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Le paturnie di un segretario

Il parroco di Cattolica invita i suoi parrocchiani a rispondere concretamente all’appello evangelico di accogliere gli stranieri. Lo fa dopo il Papa, il Vescovo, le Caritas e una miriade di confratelli. Il segretario provinciale della Lega si sveglia, rispolvera il suo certificato di battesimo e pontifica: “Da credente non sono mai voluto entrare in polemica con la Chiesa. Questa volta non potevo stare zitto. Siamo di fronte ad un’autentica invasione di campo, dall’altare si prega, non si fa politica”.
Cara Chiesa, detto in soldoni, tu stai pure in sacrestia a biascicare preghiere e accendere candele, che alla politica, ai problemi della vita, ci pensiamo noi. Si tratti di immigrati, prostitute, poveri cristi: per loro abbiamo grandi soluzioni. La povertà è stata cancellata, gli immigrati sono scomparsi, alle prostitute stiamo preparando delle “casette” nuove, comprensive di cartella delle tasse. Basta con tutti questi speculatori, ong che trafficano immigrati, cooperative che guadagnano sui poveri, cristiani che vogliono mettere in pratica il Vangelo!

Caro segretario, solo qualche mese fa il motivetto più diffuso era: “Prendeteli a casa vostra” e adesso che ce li prendiamo, addirittura a nostre spese, non va bene?
Insomma, i cattolici, la Chiesa, i preti possono o no fare politica, o meglio possono o no dire la loro sui problemi della società, fare analisi, esprimere valutazioni, fare scelte?
Suvvia, ne siamo certi, al signor Galli sono scappate parole che neppure lui condivide, almeno non sia passato nel gruppo dei peggiori laicisti (non laici!).

Il tema del rapporto Chiesa e politica è di enorme interesse, ed è impossibile trattarlo in 2500 caratteri. Dunque lo riprenderemo con ampio spazio già dai prossimi numeri, perché è il Papa stesso, ricordando il Concilio, che spinge all’impegno politico dei cattolici e delle comunità. Parlando all’Azione Cattolica ha detto che la “politica serve per allargare il cuore delle vostre parrocchie”, con la convinzione che “ogni vita è vita amata dal Signore, ogni volto ci mostra il volto di Cristo, specialmente quello del povero, di chi è ferito dalla vita e di chi si sente abbandonato, di chi fugge dalla morte e cerca riparo tra le nostre case, nelle nostre città: nessuno può sentirsi esonerato dalla preoccupazione per i poveri e per la giustizia sociale”. Quello che la parrocchia di Cattolica sta facendo è proprio questo: come una famiglia mette al primo posto chi in essa ha più bisogno ed è sofferente, quella comunità si interpella su cosa può fare lei in concreto oggi. I partiti governino e facciano le leggi, ma ricordino bene che la politica, la vita della comunità, non è loro esclusiva. Sarebbe la fine della democrazia.