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Equidistanti e complici

Gaza, Palestina, crolli dopo i bombardamenti israeliani

“Seguo con grandissima preoccupazione quello che sta avvenendo in Terra Santa. In questi giorni, violenti scontri armati tra la Striscia S di Gaza e Israele hanno preso il sopravvento, e rischiano di degenerare in una spirale di morte e distruzione. Tanti innocenti sono morti. Tra di loro ci sono anche i bambini, e questo è terribile e inaccettabile. La loro morte è segno che non si vuole costruire il futuro, ma lo si vuole distruggere”.

Come sempre Papa Francesco è esplicito nella sua denuncia. Si rivolge ai capi di quei popoli e alla comunità internazionale, ma si rivolge anche a ciascuno di noi, a noi cristiani, denunciando di fatto l’ipocrisia con cui assistiamo, impotenti, ma anche, soprattutto, inoperanti, di fronte al dramma di quella terra e delle sue popolazioni.

Che poi questa volta l’attacco armato venga da Hamas, ci conforta nella giustificazione dell’equidistanza, quasi a giustificare la reazione dieci volte più violenta delle forze armate del governo guidato da Benjamin Netanyahu.

E così invece di indignarci se la vita umana diventa merce di scambio politica, assistiamo al massacro della coscienza di pace di due popoli. Bambini, donne, anziani scampati alla peste del Covid, sono assassinati dai razzi o dalle bombe, qualunque sia il loro stemma, e diventano, per le due parti in guerra, strumenti di propaganda dell’odio, in attesa di un prossimo conflitto, che tiene in vita solo chi, quei bottoni di morte, li preme, al riparo delle politiche internazionali e della negligenza di tutti noi.

Confondere i popoli con chi li governa è nutrire chi (ed è sempre così nelle guerre) fa della sua gente carne da macello per altri interessi, particolari o di gruppo. Se questo viene in qualche modo giustificato si scatenano forze incontrollabili, che danneggiano le società, i più deboli, il futuro di ogni fraternità e convivenza, come del resto l’ambiente e i beni culturali.

I cristiani, come ogni uomo di buona volontà, non possono tacere e giocare al super partes, perché anche il silenzio è già complice.

La guerra non potrà mai essere uno strumento di giustizia, perché ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. Lo scrive Papa Francesco nella Fratelli tutti: “La guerra è il fallimento della politica, dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male. Prendiamo contatto con le ferite, tocchiamo la carne di chi subisce i danni. Rivolgiamo lo sguardo ai tanti civili massacrati come ‘danni collaterali’.

Domandiamo alle vittime, guardiamo la realtà con i loro occhi. Così potremo riconoscere l’abisso del male nel cuore della guerra e non ci turberà il fatto che ci trattino come ingenui, perché abbiamo scelto la pace”.