Home Attualita A Bruxelles per (ri)scoprire la coscienza europea

A Bruxelles per (ri)scoprire la coscienza europea

RIMINESI ALL’ESTERO

Clara Versari, 24enne di Rimini, lavora presso il Parlamento UE. Un’esperienza entusiasmante, che diventa l’occasione per ritrovare consapevolezza della nostra appartenenza europea. Il suo racconto

Quanto spesso si sente affermare che l’Unione europea non è altro che un insieme di istituzioni fredde e lontane, disinteressate ai veri bisogni e alle reali esigenze dei cittadini? Tantissime. Ma come spesso accade, per conoscere davvero qualcosa è necessario farne esperienza diretta, in prima persona. Ed è ciò che ha fatto Clara Versari (nelle foto), giovane riminese che, poco dopo aver conseguito la laurea in Giurisprudenza, ha colto l’opportunità di lavorare nel gruppo di collaboratori di un membro del Parlamento europeo (Massimiliano Salini), a Bruxelles.

Un’esperienza nata anche da un pizzico di incoscienza giovanile, ma che diventa occasione per raccontare la realtà europea da una diversa prospettiva.

Clara, partiamo dall’inizio: com’è cominciato il percorso che ti ha portato all’interno delle istituzioni UE?

“A Rimini ho frequentato il Liceo classico ‘Dante Alighieri’ e, dopo la Maturità, mi sono trasferita a Milano dove ho studiato Giurisprudenza.

Percorso universitario terminato di recente, lo scorso febbraio, quando mi sono laureata con una tesi dedicata al diritto europeo. Sono molto appassionata di diritto, ma la vera scintilla nei confronti di quello dell’Unione Europea è scattata durante il periodo in cui mi trovavo a Praga, in Erasmus”.

Raccontaci.

“Studiando diritto europeo ed entrando in contatto con tanti coetanei provenienti da diverse nazioni dell’UE, ho iniziato a capire quale fosse la vera portata dell’Europa, sotto tutti i punti di vista, da quello umano, sociale a quello giuridico ed economico. Ho acquisito la consapevolezza della reale importanza dell’UE e me ne sono innamorata: per questo ho deciso, poi, di fare la tesi sul diritto europeo (nello specifico sulla disciplina dell’intelligenza artificiale, le cui prime norme sono state approvate proprio in questi giorni). E, allo stesso tempo, è stata questa esperienza a farmi capire che avrei voluto intraprendere un percorso all’interno delle istituzioni europee”.

E come sei arrivata a realizzare questo desiderio?

“La scorsa estate, nel 2022, un’amica di mia madre mi ha segnalato una serata organizzata a Rimini nella quale sarebbe stato presente un parlamentare europeo per un dibattito legato alle elezioni politiche che si sarebbero poi tenute a settembre. Così sono andata all’incontro e, una volta terminato, ho preso coraggio e sono andata a conoscere il parlamentare, per raccontare la mia passione e il mio desiderio di lavorare in quell’ambito. A essere sincera la mia intenzione non era certo quella di cercare un impiego direttamente nella sua squadra, quanto più la volontà di fare un primo passo in quel mondo, per cominciare ad avere contatti, suggerimenti e consigli su come muovermi e da dove cominciare. Con mia graditissima sorpresa, ho appreso che c’era la possibilità di svolgere dei periodi di stage proprio nel suo gruppo di collaboratori: così, una volta laureata, mi sono trasferita a Bruxelles per cominciare questa esperienza.

E, a ripensarci, penso che sia davvero bellissimo il modo in cui tutto questo è successo, con una serie di circostanze che si sono presentate nel modo giusto al momento giusto e, devo dire, con un pizzico di incoscienza che ha fatto il resto”.

In cosa consiste il tuo lavoro?

“Ogni parlamentare europeo ha un gruppo di collaboratori, gli APA (Assistenti Parlamentari Accreditati) che sono veri e propri professionisti che affiancano il rappresentante nel suo lavoro e, in aggiunta, ci possono essere alcuni stagisti, tra cui ci sono anch’io. In sostanza, dunque, il mio lavoro consiste nel coadiuvare gli assistenti del parlamentare in tutti i loro compiti. Si tratta, nello specifico, soprattutto di lavoro di tipo legislativo, ossia aiutare il parlamentare eletto a gestire una proposta di legge e a seguirne tutto l’iter democratico previsto dal Parlamento UE. Mi ritengo molto soddisfatta, perché nella squadra in cui lavoro gli stagisti sono responsabilizzati, e questo mi permette di assistere in prima persona a tutto quel processo che contribuisce alla nascita delle leggi europee”.

