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Cronaca di un’ordinazione

Don Paolo Bizzocchi con il Vescovo Nicolò Anselmi, in occasione dell'ordinazione

Chiesa in festa. Domenica 19 febbraio il vescovo Nicolò ha ordinato sacerdote don Paolo Bizzocchi. Una Cattedrale stracolma lo ha accompagnato nel “sì”

Don Paolo Bizzocchi con il Vescovo Nicolò Anselmi, in occasione dell’ordinazione

Sono da poco passate le 16,30, manca un’ora all’ordinazione, ma già intorno alla Cattedrale c’è gran movimento. Oggi, 19 febbraio 2023, Paolo Bizzocchi viene ordinato sacerdote dal nuovo Vescovo di Rimini, mons. Nicolò Anselmi. Per entrambi un momento di grande emozione: per don Nicolò è la prima ordinazione in diocesi, per Paolo la tappa più importante di un cammino iniziato da tempo.

Incrocio Paolo all’ingresso del Palazzo vescovile.

Un sorriso “smile” a piena caratura. Beh!, se la vive, sa ben nascondere ogni tensione. Due battute sulla bella intervista che ha concesso a ilPonte e che ha fatto il giro della Diocesi, con il racconto della sua ricerca di vocazione, che lo ha condotto fino a vivere due anni e mezzo di missione in Siberia.

Pochi metri per arrivare al salone dove i celebranti si preparano, ma è come una corsa ad ostacoli. Tutti lo fermano, vogliono fare un ultimo augurio. È bello sentire tutti così vicini.

Paolo si concede ad ognuno con un sorriso. L’apparente tranquillità nasconde una forte emozione. Da tanti anni sta camminando su questa strada. Le fatiche, le incertezze, le difficoltà fanno gustare maggiormente questo momento. Non è cosa scontata. La gioia è grande, il peso della responsabilità lo è altrettanto. Però non ha paura in questo momento, il Signore è con lui: “ Con la grazia di Dio lo voglio”.

Intanto la Cattedrale si riempie di fedeli, amici, conoscenti e naturalmente parenti che sono una bella tribù. Davanti, nelle prime panche con i genitori di Paolo ci sono i cinque fratelli e sorelle, con i nipoti. Alla sinistra festante un centinaio di ragazzi delle scuole Karis, dove Paolo insegna religione.

Ognuno ha sulla panca un libretto con i testi della celebrazione. C’è anche una piccola biografia dell’ordinando, ma chi ha scelto di essere presente, già la conosce. Sarebbe bello citare tutti, ma davvero, oggi, questo Duomo non è anonimo.

Tutti conoscono Paolo: dalle comunità parrocchiali, quelle di adozione, i gruppi, i movimenti, i seminari… anche grazie a loro Paolo è qui per dire il suo “sì”.

La processione introitale, accompagnata dal canto “Discendi Santo Spirito” proposto dal coro internazionale San Nicola, nato in Diocesi dall’esperienza ecumenica, è solenne, con il Vescovo e 71 sacerdoti concelebranti e tanti diaconi permanenti.

Il canto introduce alla liturgia della Parola. Le letture della domenica sono splendide, ma molto impegnative: “ Siate santi, perché io, il Signore, sono santo” legge il primo lettore dal Levitico; “ Fratelli non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito abita in voi” riecheggia san Paolo e poi l’invito rivoluzionario di Gesù a porgere l’altra guancia e ad amare i propri nemici … È ora di dire “ presente” all’appello che il diacono fa invitando l’ordinando a presentarsi. Una semplice parola che condensa un lungo periodo di preparazione. È la chiamata ufficiale della Chiesa. Paolo ha maturato per anni la sua disponibilità, l’ha verificata a fondo, ma ora è Dio, che attraverso la Chiesa, lo chiama.

L’omelia del Vescovo è semplice e bella. I primi interpellati sono proprio i ragazzi presenti, gli alunni di Paolo.

Monsignor Anselmi si rivolge direttamente a loro, partendo dalla consapevolezza di fede che Dio è “ un Padre che ci ama e che per noi vuole il bene, la felicità”.

