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Cara… acqua

LO STUDIO. Da Cittadinanzattiva emerge che Rimini ha la bolletta più alta in regione. È davvero così?

Hera puntualizza: “I numeri dello studio si basano sui consumi nazionali, che però a Rimini sono sensibilmente più bassi. Pesano, inoltre, investimenti e costi per una rete di alta qualità”

Oro blu: così potremmo definire l’acqua nel mondo di oggi.

Risorsa fondamentale di per sé (per ovvi motivi), diventa ancora più preziosa in un’epoca storica caratterizzata da cambiamenti climatici e conflitti diffusi, che ne rendono più complessi approvvigionamento, gestione e distribuzione. Per ricordarne l’importanza e per promuovere azioni concrete per la sua valorizzazione, dal 1992 l’ONU celebra la Giornata mondiale dell’acqua, il 22 marzo di ogni anno. In Romagna la ricorrenza assume un valore particolare, in un territorio che in anni recenti ha vissuto un rapporto complesso con la risorsa idrica, sia un senso (con la siccità) sia nell’altro (con l’alluvione del 2023). Guardando al Riminese, la Giornata di quest’anno ha portato con sé un risvolto amaro. Per la ricorrenza, infatti, l’Osservatorio Prezzi e Tariffe della onlus Cittadinanzattiva  ha pubblicato il XIX Rapporto sul servizio idrico integrato, che ha preso in esame i numeri delle bollette dell’acqua a livello nazionale, con un focus sull’Emilia-Romagna. Dati dai quali emerge che, tra i capoluoghi di provincia, Rimini si piazza sul gradino più alto del podio per le tariffe idriche in regione.

I numeri

Nello specifico, l’indagine prende a riferimento il consumo annuo di acqua a livello nazionale, basato su una famiglia tipo composta da tre persone, che ammonta a 182 metri cubi (mc), riportando che la tariffa nazionale nel 2023 si attesta su 478 euro, salendo a 517 a livello regionale e raggiungendo addirittura i 606 euro a Rimini, in aumento di oltre il 3% rispetto al 2022. Una famiglia media riminese, dunque, l’anno scorso si è trovata ad avere la bolletta più alta della regione e sensibilmente superiore alla media nazionale.

Un dato rilevante, soprattutto se si considera che la dispersione idrica nel Riminese è al di sotto della media regionale e tra le più basse in Emilia-Romagna (25% contro il 31,3%). Da cosa è causata questa situazione? Ma soprattutto, come vanno interpretati questi numeri?

Hera fa chiarezza

Ad approfondire la questione, analizzando la fotografia scattata da Cittadinanzattiva, è la stessa Hera, società fornitrice del servizio idrico sul territorio di Rimini. “ I numeri dello studio prendono a riferimento i consumi a livello nazionale, che arrivano a 182 mc annui e, sulla base di questo, c’è una proiezione sugli stessi consumi nei territori. spiegano da Hera – Così facendo, a Rimini si ottengono i numeri che abbiamo visto.

Il punto, però, è proprio questo: si tratta di una proiezione sulla base di consumi che a Rimini non sono reali”.

Qual è la situazione riminese, dunque?

A Rimini – prosegue la società – per una famiglia di tre persone il consumo è di 130 mc (pari a 118 litri/abitante/ giorno), inferiore di 50 mc rispetto alla media nazionale. La bolletta idrica per le famiglie riminesi risulta quindi sensibilmente inferiore alla media nazionale, attestandosi sui 382 euro. Per circa 354 litri di acqua al giorno, dunque, pari al consumo di 3 persone, il costo è di poco più di 1 euro al giorno. Va inoltre sottolineato che anche se il dato reale è più basso di quello riportato nello studio, i numeri nel Riminese non sono certo tra i più bassi del territorio regionale, e questo è dovuto agli ingenti investimenti fatti e ai costi importanti necessari per avere una gestione della risorsa acqua di alta qualità”. Oltre, ovviamente, al peso esercitato dalla stagione turistica.

Nel periodo estivo nel territorio di Rimini si arriva quasi a raddoppiare il volume di acqua somministrato, a riprova del fatto che gli impianti del territorio devono avere una dimensione modulabile e tale da poter gestire un’utenza che d’estate aumenta in modo così significativo, con conseguenti impatti sulla gestione e manutenzione impiantistica. A Rimini la spesa per il servizio idrico comprende quindi i costi per tale gestione ad assetto variabile del servizio idrico, ma anche i costi che derivano dall’elevato livello degli investimenti e dalla complessità degli interventi che si sono resi necessari in questi ultimi anni per il PSBO (Piano di Salvaguardia della Balneazione), l’importante progetto per la tutela della costa e la salvaguardia idraulica in caso di eventi meteorologici intensi. Da ricordare inoltre il tema delle perdite idriche molto contenute a Rimini, conclude Hera – a dimostrazione che quella del Riminese è una rete (3.000 km di rete d’acqua e 2.500 km di fognature) efficiente e ben manutenuta, risultato che deriva, per l’appunto, dagli investimenti.

Investimenti che proseguiranno: nel nuovo piano industriale sono previsti impieghi complessivi per oltre 4,4 miliardi di euro nel quinquennio 2023-2027”.