Alle volte è un filo invisibile che ci lega negli eventi della vita. Alcune persone, sconosciute le une alle altre, secondo leggi incredibili e imperscrutabili, si incontreranno e incroceranno per sempre i loro destini in un intreccio di sofferenze e speranze oltre ogni aspettativa. E questo incontro avviene nella maniera più inverosimile. Basta poco, un niente. Una distrazione, uno sbaglio, una svista e improvvisamente si perde la vita. Può succedere perché un disgraziato ci investe sulle strisce pedonali, per un passo falso sull’impalcatura, perché si batte la testa scivolando sul ghiaccio. Succede tutti i giorni. Fatti incredibili che portano sofferenze e lutti. Ma ogni giorno nascono nuove vite e ogni giorno si continua a sperare. La vita continua a sorprenderci sempre, ma ciò a cui forse non siamo ancora mentalmente o culturalmente preparati è di continuare ad essere “utili” anche dopo la morte. Lo possiamo diventare grazie alla donazione degli organi. Argomento di cui si è iniziato a parlare di più oltre vent’anni fa.
Il dono di Nicholas Green
Sono passati cinque lustri, infatti, dalla tragica storia di Nicholas Green, il bimbo americano di 7 anni che nel 1994 rimase ucciso durante un feroce tentativo di rapina sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria. I Green, in vacanza in Italia, erano diretti in Sicilia. La vettura sulla quale viaggiava la famiglia fu scambiata per l’auto di un gioielliere e presa di mira da rapinatori che aspettavano il momento buono per il colpo. La rapina degenerò, ci fu una sparatoria e Nicholas ebbe la peggio: fu ferito gravemente e morì il 1 ottobre 1994. Fu allora che accadde ciò che nessuno si sarebbe aspettato: alla sua morte, i Green autorizzarono il prelievo e la donazione degli organi. Sette persone in attesa di trapianto furono salvate. Quattro adolescenti, un adulto e altre due persone (trapianto cornee) tornarono a nuova vita. L’evento fece molto scalpore perché all’epoca la donazione degli organi non era una prassi comune in Italia. E il grande gesto d’amore della famiglia Green aiutò molti italiani a capire il valore della donazione degli organi che da allora aumentarono in maniera rilevante.
Un gesto di sensibilità
Una decina d’anni fa, in occasione del congresso internazionale sul tema “Un dono per la vita. Considerazioni sulla donazione di organi” promosso dalla pontificia accademia per la vita in Vaticano le parole dette da Papa Benedetto XVI fecero il giro del mondo.
“La donazione degli organi è una forma peculiare di testimonianza della carità. In un periodo come il nostro, spesso segnato da diverse forme di egoismo, diventa sempre più urgente comprendere quanto sia determinante, per una corretta concezione della vita, entrare nella logica della gratuità. Esiste, infatti, una responsabilità dell’amore e della carità che impegna a fare della propria vita un dono per gli altri se si vuole veramente realizzare sé stessi”.
La volontà di donare i propri organi rappresenta un gesto di sensibilità e di generosità. Spesso parliamo di possibilità di donare dimenticando che si può anche ricevere un organo, parte di tessuto, cellule, e che l’atto del donare porta in sé un valore etico-civico-solidaristico oltrepassando concetti quali razza o religione. Ricevere, infatti, diventa l’altra faccia della medaglia del donare e insieme rappresentano possibilità di vita e di sopravvivenza.
A Rimini i conti non tornano
Ma a Rimini c’è sensibilità su queste tematiche? Lo abbiamo chiesto al presidente di AIDO (Associazione Italiana Donatori Organi) di Rimini Riccardo Arpaia.
“In provincia contiamo più di 7.500 iscritti, di cui oltre 3mila sono residenti nel comune capoluogo. Diciamo che annualmente vediamo aumentare le richieste, non dimenticando che ci sono altre modalità per dare il proprio consenso come recarsi direttamente all’Ausl o farlo all’atto del rinnovo della Carta d’Identità. Purtroppo, in questo ultimo caso, abbiamo registrato delle discrepanze e stiamo indagando assieme agli assessori competenti sul perché i numeri non tornino”.
Purtroppo c’è anche da sottolineare un altro dato.
“Abbiamo notato che le opposizioni sono balzate dal 9-10% del 2017 al 52% del 2018, infatti due anni fa le opposizioni erano 185 su 2011 Carte d’Identità rilasciate; nel 2018 le negazioni sono state addirittura 2.692 su 5.321, circa la metà. Se c’è una motivazione? Ci possono essere solo due motivi: o c’è qualcosa che non funziona nel sistema elettronico oppure molto semplicemente la gente non è informata e si trova ad avere una richiesta improvvisa in un momento in cui non ha molto tempo per riflettere e può decidere per un no. L’importante è sapere che si può sempre cambiare idea perché il parere può essere modificato”.
Arpaia, poi, si sofferma sulle persone in attesa di un trapianto proprio per far capire quanta sofferenza in meno una donazione può portare.
“In Emilia Romagna vi sono 800 persone in attesa di un rene, si sottopongono 3 volte alla settimana a 4-5 ore di dialisi. Sono 500mila ore all’anno che vengono sottratte alla vita di questi malati, senza calcolare i costi sanitari. Ecco perché è importante donare. Fortunatamente in Romagna esiste un grande senso sociale e umanitario, inoltre i romagnoli sono un popolo generoso, che non si tira indietro quando si tratta di far del bene e sono ricettivi sotto questo aspetto”.
Spesso, però, la disinformazione e il timore di vedere l’essere umano come una macchina che si può montare e smontare a piacimento induce a una paura immotivata. Bisogna allora ricordare che a chi dona non viene più sottratto nulla, egli non viene più privato di alcunché, ma al contempo mette a disposizione di un’altra persona, di un altro essere umano la possibilità di continuare a vivere.
Va incentivato il circuito della donazione, va trovato spazio per l’informazione, va ricreata una maggiore consapevolezza, va ripercorso il tragitto della solidarietà, va affermato il valore della sussidiarietà e va rimarcato il concetto di salute. Sono questi i punti su cui far poggiare il tema del donare. Ricordiamoci sempre che donare una parte di noi è bellissimo. Donare una parte del nostro corpo affinché qualcun altro possa continuare a vivere non ha prezzo.