Home Cultura AUGUSTO TAMBURINI, IL ‘RICCIONESE’ DIMENTICATO

AUGUSTO TAMBURINI, IL ‘RICCIONESE’ DIMENTICATO

STORIA&STORIE. Tra i maggiori psichiatri italiani dell’800, contribuì fattivamente ai processi che portarono all’autonomia comunale di Riccione. Oggi, però, il suo ricordo è pressoché scomparso. Un libro per riscoprirlo

In questi giorni Riccione festeggia i propri 100 anni di autonomia comunale. Era il 19 ottobre del 1922, infatti, quando la Perla Verde, da frazione periferica di Rimini (spesso definita come nient’altro che una landa sabbiosa) divenne, attraverso Regio Decreto, un Comune a tutti gli effetti. Furono tanti i personaggi che contribuirono in modo decisivo, a livello culturale (e non solo), all’affermazione di Riccione come entità autonoma e con una propria identità. Alcuni sono rimasti nella memoria collettiva dei riccionesi; altri, invece, sono stati per lo più dimenticati.

Tra questi, c’è sicuramente Augusto Tamburini: brillante psichiatra, fu uno dei maggiori esponenti della disciplina a livello nazionale, tanto da essere noto anche oltre confine. Innamorato di Riccione, ebbe un ruolo attivo nei processi che portarono all’autonomia comunale ma, come detto, il suo nome è pressoché scomparso dai ricordi dei riccionesi. Per riportare alla luce questa importante figura, Fosco Rocchetta, già direttore della Biblioteca comunale di Riccione e fondatore del Museo del Territorio, nonché autore di numerosi libri dedicati alla storia locale, ha realizzato il volume Augusto Tamburini (18481919) – Illustre pischiatra e presidente della Pro Riccione (edito da La Piazza Editore).

Il libro, che sarà presentato il 29 ottobre nel contesto degli eventi legati al centenario (alle 17.30 presso il Palazzo del Turismo di Riccione), ha proprio l’obiettivo di riscoprire la figura di Augusto Tamburini, attraverso documenti, analisi e immagini che ne ricostruiscono il ruolo nella Perla Verde di un secolo fa.

Tra la fine degli anni ’70 dell’800 e il 1919 Tamburini mostrò un vero affetto per la nostra città. – spiega Fosco Rocchetta Lo scienziato costruì, infatti, uno dei primi villini nel nascente centro balneare, a breve distanza dal casello n. 120, arcaica stazione di Riccione, e dalla ‘Viola’ (poi viale Maria Ceccarini), sentiero che collegava la Flaminia al mare. Feconde ricerche bibliografiche ed archivistiche mi consentono di svelare il profondo legame che unì l’insigne psichiatra a Riccione, frequentata con la sua famiglia per oltre trent’anni. Qui morirà, il 28 luglio 1919, a causa della ‘spagnola’, influenza che fece milioni di morti in tutto il mondo. Più scritti, apparsi in periodici dell’epoca ne attestano il radicamento e l’adesione alla vita socio-culturale del luogo, che lo vide stimato ed ammirato ospite”.

Il suo impegno per la città

Augusto Tamburini fu membro autorevole e Presidente della Pro Riccione, ente nato nel 1905 allo scopo di curare gli interessi dei riccionesi e dei villeggianti dell’allora frazione di Rimini. Fece anche parte, per volere di Maria Ceccarini, del primo Consiglio dell’Ospedale “Giovanni Ceccarini”, inaugurato nel 1893, e dedicato dalla benefattrice americana al marito, prematuramente scomparso. Il saggio è corredato da una ricca iconografia, dal curriculum vitae, dall’ampia bibliografia degli scritti, e dai principali fatti che ne segnarono la presenza ‘riccionese’. – continua l’autore del libro – Vi sono, perciò, validi motivi perché Riccione, a cui il Professore donò la sua qualificata e disinteressata competenza medico-amministrativa, lo celebri degnamente, sebbene dopo un secolo. Le iniziative per il centenario del Comune sono, a mio avviso, l’occasione migliore per assolvere un debito di riconoscenza che la Città ha verso questo maestro della psichiatria, a lei legatissimo, fin dal suo arrivo. Augusto Tamburini, dopo la morte, è stato purtroppo del tutto dimenticato: un fatto arduo a capirsi, visto l’alto livello morale ed intellettuale d’uno scienziato che contribuì, fattivamente, a trasformare un modesto paese, qual era Riccione, in un centro turistico di fama internazionale”.

Questo avvenne anche grazie alla costruzione, da parte di Tamburini, di uno dei primi villini di quello che era il nascente centro balneare della Perla Verde. La nascita di questa struttura è riportata nel libro di Rocchetta, racconto che riportiamo di seguito.

Il villino Tamburini

“Diversi articoli di giornali e periodici riminesi, compresi numeri unici, per lo più estivi, nell’arco di tempo che va dal 1878-79 al 1919, rivelano la costante frequentazione del lido romagnolo da parte dell’illustre psichiatra, con la moglie Emilia Trebbi e famiglia, per oltre trent’anni. E questo sino alla sua dipartita avvenuta a Riccione, dopo una lunga malattia, nel suo villino, il 28 luglio 1919. Si può supporre che la causa del decesso sia da attribuirsi alla ‘Spagnola’, pandemia influenzale che tra il 1918 ed il 1920, causò la morte di milioni di persone in tutto il mondo.

Si riporta quanto scritto dal numero unico Riccione Estivo dell’agosto 1894: «Verso il 1878 sorsero i primi villini sul mare… antesignano quello del commendator Natalini, poi quelli che ora sono dei signori Tamburini e Zoli, indi, quasi contemporaneamente, le prime costruzioni di Trombopoli [villini della contessa Luigia Trombi bolognese nda], lo Chalet di Ferri, il villino Bonfigli e Casati. E le prime abitatrici di Riccione al mare di tanta luce di brio e di eleganza circonfusero la deserta landa che in poco, altri vennero ed altri villini sorsero ogni anno tanto che oggi sono sessanta.

Venivano le belle dame a cercare nel deserto lembo di spiaggia riposo alle lotte dello spirito, credevano nascondersi alcun poco agli sguardi mondani qui dove della vita non giungeva alcun eco… invece il mondo qui le seguiva, la luce che credevano evitare con loro stesse portavano. E ritornano le gradite ospiti e con loro ogni anno più gente attraggono. Ed io saluto di cuore le fondatrici di Riccione sul mare e più specialmente saluto quelle che anche in questo anno mi è dato di rivedere, le signore Lenina Minghetti, Balbina Cavalieri, Elisa Casati, e le signorine Bonfigli, Zoli, e Tamburini e mi auguro e spero che come ora, più per l’avvenire su questa sicura spiaggia siano accolti con gentilezza, con riconoscenza gli ospiti estivi che fanno bella, allegra, elegante e prospera l’antica borgata di pescatori»”.

Il lavoro di Rocchetta ha ottenuto anche l’apprezzamento da parte di Valeria Secchi Short, pronipote dello stesso Augusto Tamburini, espresso attraverso una lettera inviata da Boston, dove vive, direttamente all’autore.