Home Attualita Uscire dal tunnel si può. Lo cantano in cento

Uscire dal tunnel si può. Lo cantano in cento

Andrea ha 34 anni, di cui oltre 20 spesi tra illegalità, tossicodipendenza e carcere. Proprio la sua lunga lista di reati legati alla droga lo ha condotto tra le sbarre. Quando la sua esistenza sembrava senza speranza, costretta all’abruttimento, Andrea a 32 anni ha intravisto una possibilità: entrare in comunità, almeno per sfuggire alla realtà della galera. L’adesione piena alla proposta incontrata nella Papa Giovanni XXIII gli ha fatto rialzare la testa e battere il cuore al ritmo del desiderio di una nuova vita. “Ho imparato dagli amici di don Benzi ad essere me stesso, ho capito che la vita è un dono come pure la fede”: ora è disponibile ad un anno di volontariato in una casa famiglia a Vicenza, con la prospettiva “di farmi una famiglia e una casa famiglia”.
Michele è più giovane di quattro anni lontani. Gli abusi di sostanze però sono una lunga lista, che non Michele non abbandona neppure in Inghilterra dov’è sbarcato per imparare la lingua. Utilizza di tutto, diventa poliassuntore. La caduta è drammatica. A 28 anni Michele è ricoverato in psichiatria per mania di persecuzione e depressione. La risalita arriva grazie a trentatrè mesi trascorsi presso la Papa Giovanni XIII. “I primi dieci sono stati durissimi– ricorda però il giovane – non credevo più in nessuno”. Per fortuna ha preso in mano la sua vita grazie al bene versato dalla famiglia e dalla comunità. Ora Michele aprirà uno studio da psicoterapeuta a Milano, “per applicare alla professione i valori che appresi in comunità”.
Andrea e Michele sono due dei 100 ragazzi che sono usciti dal tunnel. E fanno giustamente festa insieme ad amici, parenti e familiari. Fanno festa fuori dalla dipendenza, per affrontare la vita a viso aperto e con la gioia nel cuore. Persone ritornate alla luce, dopo aver vissuto per troppo tempo il dramma della schiavitù. Quella alla parrocchia della Grotta Rossa è stata festa doppia per 100 ragazzi. Un nuovo inizio. Secondo la tradizione iniziata oltre vent’anni fa dal fondatore don Oreste Benzi, il 26 dicembre si celebra la “Festa del Riconoscimento”, la messa solenne nella quale la comunità gioisce alla mensa di Cristo per i ragazzi e le ragazze giunti al termine dei tre anni del percorso di recupero dalla dipendenza.
Un Riconoscimento celebrato per 100 persone, tra cui alcuni provenienti dalle comunità in Bolivia, Brasile, Cile e Croazia. Gli altri arrivano da tutt’Italia, Romagna compresa. In gran parte sono uomini, il più giovane è un ragazzo di appena 18 anni, il più maturo ne ha 50, arrivato in comunità dopo aver cercato rifugio negli stupefacenti. Storie di ordinaria disperazione.
A presiedere la messa c’era mons. Luciano Pacomio, vescovo di Mondovì. Accanto a lui i “don” storici della comunità Giovanni XXIII, don Elio Piccari e don Nevio Faitanini. Mons. Pacomio si è rivolto direttamente ai ragazzi: “siete stati recuperati in pieno alla vita e alla fede. Quindi la Festa del Riconoscimento diventa la possibilità di riconoscere ciò che il Signore opera in voi e ciò che voi riconoscete di positivo per vivere un progetto davvero dignitoso”. La carica dei 100 è proseguita con la recita della formula con la quale si impegnano a essere fedeli a verità e giustizia e alle relazioni sincere con le persone. Ciascuno ha ricevuto dalle mani del vescovo di Mondovì rosario e vangelo, segni concreti della promessa di nuova vita.
“Don Oreste era molto legato a questo appuntamento. – ricorda il responsabile della comunità, Giovanni Paolo Ramonda – In questo momento di difficoltà e crisi, è certamente un grande segno di speranza”. Fuori dal tunnel, con l’esistenza davanti.

Paolo Guiducci