Come funziona?

“Quando nasce una proposta di legge europea, gruppi, organizzazioni e portatori di interesse che possono avere un impatto da questa legge (ad esempio aziende, associazioni professionali o di categoria) cominciano un dialogo con i rappresentanti europei, finalizzato a trovare un punto di incontro su eventuali emendamenti, in modo da avere leggi che possano andare incontro alle esigenze espresse dai territori. Un dialogo importante, portato avanti dal parlamentare assieme agli assistenti e a eventuali stagisti, che una volta raggiunto un punto di accordo porta a modifiche e adeguamenti di quella proposta di legge. A quel punto, nella commissione interna al Parlamento europeo che si occupa della specifica materia a cui la proposta di legge si riferisce, comincia una fase di negoziazione tra diversi parlamentari appartenenti a diversi gruppi politici, in modo che siano i rappresentanti democraticamente eletti a discutere la proposta di legge in esame. Una volta trovato un punto di sintesi anche in questa fase, si procede con l’iter tra Parlamento e Consiglio dell’UE. In sostanza, dunque, ho il grande onore di vedere una parte molto estesa del processo che porta alla nascita della legge europea ed è un’esperienza estremamente emozionante”.

Dalla tua esperienza professionale a quella personale. Com’è la vita a Bruxelles?

“In Italia si tende ad avere un’immagine un po’ distorta di città come queste, o comunque dei luoghi e dei Paesi legati in modo così stretto alle istituzioni europee. Si ha l’idea di Paesi caratterizzati da un elevato ritmo della vita, abitati da persone molto seriose, che hanno nel lavoro e nelle produttività le proprie priorità. Ma, almeno per quella che è la mia esperienza, non è così: ho trovato una città caratterizzata da grande serenità, con persone tranquille, educate e gentili, con una qualità e ritmi di vita del tutto gestibili”.

Per forza di cose, Bruxelles è una città legata a doppio filo all’UE e alle sue istituzioni. Si respira, per questo, un particolare senso di appartenenza all’Europa oppure no?

“Si percepisce la presenza di una certa coscienza europea. Non è facile da spiegare, ma è una sensazione che avverto. Innanzitutto la città stessa è un mix di etnie e di culture, talmente eterogeneo da rendere palese che ci deve essere qualcosa che tiene tutti uniti. C’è un aneddoto che può aiutare a comprendere questa sensazione. Il Parlamento europeo organizza degli open day in cui è possibile assistere ai lavori e tempo fa, con degli amici, sono andata anch’io. Mi sono trovata davanti a un grande numero di persone provenienti, sostanzialmente, da tutta Europa, ad assistere in prima persona a quel meccanismo che permette all’Unione di vivere e andare avanti.

In quell’occasione, in modo particolare, ho sentito di appartenere a tutto questo.

Certo, non è lo stesso sentimento che si può provare per il proprio Paese, ma va comunque sottolineato, perché spesso si tende a percepire le istituzioni europee come qualcosa di freddo e distante, che non ha a che fare con noi, mentre invece le sensazioni provate qui raccontano tutt’altro”.

Hai raccontato il tuo passato e il tuo presente. Cosa vedi nel tuo futuro?

“Il mio stage finirà a breve, ma il mio desiderio è quello di proseguire il mio percorso nelle istituzioni europee. In particolare, mi piacerebbe poter fare l’esperienza ‘contraria’, ossia lavorare per quei gruppi portatori di interesse che dialogano con i parlamentari nel processo di legislazione (come spiegato prima). In questo modo avrei la possibilità di vedere come funziona il sistema anche dall’altra prospettiva, e per questo sto cercando contatti in tal senso. Questo è ciò che mi affascina adesso, ma ovviamente nella vita mai dire mai. In termini generali, però, il mio desiderio è quello di poter contribuire a soddisfare i bisogni delle persone, e mi entusiasma il fatto che qui, attraverso l’UE, in un certo senso sia possibile farlo”.

La tua Rimini come si inserisce in questi progetti?

“Ho sempre avuto e sempre avrò un rapporto bellissimo con Rimini, è la mia casa ed è, senza alcun dubbio, una delle città più belle del mondo. Ad oggi, però, sento che per realizzare quello che desidero devo andare altrove, nonostante una parte di me, ovviamente, continuerà a sentirne sempre la mancanza”.