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Covid-19, tra Internet e complottismo

La verità è troppo poco interessante. Deve essere questa la ragione che spinge tantissime persone a cercare cause nascoste, intrecci misteriosi, dinamiche oscure e torbide dietro a qualsiasi evento storico o comunicazione ufficiale da parte delle istituzioni. In una parola, complottisti. E l’attuale emergenza sanitaria non poteva essere da meno: l’arrivo del Coronavirus ha portato con sé non solo il proprio bagaglio di notizie false e pericolose (le più diffuse delle quali sono state analizzate negli ultimi due numeri de ilPonte), ma anche l’immancabile carico di teorie del complotto. In tutto questo i moderni mezzi di comunicazione hanno una buona fetta di responsabilità: la Rete e i social network, in particolare, sono il terreno fertile e il perfetto strumento di diffusione di queste strampalate (e ovviamente false) teorie. Fortunatamente, al contrario di molte bufale diffuse in questo periodo, le teorie del complotto legate alla pandemia sono perlopiù innocue, tanto fantasiose quanto improbabili, e addirittura in grado di strappare qualche sorriso.

Cominciamo questo viaggio nel mondo di Internet, per trovare le teorie del complotto più diffuse e particolari.

Il virus è un’arma cinese

Il Coronavirus sarebbe stato creato in un laboratorio segreto di Wuhan, la città cinese epicentro del contagio, al fine di farne un’arma per una guerra batteriologica. Il virus, poi, sarebbe sfuggito al controllo degli scienziati cinesi e si sarebbe esteso in tutto il mondo. Iniziamo da questa teoria, probabilmente la più diffusa in Rete. L’ipotesi nasce da un articolo del quotidiano americano The Washington Times, una testata molto controversa negli Usa (legata alla Chiesa dell’Unificazione, un movimento cristiano alternativo americano), nota per la diffusione di idee ultraconservatrici, negazioniste e cospirazioniste su temi come il riscaldamento globale, e dalle tinte islamofobiche.

Nell’articolo la fonte chiamata in causa è un certo Dany Shoham, presunto ex membro dei servizi segreti israeliani, che avrebbe indagato per anni sulla vicenda. L’elemento divertente in tutta questa storia è il fatto che lo stesso Shoham, che non risulta comunque legato ai servizi israeliani, nell’articolo affermava di non avere nessuna prova a sostegno di questa ipotesi. Ma la teoria del complotto, evidentemente affascinante per molti, si è comunque diffusa su Internet, diventando una delle più famose.

Il Coronavirus è stato voluto da Trump Sulla stessa linea della teoria precedente, ma con una variante a Stelle e Strisce, è quella che sostiene che il virus che sta mettendo in ginocchio il mondo sarebbe stato creato sì in laboratorio, ma dagli Stati Uniti, non dalla Cina. Perché?

Semplice, per mettere in ginocchio l’economia cinese, diventata ormai strapotenza mondiale in grado di oscurare il primato statunitense.

Un’alternativa batteriologica, per così dire, alla guerra dei dazi e delle tariffe. E poco importa se ad oggi gli Stati Uniti detengono il primato mondiale dei morti da Covid-19 in un solo giorno (1.169), hanno oltre 240mila contagiati e più di 5mila morti (dati ufficiali della Johns Hopkins University) ed è invece la loro economia a subire un contraccolpo disastroso (sono 10 milioni gli americani che hanno perso il lavoro nel solo mese di marzo): la teoria è ormai radicata su Internet e nessuno potrà convincere i complottisti del contrario.

Una punizione per l’Italia da parte di Usa e Francia Un’ipotesi simile è quella che vedrebbe sempre gli Stati Uniti come autori della diffusione del virus, ma non per colpire (solo) la Cina, bensì… l’Italia.

