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Nessuno escluso

La salute è un diritto universale che deve essere sempre e comunque tutelato. Lo Stato ha il dovere di garantire a tutti gli individui l’accessibilità a tale diritto. Più o meno è questo quello che sancisce l’articolo 32 della Costituzione italiana. Peccato che nella quotidianità non sia proprio così. I senza dimora che hanno perso la residenza; i comunitari che non hanno il tesserino sanitario perché gli è scaduto o gli extracomunitari che, avendo perso il lavoro, si ritrovano senza permesso di soggiorno, non hanno la possibilità di curarsi. Soli con la loro malattia. Con le loro paure. Respinti dallo Stato perché non in regola. Un esercito di persone che negli ultimi anni, causa la crisi economica, è aumentato a vista d’occhio. Per loro, adesso, però, c’è una speranza. Si chiama Nessuno escluso, è l’ambulatorio voluto dall’associazione «Madonna della Carità», da Anteas, dalla Croce Rossa Italiana e dai Frati dell’Opera Sant’Antonio. Una stanza nella sede della Caritas, in via Madonna della Scala, dove i pazienti arrivano all’indomani di un colloquio e dove possono parlare liberamente con medici e infermieri volontari che prestano parte del loro tempo ai più bisognosi.

Quando è nato
“Il progetto si può dire che nasce quattro anni fa. – spiega Isabella Mancino, responsabile dell’Osservatorio sulle Povertà – Durante il servizio di distribuzione farmaci che abbiamo in Caritas, ci siamo resi conto che il numero degli indigenti che si ritrovavano senza una copertura medica, vuoi perché senza residenza, vuoi perché gli era scaduta la tessera sanitaria, aumentava di mese in mese raggiungendo davvero cifre impressionanti. A quel punto abbiamo chiesto la possibilità di realizzare un tavolo di lavoro con altre realtà per capire se era solo una nostra sensazione o se davvero ci fosse tutta questa richiesta di aiuto. Il Tavolo si concretizzò il 18 maggio del 2015, tema centrale: «Povertà e salute». Con la Caritas c’erano gli Sportelli Sociali dei Comuni di Rimini, Riccione, Coriano e Cattolica; il Centro di Salute Mentale; il Sert; il Consultorio ginecologico e pediatrico; l’Ambulatorio Extra Cee dell’Ausl; la Papa Giovanni; l’Opera Sant’Antonio; la Croce Rossa Italiana; Anteas e il Centro di Aiuto alla Vita. Il percorso si è strutturato in tre incontri diversi che, però, hanno detto tutti la stessa cosa, ossia che la nostra sensazione era condivisa anche da tutti gli altri relatori seduti intorno al Tavolo. Da lì partì la volontà di realizzare questo ambulatorio presentando il progetto ai piani di zona e nel 2016 abbiamo finalmente ricevuto il via libera. In questi ultimi mesi abbiamo cercato di costruire un primo gruppo di volontari che potessero rendere concreto questo sogno scritto su un pezzo di carta. Sogno che il 9 novembre 2017 è diventato realtà grazie ai volontari dell’associazione Madonna della Scala, di Anteas, della Cri e dei Frati Opera Sant’Antonio”.

Come funziona e i dati
L’ambulatorio è attivo il giovedì mattina, dalle 9 alle 12. In sede c’è sempre un medico pronto a ricevere i pazienti. Che, però, prima sostengono un colloquio per capire i motivi che portano alla richiesta di una visita.
“Nei primi due mesi – continua Mancino – abbiamo avuto 59 colloqui. In 43 casi (14 femmine e 29 maschi) c’è stato un incontro vero e proprio. Di questi 43, 29 non avevano cittadinanza italiana, 13 erano italiani e solo uno aveva doppia cittadinanza. 34 erano senza dimora e 9 no. Un altro dato che fa riflettere è che su questi 43, 13 erano italiani, il 30.2%. In totale le visite sono state 39, con 107 farmaci distribuiti e buoni per ritirare altri farmaci pari a 244.20 euro. Insomma, l’impegno non è poco, ma abbiamo visto che le persone gradiscono questa attenzione, si sentono apprezzate nella loro totalità”.

L’appello
Aiutare tante persone, però, signfica anche stare tante ore in ambulatorio. Proprio per questo le realtà impegnate nel progetto «Nessuno escluso» lanciano un appello.
“Abbiamo bisogno di volontari, medici e infermieri, che possano donare parte del loro tempo a questa che noi riteniamo essere un’opera di giustizia sociale. Anzi, facciammo appello ai medici specialisti: ci serve il vostro aiuto, serve a queste persone che non possono permettersi visite ad hoc per le loro problematiche”.
È un dono (di tempo) che riempie il cuore.
Francesco Barone