Si chiamano Hibakujumoku e sono gli alberi sopravvissuti alle bombe atomiche sganciate su Hiroshima e Nagasaki nel ’45. Piante che diventano simbolo di speranza, pace e rinascita, diffuse in tutto il mondo. Una di queste è a Rimini
Un’idea di pace, speranza e rinascita, affidata a ciò che potrà conservarla per sempre, perché immortale: la Natura.
Proprio in questi giorni è stato assegnato il Premio Nobel per la Pace 2024. A ottenere il prestigioso riconoscimento è l’organizzazione giapponese Nihon Hidankyo, che riunisce coloro che prendono il nome di Hibakusha, ossia i sopravvissuti alle bombe atomiche che nell’agosto del 1945 colpirono le città di Hiroshima e Nagasaki. Una realtà, quella degli Hibakusha, che diventa prezioso monito di quanto male l’umanità sia in grado di compiere e, allo stesso tempo, testimonianza lampante di quanto questo male non abbia l’ultima parola: per questi motivi, l’organizzazione è impegnata da sempre in attività di sensibilizzazione in tutto il mondo, trasformando un’esperienza di profondo dolore in un’opera educativa sul contrasto agli armamenti nucleari a livello globale. Ma non solo. Per ovvi motivi, infatti, gli Hibakusha non potranno portare avanti la propria testimonianza per sempre, raccontando direttamente la propria storia: così, per renderla immortale, l’organizzazione ha deciso di affidarla al ciclo “infinito” della Natura, dando vita in tutto il mondo al progetto degli alberi Hibakujumoku. Progetto che, dalla terra del Sol Levante, trova un legame anche con la nostra Rimini.
Il progetto
Con il termine Hibakujumoku, che in giapponese unisce le parole hibaku (bombardato, esposto a radiazione nucleare) e jumoku (albero o bosco), si identifica tutta una serie di varietà di alberi che, per proprie caratteristiche, sono stati in grado di sopravvivere anch’essi ai bombardamenti atomici del 1945, tornando a germogliare in tempi sorprendentemente brevi anche nelle aree nelle quali lo si riteneva impossibile. Caratteristiche che fanno subito eco all’esperienza delle persone sopravvissute, rendendo questi alberi simboli perfetti con cui rappresentare la loro esperienza e, in senso più ampio, incarnare un’idea di speranza e rinascita.
Per questi motivi, da diversi anni la storia dei sopravvissuti viene raccontata in tutto il mondo proprio diffondendo i semi di questi alberi: un’iniziativa nata nel 2011 con la fondazione della Green Legacy Hiroshima (Glh), organizzazione di volontariato che gestisce la distribuzione dei semi degli alberi Hibakujumoku in tutto il mondo, promuovendo la consapevolezza sulla storia che rappresentano.
Iniziativa il cui testimone in Italia è raccolto da Pefc (Programma per il mutuo riconoscimento degli schemi di certificazione forestale) e dall’associazione Mondo senza Guerre e senza Violenza-Biodiversità Nonviolenta (attiva in circa 30 Paesi svolgendo attività sociali e campagne internazionali sulla non violenza), che dal 2020 propongono gli Hibakujumoku come Alberi della Pace, curando la raccolta dei loro semi da Hiroshima e le richieste di affidamento nel nostro Paese. Semi che vengono fatti crescere presso l’orto botanico di Perugia, grazie alla collaborazione del Centro di Ateneo per i Musei Scientifici dell’Università degli Studi perugina.
Gli Alberi della Pace a Rimini
Sono una decina, in media, gli alberi nati da semi di Hibakujumoku che ogni anno vengono distribuiti da Pefc e “Mondo senza guerre e senza violenza” in Italia, affidati alle cure di organizzazioni, scuole e istituzioni che si sono particolarmente distinte per progetti e attività a favore della pace, dell’ambiente e della inclusione sociale. Per un totale, aggiornato a oggi, di 49 alberi su tutto il territorio nazionale.
Una storia, come anticipato, che si lega anche alla città di Rimini: tra gli Alberi della Pace, infatti, c’è anche quello affidato alla scuola primaria San Salvatore, che nella primavera del 2021 è stato piantato nel cortile dell’istituto (foto piccola) grazie all’impegno del gruppo dei volontari del Civivo di San Salvatore e dai Carabinieri Comando Gruppo Nucleo Forestale Rimini, con una cerimonia in cui i bambini si sono esibiti in recite, letture di poesie e canti.
“ Ho scoperto il progetto degli Alberi della Pace in televisione, e ho subito deciso di contattare l’orto botanico di Perugia per poterne portare uno a Rimini. – racconta Emidio “Mimmo” Maurizi, volontario di Civivo da anni impegnato in attività di sensibilizzazione sui temi ambientali con le scuole – Richiesta che fu accolta, portando all’arrivo dell’Albero della Pace a San Salvatore. Si tratta di un Ginkgo biloba, pianta bellissima e molto antica, nota soprattutto per le foglie a forma di cuore che, in autunno, assumono un meraviglioso colore giallo. E che qui diventa un simbolo potentissimo: l’albero da cui deriva si trovava nei pressi del cratere di una delle bombe atomiche, che nonostante questo dopo anni è tornato a produrre semi. Una forza incredibile, che diventa rappresentazione di una Natura in grado di resistere e rinascere dalla cattiveria dell’uomo”.
“ E al di là dello specifico progetto, per me quella di piantare alberi e raccontarne l’importanza è una missione. – prosegue “Mimmo” – Negli anni ne ho piantati tantissimi sul territorio, un’attività per me fondamentale, perché gli alberi ci permettono letteralmente di respirare, ci fanno recuperare ossigeno, vita, in un mondo che sembra dimenticarlo. E solo una coscienza ambientalista può preservare il futuro per le nuove generazioni, per questo è così importante un impegno di questo tipo nelle scuole, con bambini e ragazzi. Impegno che ormai porto avanti a San Salvatore da 14 anni, anche sui temi del riciclo, del riuso e della lotta agli sprechi”. Infine, da segnalare che un altro Ginkgo biloba, seppur non legato al progetto di origine giapponese, è stato piantato a Rimini, dai bambini del catechismo a San Lorenzo in Correggiano.
“ Anche se non fa parte degli Alberi della Pace, – conclude Maurizi – questa pianta assume lo stesso valore simbolico di una Natura che diventa speranza per il futuro”.