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Ecco perché si chiama Leone

Vaticano, 12 maggio 2025: udienza di Papa Leone XIV alla stampa internazionale, media, giornalisti - (Foto Calvarese/SIR)

Cosa pensa davvero Papa Leone XIV del mondo e dei drammi che lo attraversano? Le sue prime parole pubbliche mostrano una linea chiara, appassionata e senza ambiguità, che smentisce facili etichette e segna una nuova fase nel cammino della Chiesa.

Papa Leone XIV tra continuità e discontinuità con Francesco

Non abbiamo dovuto attendere tanto per capire cosa Papa Leone pensi davvero della guerra e dell’attuale politica internazionale. Non servono confronti fra Papa Francesco e il suo successore. Con buona pace dei guardiani della Rivoluzione di Papa Francesco non c’è totale continuità fra i due, come pure non c’è affatto totale discontinuità, come vorrebbero far credere coloro che riducono il nuovo pontificato ad una serie di piccole scelte riguardanti i paramenti liturgici.

Francesco andava a braccio, la sua comunicazione era immediata, diretta, e risentiva della sua visione del mondo, della sua storia. Leone XIV invece si affida molto al testo scritto, studia i dettagli, dunque le sfumature dei suoi discorsi sono importanti e tutto quello che fa rimanda, più che alla sua persona, a una visione di Chiesa.

Un linguaggio diretto per una Chiesa profetica

E qui cade proprio la prima lettura che tutti abbiamo dato di Leone: quella di un papa pacato, mediatore, quasi disponibile ad attenuare la forza del messaggio diretto, cui ci aveva abituato Francesco.

Nulla di più sbagliato. Almeno sulle tematiche sociali, quelle che stanno profondamente al suo cuore, tanto da citarle nel messaggio iniziale dalla Loggia delle Benedizioni alla prima uscita da Pontefice, il suo linguaggio è, se possibile, ancora più diretto e “infuocato” di quello di Francesco.

Nel suo intervento sulla guerra, Papa Leone XIV parla di una «veemenza diabolica mai vista prima». Condanna le cause «spurie» dei conflitti, che definisce «frutto di simulazioni emotive e retorica», da «smascherare con decisione», perché «la gente non può morire a causa di fake news».

E ancora: «È desolante vedere che la forza del diritto internazionale e del diritto umanitario non sembra più obbligare, sostituita dal presunto diritto di obbligare gli altri con la forza».

Dalla denuncia delle guerre all’attenzione per gli ultimi

Rivolgendosi al mondo della politica, Papa Leone XIV denuncia: «C’è un modo di regnare diverso da quello di Erode e Pilato: uno, per paura di essere spodestato, aveva ammazzato i bambini, che oggi non cessano di essere dilaniati con le bombe; l’altro si è lavato le mani, come rischiamo di fare quotidianamente fino alle soglie dell’irreparabile».

Sarà anche pacato, ma… Intervento occasionale? Tre giorni dopo, nel suo messaggio alla Fao: “Oggi assistiamo desolati all’uso iniquo della fame come arma di guerra. Far morire di fame la popolazione è un modo molto economico di fare guerra”.

Solo pace? Alle comunità terapeutiche che lottano contro la droga indirizza ancora parole dirette: “Troppo spesso, in nome della sicurezza, si è fatta e si fa la guerra ai poveri, riempiendo le carceri di coloro che sono soltanto l’ultimo anello di una catena di morte. Chi tiene la catena nelle sue mani, invece, riesce ad avere influenza e impunità. Le nostre città non devono essere liberate dagli emarginati, ma dall’emarginazione; non devono essere ripulite dai disperati, ma dalla disperazione”.

Un magistero più strutturato e meno interpretabile

Se, come sostengono molti esperti di cose vaticane, Papa Leone XIV è meno estemporaneo di Francesco e più affidabile dal punto di vista dei contenuti, avremo meno possibilità di “ascoltarlo, applaudirlo e fare poi come ci pare e piace”. Chi farà così non avrà più nessuna legittimità.