Esatto, proprio noi italiani, puniti da Trump con l’aiuto della Francia. Mettiamo ordine: secondo un messaggio audio di 15 minuti diffuso su WhatsApp e Youtube da un certo dottor Domenico Biscardi, Stati Uniti e Francia avrebbero “inventato” questo virus per indebolire l’economia cinese, ma soprattutto per punire l’Italia (i primi contagiati in Europa) per aver stretto il patto economico con i cinesi sulla nuova Via della Seta. Nel novembre del 2019, infatti, il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio si era recato in Cina per concludere l’accordo sulla nuova Via della Seta: un progetto per costruire infrastrutture di ponte tra Asia ed Europa. Tralasciando il fatto che “inventare un virus” sia un concetto piuttosto confuso, che la comunità scientifica sia concorde nel riconoscere le origini naturali del virus (nessuna creazione in laboratorio) e che non ci sia nessuna prova a sostegno di tutto ciò che viene detto, la stessa fonte del messaggio è particolarmente inattendibile: il fantomatico dottor Biscardi, infatti, non è un medico. Non solo: è un personaggio abbastanza famoso su Internet per le sue teorie fantasiose, entrato in contatto anche con Davide Vannoni, colui che propose il “Metodo Stamina”, presunto trattamento di cura contro le malattie neurodegenerative privo di alcuna validità scientifica.

Così lo descrive La Stampa, in un articolo del 2014:Domenico Biscardi, 46 anni, di Caserta. Si laurea a stento in farmacia a quasi quarant’anni ma nel suo curriculum si spaccia per medico anatomo patologo, nonché internista, con studi condotti alla seconda Università di Bologna e a New York. Titoli che affianca a quelli di ispettore di Polizia e istruttore di arti marziali. Nel 2005 viene arrestato per associazione a delinquere e riciclaggio”.

Bill Gates vuole conquistare il mondo Una teoria del complotto diversa, ma ugualmente fantasiosa, è quella che vedrebbe nel magnate statunitense Bill Gates, fondatore del colosso dell’informatica Microsoft, l’artefice della diffusione del Coronavirus al fine di venderne il vaccino e diventare la persona più potente del mondo. Secondo la teoria, infatti, diffusa in Italia sempre su WhatsApp attraverso messaggi che fanno riferimento a una certa trasmissione su Internet chiamata “Vaso di Pandora”, Bill Gates nel 2015 avrebbe sovvenzionato il Pirbright Insitute, un istituto di ricerca britannico, per creare il Coronavirus in laboratorio e realizzarne subito il vaccino, in modo da venderlo in tutto il mondo durante la pandemia. La storia, priva di alcun fondamento, trae probabilmente origine da un elemento di verità, attorno al quale si è poi lavorato di fantasia: l’istituto britannico in questione, infatti, ha effettivamente lavorato a un ceppo di Coronavirus nel 2015, per ricavarne un vaccino.

Ma, come riportato dall’agenzia di stampa Reuters e dallo stesso istituto, si tratta di vaccini per virus del mondo animale: la bronchite infettiva aviaria (IBV), legata al pollame e un deltacoronavirus che attacca i suini.

Nessun lavoro con coronavirus legati all’uomo.

I complottisti di Rimini: “Il virus non esiste” Concludiamo questa rassegna nel mondo del cospirazionismo con una notizia tutta nostrana. Pochi giorni fa, in diverse parti della città di Rimini, sono comparsi un po’ dappertutto alcuni volantini, affissi sui portoni, sui muri, nelle cassette della posta. I fogli, distribuiti da persone ancora da identificare, recavano con sé un curioso messaggio, scritto al computer: “ Gettate le mascherine, il Coronavirus è una farsa, non esiste”, incitando le persone a lasciare la propria abitazione per ribellarsi a quella che sarebbe una bugia diffusa dai media e dalle autorità. La situazione e l’identificazione degli autori è ancora in attesa di sviluppi, ma fa sorridere la chiosa del messaggio diffuso. “ Tornerà l’era dei licantropi”. Direi che c’è poco altro da aggiungere.