Il Ponte

San Patrignano, intervista a Virgilio Albertini

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Nel 2022 sono stati 361 i nuovi ospiti accolti dalla comunità terapeutica di San Patrignano, 292 i maschi e 69 le ragazze, percentuale che rispecchia quella degli ultimi anni nel rapporto fra uomini e donne. Fra questi l’età media è stata di 32 anni, andando dai 13 anni della ragazzina che ha fatto il suo ingresso nel centro minori femminile, ai 62 di quello più anziano. Principalmente si è trattato di ospiti provenienti dall’Italia (solo cinque gli stranieri), con Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto a confermarsi fra le prime regioni per invio di persone.

Per capirne di più abbiamo rivolto alcune domande al responsabile accoglienza di San Patrignano, Virgilio Albertini.

 Quali sono i principali motivi che hanno spinto questi nuovi ospiti a bussare alle porte di SanPa?

Sono ragazzi e ragazze che volevano dare una svolta alla loro vita, che avevano capito che non potevano continuare ad andare avanti distruggendosi giorno dopo giorno, ma che allo stesso tempo non riuscivano a dire basta da soli. Si tratta di persone che hanno avuto la forza e il coraggio di provare a cambiare la loro esistenza e che hanno suonato alla nostra porta. Una scelta che sappiamo essere molto difficile e per questo siamo pronti a sostenerli negli inevitabili momenti di difficoltà che gli si porranno davanti.

Si notano differenze sulle dipendenze dei nuovi ospiti rispetto a qualche anno fa, 5 o 10 anni fa?

Di base gli ospiti portano con sé un male di vivere e un disagio che se possibile, specie fra i giovani, ci pare sempre più profondo. La loro maggiore difficoltà è quella di riuscire ad immaginare un futuro. Per quanto riguarda il preciso fenomeno della tossicodipendenza rispetto a cinque o dieci anni registriamo un grande aumento del consumo di cocaina e crack, forse figlio anche del fatto che i giovani vivono una realtà in cui le sostanze non sono più un tabù come negli anni ’80 – ’90.

Sono venuti spontaneamente oppure inviati dal Tribunale o spinti da genitori e/o famiglia?

Tutti i maggiorenni che entrano in percorso a San Patrignano lo fanno volontariamente, compresi quelli che scelgono di scontare qui una pena in alternativa al carcere. È altrettanto vero che spesso la spinta delle famiglie è determinante. Molti se non vengono perché spinti dalla famiglia, magari prendono questa decisione per la loro famiglia, per non fare soffrire oltre modo i propri parenti. Quando si pensa alla tossicodipendenza, si deve sempre avere in mente che si tratta di un problema che coinvolge chi fa uso di sostanze, ma che inesorabilmente va a rovinare la vita anche di tutte le persone che gli stanno attorno. E se è facile che gli amici siano i primi ad abbandonarli, è altrettanto vero che per padri, madri, sorelle e fratelli con cui convivono, il problema si trasforma in dramma. Le uniche persone che vengono inviate dai tribunali e dai servizi sociali in comunità sono i ragazzi e le ragazze minorenni che seguono il percorso nei due centri per minori.

Oltre alle sostanze stupefacenti, i nuovi ospiti hanno dipendenze da altro?

Guardiamo alle dipendenze a tutto tondo, tossicodipendenza, ludopatia e alcolismo, anche se è indubbio che gran parte della popolazione di San Patrignano sia composta da persone il cui primo problema è determinato dalla dipendenza da sostanze. Fra questi, il problema principale è quello della poliassunzione, con ragazzi che arrivano a sballarsi con qualsiasi sostanza, per il solo gusto di stordirsi. Oltre a questo dobbiamo considerare che tutte queste dipendenze sono spesso correlate fra loro, tanto che spesso chi usa cocaina, è anche ludopatico e alcolista. Detto questo, da sempre ci impegniamo a intervenire non sulla “malattia” ma piuttosto sul sintomo che la genera. Quindi non diamo troppo importanza alla dipendenza, quanto al malessere e al problema che l’ha scatena e su cui andiamo a lavorare.

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