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Il Vescovo agli studenti

Agli studenti delle scuole nella Diocesi di Rimini

Carissime/i,
anche quest’anno mi affaccio alla porta delle vostre aule per augurarvi che il nuovo anno scolastico porti buoni frutti in ciascuno di voi.
Mi fermo qui, sulla soglia di un mondo che spesso viene paragonato alla fabbrica del nostro futuro ma che, al di là delle dichiarazioni, non raramente viene trascurato o fatto scendere nella lista delle priorità. E non parlo solo di politica e di stanziamenti, ma dell’attenzione che spetta a tutti noi, della consapevolezza che davvero  l’educazione può cambiare il mondo.

Manca poco all’inizio delle lezioni… Sbirciando lungo l’intera aula, dalle prime file agli ultimi banchi, scorgo sui vostri volti le attese e le speranze che portate dentro, insieme alle preoccupazioni e alle domande che vi agitano. Intravedo la gioia di rivedere gli amici e il timore di non riuscire ad ottenere i risultati che vorreste. E poi intercetto la fatica di aver a che fare con materie sempre più impegnative e magari con qualche insegnante particolarmente esigente.
Vorrei suggerirvi anch’io qualche interrogativo, come quelli che papa Francesco mette nella “Laudato si’”, l’enciclica sulla necessità di aver cura della nostra “casa comune”, e cioè: per quale fine siamo entrati in questa vita?

Per che scopo lavoriamo e lottiamo?

Perché questa terra ha bisogno di noi? Sono certo che sono domande che vi fate anche voi, proprio mentre ascoltate una spiegazione o preparate un compito in classe.
Sì, perché la scuola è tale quando risveglia le curiosità più profonde, dà ala ai desideri più grandi, accende la capacità di vedere la bellezza ovunque essa sia. E voi, ne sono certo, non vi accontenterete di memorizzare qualche formula o di saper ripetere le stesse parole del prof quando siete interrogati. Soprattutto, ora che si parla molto di educazione civica, è importante fare tesoro di questi anni sui banchi per imparare a vivere con gli altri, scoprendo la forza e il gusto di avvicinare, di incontrare, di condividere.

Qui con me, nel corridoio della scuola, vi sono idealmente le vostre famiglie e l’intera società adulta. Vedo i vostri genitori, trepidanti ma fiduciosi.

Magari talvolta faticano a capire quello che affrontate, ma vorrei che li sentiate al vostro fianco, e non per difendervi o per accusarvi a prescindere, ma perché siete la loro speranza più grande.

A proposito degli adulti, oggi si insiste molto sul ponte che deve allacciare la scuola e il contesto sociale, l’istruzione e il mondo del lavoro. Tutto questo è giusto, ma ha ragione anche chi dice che la scuola non deve servire tanto a inserire i ragazzi nella società, quanto a immaginare una società nuova, che ancora non conosciamo. Più bella e più giusta.

Resto sulla soglia della vostra aula anche perché so che lì dentro, con voi, vi sono insegnanti degni di stima e di gratitudine. Spesso mi chiedo come la comunità cristiana possa sostenerli nel compito educativo: è questo uno dei primi obiettivi della “pastorale scolastica”. Anche ai vostri prof faccio gli auguri per il nuovo anno scolastico: gli auguri di riuscire a proporvi grandi mete, ideali e valori per cui vale veramente la pena di impegnarsi. Gli auguri di lasciarsi un po’ educare anche da voi, riscoprendo la loro vocazione a non essere solo degli esperti, ma dei maestri.
Suona la campanella, si parte! Buon lavoro, con la mia simpatia e tutto il mio affetto

Francesco Lambiasi