Il Vescovo propone loro quattro riflessioni, che “ aiutino a individuare la strada che il Signore ha pensato, secondo i doni che ha posto in ognuno”.

La prima è capacità di ascolto della Parola di Dio.

La seconda è trovare un amico adulto, cui aprire il cuore, “ che possa consigliarci, aiutarci nel cammino e nella scelta”.

La terza: “ Quando uno pensa di aver trovato quale strada il Signore chiede a lui, avere il coraggio di provare, di esplorare.

È un coraggio che si appoggia alla fiducia in Dio che ci vuol bene”.

La quarta è un invito alla vigilanza: “ C’è qualcuno che ostacola la scoperta della nostra vocazione. È il maligno che è invidioso se ci mettiamo sulla strada di Gesù”.

Poi un pensiero rivolto a Paolo:

Non affannarti, non pensare di dover risolvere ogni situazione.

Adagio! Mettiti invece in ascolto dello Spirito, che parla nelle situazioni della vita, là dove c’è dolore, solitudine, fatica… Se non ascoltiamo lo Spirito ci sfugge il senso del nostro ministero. Sandra Sabattini, Marvelli, don Oreste erano persone che facevano tantissime cose, perché pregavano tanto, perché vedevano lo Spirito ribollire per le vie di Rimini, rispondevano ai gemiti dello Spirito… Fa’ anche tu così”.

Conclusa l’omelia, Paolo è di nuovo di fronte al Vescovo: Sei cosciente degli impegni che ti assumi… Prometti a me obbedienza…”.

Poi l’ordinando si stende a terra, completamente prostrato. Tutti invocano per lui l’aiuto dei santi.

Anche la Chiesa del cielo si unisce alla nostra preghiera. La strada l’ha già tracciata Gesù ed è quella della croce: “ Se il seme caduto a terra non muore non porta frutto”. È la strada che i santi hanno già percorso e che propongono a noi.

È giunto il momento dell’ordinazione, il Vescovo impone le mani. Credo sarebbe difficile anche per Paolo spiegare quel che si prova. Anche tutti gli altri sacerdoti presenti, diocesani o amici degli studi teologici e compagni del seminario San Carlo Borromeo gli impongono le mani sul capo.

Poi la lunga preghiera consacratoria. Paolo è sacerdote.

Fra qualche minuto anche lui consacrerà quel pane e vivrà nella sua carne quanto dice l’apostolo Paolo “ Non sono più io che vivo ma Cristo che vive in me”.

Due sacerdoti amici lo rivestono dei nuovi abiti sacerdotali. Poi il Vescovo gli unge le mani con il crisma e gli consegna il pane e il vino che i genitori e un fratello hanno portato all’altare in processione. Segue l’abbraccio al vescovo, a tutti i sacerdoti e ai genitori e fratelli. Un abbraccio accompagnato da un grande applauso e dal canto, un abbraccio che vorrebbe arrivare a tutti, a tutti coloro che sono presenti, amici e conoscenti, anche a coloro che sono scomparsi, come pure a tutti gli uomini e donne che Paolo ha incontrato nel suo cammino, specie a quelli che soffrono, che sono soli, che non hanno una speranza per cui vivere.

Soprattutto per loro Paolo è diventato prete.

Poi all’altare per la prima consacrazione. È la sua prima messa, una messa sul mondo, anche se i nostri occhi non vedono oltre la porta del Tempio.

Al segno della pace don Paolo si dirige con decisione verso i due ospiti della Chiesa ortodossa che assistono alla sua ordinazione. Sono padre Serafino e l’arcidiacono Luca: con loro l’abbraccio non è davvero formale, segno di un’attenzione per la storia di quelle chiese, che ha conosciuto ed apprezzato quando è stato ospite per oltre due anni in terra di Russia.

Siamo alla conclusione, ma don Paolo vuol consegnare un ultimo grazie a tutti e lo fa strappando un applauso prolungato che gli conferma che in questa scelta non è solo. Se tanti sono qui, tanti saranno accanto a lui nel seguirlo con la preghiera, il richiamo, la simpatia.