Ma…il carcere, ti è servito? E’ una delle domande, tante, che gli studenti delle medie di Ospedaletto e della Fondazione Valmarecchia di Novafeltria hanno posto a Lorenzo, 21enne di origini sarde. “Non so se sarei riuscito a smettere di drogarmi se non mi avessero arrestato”, risponde disarmato, e senza esitazioni, Lorenzo. “Mi è servito perché privato della tua vita, della tua libertà, il mondo ti cade addosso. Ma ricordate che il carcere deve essere l’ultima spiaggia, se riuscite a rendervi conto dei segnali prima dovete chiedere aiuto, subito”.
Siamo ai Casetti, come i riminesi chiamano la casa circondariale locale. Nel polo di formazione regionale, a un passo dalle celle, ma fuori dalle mura più protette. Gli studenti partecipano al nel carcere di Rimini, dove Lorenzo sconta una pena Rimini per scontare la sua pena. Gli studenti sono lì, accompagnati da docenti e dirigenti, nell’ambito del progetto “Divertirsi in sicurezza” elaborato dalla sezione riminese dell’Associazione nazionale della magistratura. “Lo abbiamo elaborato l’anno scorso in concomitanza con l’anniversario delle stragi di Capaci e di via D’Amelio”, spiega la presidente Annadomenica Gallucci. “Il nostro obiettivo è spiegare ai ragazzi che bisogna rispettare le regole in tutti i contesti, anche nei luoghi del divertimento. Sarebbe vano parlare di lotta alla mafia e di legalità se non si partisse dall’osservare le regole anche nei momenti dedicati al piacere e allo svago”.
Tirare da uno spinello “sembra un gesto innocente – continua Lorenzo – ma invece si entra in una dipendenza difficile da abbandonare e si può arrivare a commettere reati. Tutto accade in un attimo senza avere il tempo di rendersene conto”. L’invito, quindi ai ragazzi presenti è a non iniziare o, nel caso, a chiedere subito aiuto per venirne fuori prima di commettere gesti di cui ci si potrebbe pentire.
“C’è sempre la possibilità di fermarsi prima, per questo Anm è qui oggi: crediamo veramente si possa cambiare e fermarsi prima”, sottolinea Gallucci.”Il carcere deve essere l’ultima spiaggia, un pronto soccorso che arriva quanto tutte le opportunità che ci sono fuori, come il Sert, non sono più utilizzabili”, aggiunge Mercurio.
Tra le domande dei ragazzi, a Lorenzo, Gallucci, alla direttrice del carcere di Rimini Palma Mercurio, agli avvocati Linda Mastrodomenico e Piergiorgio Tiraferri, Laura Ungaro capo area educativa e Aurelia Panzeca dirigente aggiunto, soprattutto i più piccoli si chiedono: come le droghe entrano in Italia? “Certo non dovrebbe entrare”, è la risposta degli adulti presenti. Che ribadiscono: “Quando date i vostri soldi per comprare una canna, quei soldi arrivano ai circuiti criminali. La droga fa male alla salute, danneggia chi la usa e chi la vende. Tuttavia, il dolore dello spacciatore in carcere non è mai paragonabile al male che fanno a voi. Chi vi vende la droga non ha a cuore la vostra salute”.