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Uno sport che vada incontro all’uomo

Volendo raccontare la storia del Centro Sportivo Italiano di Rimini, è per me d’obbligo ritornare ai tempi della mia fanciullezza, della mia adolescenza e della mia giovinezza, quando incontrai questa organizzazione come giocatore di calcio delle categorie prima pulcini e poi giovanissimi della squadra del Viserbella, località in cui allora abitavo, e in seguito come allenatore e dirigente della medesima, sempre affiliata al Csi. Erano quelli gli anni ’60 e ’70 e la squadra giocò al primo storico campo viserbellese, denominato “Le Vallette”, tra l’entusiasmo dei piccoli calciatori e del folto gruppo dei tifosi, affrontando le mitiche squadre della Sanges, della Stella, dei Delfini o del Rimini Riviera. Lasciai poi ad altri il compito di allenatore e intrapresi, nel 1964, la mia carriera di arbitro presso il Csi riminese, la cui sede era allora in via Bonsi. Seguii prima il corso preparatorio e divenni arbitro, dirigendo numerose partite nel territorio riminese. In seguito, superando un regolare esame teorico e psico-attitudinale con il famoso arbitro internazionale Generoso Dattilo, passai ai ruoli dell’Associazione Italiana Arbitri della Federazione Italiana Gioco Calcio, prima come aspirante e poi come arbitro effettivo, espletando la mia funzione arbitrale nel territorio regionale. Fin qui la mia esperienza sportiva- dirigenziale- arbitrale Csi. Tuttavia, volendo storicizzare il discorso sul Centro Sportivo Italiano, la più antica associazione polisportiva in Italia di ispirazione cristiana riconosciuta dalla Conferenza Episcopale Italiana, dal CONI, dal Ministero della Pubblica Istruzione e dal Ministero dell’Interno, conviene partire dall’inizio.

Le origini
La Fondazione del Csi, a livello nazionale, risale al 1944, su iniziativa della Gioventù Italiana di Azione Cattolica che, idealmente, voleva proseguire l’esperienza della FASCI (Federazione delle Associazioni Sportive Cattoliche Italiane) creata nel 1906 dalla Gioventù cattolica Italiana e sciolta nel 1927 dal regime fascista. Luigi Gedda, primo Presidente nazionale Csi, fu lo stratega dell’organizzazione sportiva che risorgeva, mentre Papa Pio XII ne definì gli obiettivi ideali, i principi educativi e le finalità morali. La nuova associazione, sempre incoraggiata e poi sostenuta dai vari Pontefici che si sono succeduti, mosse i primi passi in una giovanissima Italia democratica, affermando il diritto dei cittadini ad associarsi liberamente, per praticare un’attività sportiva. In un Paese interamente da ricostruire, dove anche gli impianti sportivi mostravano i segni della guerra appena terminata, lo sport del Csi si formò inizialmente all’ombra dei campanili: le sue società sportive si coagularono attorno agli Uffici Sportivi Diocesani e furono, per la maggior parte, espressione di parrocchie e istituti religiosi. Oltre un secolo complessivo di storia, durante il quale la pratica sportiva si è trasformata da fenomeno d’élite a fenomeno di massa. Con una ragione di fondo semplice quanto delicatamente gravosa: sostenere uno sport che andasse incontro all’uomo. Sulla scia nazionale, nel 1946, dopo la II Guerra Mondiale, nacque il Csi riminese che si ispirò alla visione cristiana dell’uomo e della Storia, fondando la sua “mission” nell’educazione attraverso lo sport nel territorio, ben rappresentato, anche qui, dalle realtà parrocchiali, nelle quali era basilare il forte sostegno dell’Azione Cattolica.

