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Turismo sulla Linea Gotica?

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Il turismo culturale sta scoprendo una stagione d’oro. Al turista contemporaneo – istruito e informato – piace l’idea di fare esperienza di un posto e di carpirne lo spirito. La Valconca vuole puntare su un ambito ben preciso, quello del turismo storico-bellico. Chi ha i nipoti oramai grandi o addirittura i bisnipoti ricorderà come i fronti più caldi dello scontro fra tedeschi e truppe alleate nella tarda estate del 1944 si snodavano proprio da San Marino in giù, verso la zona sud della provincia di Rimini. Gemmano è stata persino ribattezzata la “Cassino dell’Adriatico”, tanta fu la distruzione del suo centro che la accomunò al noto paesino laziale.
Da una partnership tra questo comune e quelli di Montescudo/Montecolombo e Montegridolfo, e sulla spinta del progetto europeo ‘Appeace: war places/peace citizens’, è nata una brochure redatta dall’Istituto per la storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea di Rimini che propone due itinerari lungo la Linea gotica, spiegati anche in lingua inglese e tedesca. A guidare i visitatori in un viaggio di senso compiuto tra le colline un tempo fumanti per le granate esplose, ci hanno pensato i due storici riminesi Elisa Gardini e Daniele Susini, supervisionati da Paolo Zaghini, autori del testo ProMemoria, lungo la Linea gotica orientale.

Gardini e Susini, qual è lo scopo di questa pubblicazione?
“Promuovere una storia e un territorio. Questa è la prima opera divulgativa sulla Linea Gotica della bassa Romagna, le altre sono tutte tecniche. L’obiettivo è far visitare ai turisti non solo il nostro mare, ma anche l’entroterra e quei centri che hanno subito l’offensiva del fronte e gli sconvolgimenti della guerra. Oltre a consolidare la memoria”.

Che battaglia fu quella che si combatté nell’agosto del ’44 in Valconca?
“L’offensiva si era già preparata mesi prima. Tutto il territorio di Rimini fino alle Marche subì in quel periodo terribili rastrellamenti; le truppe della Wehrmacht se la prendevano con gli abitanti che non andavano a combattere. La battaglia vera e propria si è combattuta tra il 25 agosto e la fine di settembre, dagli scontri sul fiume Foglia alla liberazione di Bellaria-Igea Marina. Ci fu una guerriglia combattuta casa per casa, uno scontro dove le chiese hanno giocato un ruolo di rilievo perché, per la loro posizione strategica, venivano prese di mira”.

Quali sono state le zone di maggiore conflitto?
“Innanzitutto Gemmano, poi l’area tra Coriano e Riccione dove si è combattuta la grande battaglia per Rimini. Montegridolfo è stato il primo caposaldo tedesco del nostro circondario ad essere liberato, il 31 agosto. Il suo comune è molto attivo nel ricordo di quei giorni grazie al Museo della Linea Gotica. Altro punto focale degli scontri fu San Savino dove si è combattuta una battaglia particolarmente intensa. Il centro di Montescudo ne è stato in gran parte distrutto”.
Che ruolo hanno giocato gli abitanti nella battaglia?
“I comuni coinvolti lungo la Linea Gotica erano e sono piccoli. I loro abitanti avevano accolto molti sfollati. Ci sono state perdite ingenti durante la battaglia per Rimini, persino eccidi di civili. I centri storici sono stati in gran parte danneggiati. Lo scopo della guida è anche quello di raccontare le storie dei civili”.

Qualche esempio?
“A Cattolica si è verificato l’episodio resistenziale per eccellenza. All’epoca si viveva in un clima di terrore in cui chi si arrendeva veniva fucilato, come è capitato a Domenico Rasi e a Vanzio Spinelli, ai quali oggi è dedicato il lungomare della città. A Morciano, poi, era presente una stamperia clandestina che alimentava la propaganda anti-regime. Negli itinerari sono indicati anche i vari rifugi utilizzati dalle popolazioni per difendersi”.

Come trovarono rifugio i civili?
“Andarono sfollati nelle zone limitrofe. La sola San Marino ne ospitò circa 100.000. Quelli che rimasero in casa aiutarono la lotta partigiana riunendosi attorno alle canoniche. I preti tennero insieme le comunità dell’entroterra una volta che le autorità fasciste se ne erano andate. Sul campo, infatti, erano rimasti a combattere solo i tedeschi contro gli Alleati”.

Oggi un giovane che attraversa quelle colline per andare a scuola o in discoteca che cosa dovrebbe tenere a mente
“Che la memoria di quegli eventi non è fine a se stessa, perché le loro conseguenze sono tutt’ora presenti. È importante mettere a confronto le dinamiche presenti con quelle di allora, con le angherie che subirono i nostri predecessori. Gli studenti, quando li incontriamo, rimangono colpiti dai racconti della guerra, perché vedono una relazione tra di essi e le loro storie famigliari”.

Mirco Paganelli