realtà è che attualmente sono 63, perciò chi si occupa delle sezioni è in grandissima carenza di organico. Questa è una cosa che va anch’essa risolta con rapidità”, ribadisce Innocenti.

“Il personale del carcere è in sotto organico, ma molto operativo e di un’umanità che ha veramente dell’incredibile”, conferma Annalisa Calvano della Camera penale di Rimini. Per lei la questione urgente resta quella della sezione 1. “Pensiamo che debba essere chiusa con il consiglio comunale. Si è tenuta una commissione poco tempo fa che ha affrontato questo tema. Il progetto di ristrutturazione prevede chiaramente ancora tempi molto lunghi e quello che noi ribadiamo come Camera penale e assieme è sempre al Partito radicale, la necessità della chiusura immediata. Per noi è imprescindibile, imprescindibile per anche un nostro sentimento di civiltà che deve prevalere su ogni altro aspetto”.

La componete politico istituzionale della delegazione è stata composta da Nicola Marcello, Fratelli d’Italia, vicepresidente del consiglio comunale e dal consigliere della Lega Andrea Pari. “Conoscevo già l’ambiente, sono stato medico della struttura e devo dire che la trovo anche leggermente migliorata rispetto a prima. Questo nonostante il gap della prima sezione che è un bubbone e che va certamente smantellata e ristrutturata”, sottolinea Marcello che ha anche a cuore la situazione della polizia penitenziaria. “Si può fare tanto, perché aumentare gli organici è la cosa più importante per rendere più vivibile l’ambiente e anche la situazione della popolazione carceraria”.

Per la prima volta in visita ai Casetti, invece, Pari. “Ho visto  una macchina che funziona grazie alla passione di chi ci lavora “, dice prima di passare agli aspetti negativi. “Ci sono alcune problematiche, come l’inadeguatezza numerica del personale. Così come sono rimasto negativamente stupito dalla situazione della prima sezione che conoscevo per aver letto gli atti, ma non avevo mai visto. Pari è rimasto particolarmente colpito dalla “situazione dei servizi igienici e la commistione con i servizi di tipo alimentare. Su questo bisogna intervenire. Si dovrà intervenire subito. Non possono essere lasciate delle persone lì dentro”.

In questo luogo, continua Pari riferendosi al contatto con i detenuti “c’è una vita difficile, un’umanità ferita. E anche il tentativo di molte fra le guardie carcerarie di venire incontro, per quanto possibile, ovviamente a questa umanità ferita, ma evidentemente questo non toglie una condizione di ristrettezza che forse a volte, probabilmente quasi sempre è necessaria”. Per Pari “bisogna andare nella direzione del recupero delle persone”. Non solo dal punto di vista strettamente amministrativo e economico, ma in realtà per un motivo umano: che quanti più possano fare una vita dignitosa”.