I protagonisti
Onde redigere una storia locale, quanto più possibile esauriente, mi sono avvalso di vari testi e delle preziose testimonianze di Maurizio Campana e di Giancarlo Agostini, già Presidenti storici dello Csi riminese, che guidarono l’organizzazione, per vari mandati, con forte impegno e lungimiranza organizzativa. Tornando a noi, in quel primo dopoguerra, il primo presidente del Centro Sportivo Italiano riminese fu mio suocero, il Luigi Zangheri <+nerocors>(nella foto)<+testo_band> che aveva come consiglieri Giorgio Amati, Giovanni Arlotti, Elio Casadei, Angelo Gattei, Walter Grossi, Cesare Monaco, Franco Montebelli, Aldo Porcellini, Giovanni Ravegnani e Agostino Tamagnini. Questo primo Comitato direttivo aveva come scopi quelli di: provvedere alla formazione fisica, morale e sportiva dei giovani; promuovere e sostenere ogni iniziativa per propagandare la pratica dello sport dilettantistico in funzione ricreativa ed agonistica; favorire e sollecitare l’interessamento delle autorità ai problemi sportivi della gioventù. Il successivo presidente fu Giorgio Amati, seguito da Maurizio Campana tra il 1965 ed il 1982. Fu poi il turno di Orfeo Bottega e, in seguito, di Giancarlo Agostini, presidente per 4 mandati successivi. Col passare degli anni assunse la presidenza anche Daniele Fagnani. Si giunse poi all’attuale presidente Vinicio Zeppilli (già presidente de “La Pedivella” di Rimini). Il Comitato direttivo attualmente in carica è composto da Attiliano Del Bianco (vicepresidente) e dai consiglieri Alessandro Angelini, Monia Renzi, Corrado Albini, Daniele Fagnani, Andrea Anderlini, Pier Giuseppe Bernardini, Donato Contento, Emanuele Giulianelli, Vitangelo Gravina, Gabriele Rossi, Tiziano Rossi, Gabriele Spadoni e Alessandro Tura. Il primo Consulente ecclesiastico fu don Dino Merli, seguito da don Valerio Cesari, indimenticabile e storico sacerdote sempre presente, alla guida spirituale dell’associazione per lunghissimi anni fino alla sua scomparsa avvenuta nel 2015.

Il Csi oggi
L’attuale Consulente ecclesiastico è don Tarcisio Tamburini che offre, oltre alla sua fattiva presenza, anche un grandissimo contributo di idee all’organizzazione, nello specifico compito pastorale-educativo. Il Csi ha avuto diverse ubicazioni nel tempo, messe a disposizione dalla Diocesi, sempre con la vicinanza ed il sostegno dei vari Vescovi succedutisi. Inizialmente la sede fu in via Sigismondo, poi in via Bonsi e passando per via Dante, si arrivò in via Garibaldi (di fronte a Sant’Agnese). Dopo un lungo periodo in via Isotta (10-12 anni), il Csi ha trovato ora alloggio presso la parrocchia del Villaggio I Maggio. Le principali attività sportive, fin dall’inizio, erano l’atletica, il calcio, il nuoto, il ciclismo, il tennis, il tennis da tavolo, il canottaggio, le bocce e il pattinaggio, sempre all’ombra delle parrocchie: da Cattolica a Bellaria, si possono infatti ricordare la parrocchia di San Pio V a Cattolica, quella di San Michele Arcangelo a Morciano di Romagna, quella del Sacro Cuore di Gesù a Miramare (don Masi) e ancora le parrocchie di Sant’Antonio da Padova a Rivazzurra, di Viserba e di San Giuliano Mare, l’oratorio dei Frati di Bellariva e quello dei Salesiani di Rimini. In città tra le parrocchie più attive vanno citate quelle di San Giovanni Battista (don Salvatore Pratelli) di Regina Pacis, della Colonnella (don Fausto Zannoni), dei Servi, del Duomo, di Corpolò (don Torri), di San Gaudenzo (don Pippo) e non da ultimo di Serravalle (don Innocentini) con la gloriosa Juvenes Serravalle di ciclismo. Fino agli anni ’60 il Csi di Rimini ebbe in media 40 società affiliate con circa 2000 atleti tesserati e 200 dirigenti.

Continua sul prossimo numero…

Enrico Morolli