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Casa, l’allarme suona sempre più forte

I dati ministeriali sugli sfratti evidenziano sempre di più la dimensione sociale dell’emergenza abitativa. A Rimini il Comune è in prima linea, ma serve un piano strutturale di livello nazionale

Il tema della casa è articolato e complesso, perché porta con sé problematiche che toccano numerosi ambiti diversi. Ad oggi, però, uno su tutti emerge con allarmante forza: quello sociale. A ribadirlo proprio di recente, riportando la questione di stretta attualità, sono i numeri relativi agli sfratti, che ne restituiscono con chiarezza la dimensione sociale tanto a livello nazionale quanto locale. Nei giorni scorsi, infatti, sono stati diffusi i dati del Ministero dell’Interno che, rilanciati da Il Sole 24 Ore, evidenziano come nel 2024 in Italia si sia dato seguito a 40.158 provvedimenti di sfratto che, rapportati al numero degli inquilini, si sostanziano in 9,3 sfratti ogni mille famiglie in affitto (Istat).

La dimensione sociale del tema emerge in particolare da un altro dato: a livello complessivo, tre sfratti su quattro sono stati causati dalla morosità dell’inquilino, sottolineando e confermando le crescenti difficoltà delle famiglie a far fronte ai canoni d’affitto e alle utenze. Una situazione nazionale che riflette quella dei territori.

Nello specifico, in Romagna le province fanno registrare numeri sostanzialmente in linea tra loro: 237 sfratti a Ravenna, di cui 167 per morosità, 231 a Forlì-Cesena (148 per morosità) e Rimini con 236 sfratti emessi, di cui 147 per morosità. In uno scenario del genere, con evidenti difficoltà di gestione del problema a livello nazionale, gli enti territoriali restano ad oggi presidi fondamentali per rispondere ai bisogni dei cittadini sul tema della casa. Come?

Qui Rimini

Per quanto riguarda la città riminese, i numeri relativi al 2024 rendono ancora più evidente l’attualità dell’emergenza sociale legata alla casa. Nello specifico, l’anno scorso lo Sportello Sociale del Comune ha erogato aiuti economici alle famiglie, per sostenere l’affitto, che arrivano a un ammontare complessivo di circa 227.485 euro, a favore di 195 nuclei. Situazione che peggiora con il passare del tempo: nel 2025, al 31 ottobre lo Sportello ha fornito contributi per circa 251.418 euro, in aiuto a 213 famiglie, superando già i numeri dell’anno precedente. A tutto questo, inoltre, si aggiunge l’attività dell’Ufficio casa, che nel 2025 ha supportato 984 famiglie nel pagamento dell’affitto con oltre un milione e 537mila euro, contributi da segnalare perché legati a una fascia della cittadinanza che usualmente non si interfaccia con i Servizi Sociali. “ Basta confrontare i dati dello Sportello Sociale dello scorso anno e dell’anno in corso per capire le difficoltà crescenti dei cittadini a far fronte all’affitto. – analizza la situazione Kristian Gianfreda (nella foto), assessore alla Protezione sociale di Rimini Lo sforzo dell’Amministrazione in questo senso è massimo: abbiamo posto il tema dell’emergenza abitativa tra i cardini dello scorso bilancio attraverso i circa 4,5 milioni di stanziamenti inseriti nel Patto per la casa, tra fondi per inquilini morosi incolpevoli, fondo sociale per l’affitto, fondo povertà, agenzia per la locazione”.

Superare il cortocircuito

Ma a Rimini il tema della casa è ancora più complesso. Ormai da tempo, infatti, il contesto riminese presenta un paradosso: di fronte a una scarsità cronica di alloggi per le famiglie si trovano sempre più appartamenti sfitti o destinati ai turisti (soprattutto nella forma dei tanto discussi affitti brevi).

Secondo i dati di Acer (l’Azienda Casa dell’Emilia-Romagna), a Rimini figurano sfitte 12.600 abitazioni, tra seconde case, vuote e turistiche mentre, parallelamente, circa 3.000 persone a livello provinciale sono in attesa di un alloggio. Un paradosso che rappresenta la sfida più grande di questa fase storica, sul tema dell’emergenza abitativa a Rimini. In tal senso, nei giorni scorsi l’assessore Gianfreda ha affidato alla stampa locale la notizia di un progetto del Comune finalizzato proprio a combattere, per quanto possibile, la carenza di alloggi in affitto, attraverso la realizzazione di circa cento nuove abitazioni di edilizia sociale.

Attraverso tre operazioni diverse: 80 alloggi (a destinazione popolare e cohousing) d’intesa con Acer presso l’ex mercato ortofrutticolo lungo la via Emilia, una decina (sempre in cohousing) a Torre Pedrera in collaborazione con Confcooperative e circa 10 abitazioni in un’area di proprietà del Valloni in città.

Progetto senz’altro utile, ma che difficilmente sarà decisivo per un reale cambio di passo nel gestire il problema dell’emergenza abitativa. Grande assente, su questo tema, è un piano di aiuti strutturale che arrivi dall’alto. “ Prioritario dare una risposta a un bisogno di abitazioni in affitto a canoni calmierati nei capoluoghi ad alta tensione abitativa. – sottolinea in una nota il Sunia (Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Affittuari) A questo fine serve un vero piano nazionale di edilizia popolare e sociale che sappia dare una risposta alla crescente area del mercato del lavoro con bassi redditi e con lavori precari”.

Per evitare che dall’allarme si passi a una vera e propria bomba sociale.