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Lupi, la paura non si placa

IL TEMA. L’uccisione del cane ‘Birra’nel giardino di casa, nonostante un sistema di protezione avanzato, riaccende la preoccupazione

Dalla Regione si fa riferimento a un ‘comportamento anomalo’ del lupo: in presenza di umani avrebbe dovuto andarsene, ma così non è stato. Possibilità di nuove modalità di intervento?

Nonostante le parole degli esperti che di recente sono intervenuti sottolineando la necessità di un generale ridimensionamento del fenomeno e degli allarmismi, la paura del lupo non accenna a placarsi a Rimini. Anzi. A diffondere timore è, in particolare, l’episodio dell’uccisione del cane ‘Birra’ da parte di un lupo nella notte di Ferragosto, uno dei quattro casi di predazione avvenuti in un solo mese nel riminese, che si è distinto per la sua dinamica: il cane è stato ucciso e portato via nel giardino dell’abitazione dei suoi padroni, Ilaria Chiarabini e Cesare Paris, in via Santa Cristina nella zona del Podere dell’Angelo (teatro di un altro episodio di predazione di un animale domestico poco tempo prima), in pochissimi secondi e arrivando a una manciata di metri dalla porta d’ingresso della casa. Un fatto che inevitabilmente suscita preoccupazione, soprattutto pensando alla presenza in famiglia di due bambini piccoli, abituati a giocare proprio in quel giardino. Tanto da portare all’organizzazione di un incontro con i residenti che ha visto oltre 150 presenti, per un dibattito che si è posto l’obiettivo di far sentire la propria voce alle istituzioni, anche nazionali, attraverso una raccolta di firme e la volontà di recarsi direttamente a Roma per un incontro.

L’episodio della famiglia Paris

È la stessa Ilaria Chiarabini a raccontare l’accaduto. “ Dopo il cane ucciso al Podere dell’Angelo, non abbiamo più fatto stare fuori Birra (il Jack Russell di famiglia, ndr), che dormiva in casa con noi, nonostante l’abitazione sia completamente circondata da una recinzione anti-intrusione alta più di un metro e settanta. Verso le 22 della sera di Ferragosto, l’abbiamo fatto uscire con mio marito giusto per gli ultimi bisogni prima di chiudere tutto per la notte. A un certo punto mio marito è dovuto rientrare un attimo in casa, ma si è trattato davvero di pochissimo tempo, mezzo minuto. Quando è ritornato, il nostro cane non c’era più”. Le paure sono state subito confermate dai video delle telecamere di sorveglianza. “ Dalle riprese abbiamo visto che il lupo si era appostato dietro un cespuglio, aspettando il momento in cui il cane fosse rimasto da solo: a quel punto in pochissimi secondi l’ha preso, ucciso e portato via. Una scena terrificante, soprattutto perché avvenuta davvero a pochi metri dall’ingresso di casa, dove i nostri figli giocano”. Nemmeno una recinzione di quel tipo, dunque, ha potuto evitare l’accaduto. “ Il giorno dopo, alla luce del sole, abbiamo verificato che non ci fossero buchi nella recinzione o nel terreno, idonei a far passare il lupo.

Ma poi abbiamo trovato dei ciuffi di pelo in cima alla recinzione, di colore bianco quindi appartenente al nostro cane, e abbiamo analizzato le videocamere al calore che abbiamo installato in quel punto della casa. Da lì la conferma: il lupo ha scavalcato la recinzione in quel punto”.

I dettagli dell’episodio si sono diffusi e, come detto, la paura si è intensificata, nonostante gli esperti, nelle ultime settimane, abbiano invitato alla calma.

Mi fido degli esperti e dei dati scientifici, ci mancherebbe. – prosegue Ilaria Chiarabini – Ma non possiamo nemmeno ignorare quanto successo. E vorrei sottolineare, in riferimento ai consigli di prevenzione diffusi di recente, che nel nostro caso non lasciamo mai fuori dalla casa rifiuti o crocchette del cane, quindi il lupo non può essere stato attirato da questo. Non solo: ci è stato detto che non abbiamo i dispositivi di protezione idonei contro questi animali e ci è stato indicato di procedere innalzando la recinzione, inclinandola verso l’esterno con, inoltre, la possibilità di elettrificarla.

Ma si tratta di cambiamenti difficilmente sostenibili, a livello economico ma anche pratico: ci siamo rivolti a dei tecnici che ci hanno spiegato che con una rete del genere, in un terreno come il nostro, se elettrificata basterebbe un minimo movimento dell’erba per farla scaricare. Si tratta di misure comprensibili se si parla di un’azienda agricola, ma per noi privati diventa molto complicato. Occorre, a mio avviso, intervenire a monte, con una vera prevenzione da parte delle istituzioni”.

Comportamento anomalo?

Ferma restando la necessità di non esasperare la situazione e l’allarmismo, proprio in questi giorni dalla Regione è arrivato un intervento sul caso in esame. Nello specifico, come riportato dalla stampa locale, si è espresso Pier Claudio Arrigoni, responsabile Attività faunistico-venatorie della Regione per la provincia di Rimini, che per l’episodio del cane Birra ha parlato di “ comportamento anomalo” dell’esemplare di lupo. “ In presenza di esseri umani, l’animale dovrebbe andarsene, ma così non è avvenuto” ha spiegato, aggiungendo di aver presentato una relazione “ a Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e all’assessore regionale al fine di adottare un protocollo di azioni straordinarie”. In attesa di sviluppi, visto lo status del lupo come specie protetta, l’unica via rimane la prevenzione.

Con una potenziale svolta: la recente approvazione della “Legge Montagna” ha recepito il declassamento dello status di protezione del lupo introdotto in sede europea nei mesi scorsi. Sulla carta, dunque, potrebbero davvero cambiare le modalità di gestione del lupo, in senso più permissivo.