Una terra piena zeppa di… energia

    IL 43% degli italiani crede fortemente nel contributo che l’agricoltura può dare con la produzione di agroenergie, nel ridurre la dipendenza dal petrolio. Questo è quanto è emerso durante l’incontro “Spaghetti e biocarburanti, le opportunità e l’impatto dei biocombustibili sul settore agroalimentare” organizzato dalla Coldiretti nell’ambito di “Ecomondo”, la fiera internazionale del recupero di materia e di energia e dello sviluppo sostenibile. Il titolo era in un certo senso stuzzicante e provocatorio, perché pone delle scelte precise al mondo agricolo: produrre per l’alimentazione o per i biocarburanti?
    “Questa è una contraddizione che il tempo attuale ci pone – ha sottolineato Stefano Masini, responsabile nazionale ambiente della Coldiretti – cioè come associazione di agricoltori, dobbiamo produrre per mangiare oppure per guidare l’auto? È evidente la necessità di puntare in campo energetico sulla produzione nazionale rispetto alle importazioni dall’estero che presentano bilanci energetici e ambientali negativi con il consumo aggiuntivo di carburanti per il trasporto, inquinamento e disboscamenti forestali nei paesi di origine ai quali si aggiungono gli effetti negativi derivanti dalla costruzione sul territorio nazionale di megaimpianti che prescindono dalla realtà locale. Secondo la Coldiretti occorre sostenere la creazione di micro-generatori che utilizzano biomassa locale e contribuiscono così allo sviluppo delle zone rurali, evitando trasporti a lungo raggio che sprecano energia. L’alternativa fra spaghetti e carburanti è fuorviante perché la funzione primaria dell’agricoltura resta quella di produrre cibo e la produzione di agro-energie non è un’alternativa alla produzione alimentare, ma piuttosto una fonte supplementare di reddito offerta dalla multifunzionalità dell’agricoltura”.
    Secondo l’indagine 2007 Coldiretti-Swg “Le opinioni di italiani e europei sull’alimentazione”, gli italiani credono soprattutto nell’energia solare, citata dal 69% degli interpellati, mentre a distanza seguono l’eolico, 35% e il nucleare, 23%. L’energia prodotta da materie prime, scarti e residui delle produzioni agricole, è considerata un’alternativa molto importante al petrolio, anche negli altri paesi Europei come la Gran Bretagna 37%; Spagna 33%; Germania 32% e Francia 27%.
    Il settore dei bio-combustibili è in rapidissima crescita. L’Unione Europea ha fissato ambiziosi traguardi, impegnandosi a sostituire entro il 2020 il 10% dei combustibili tradizionali nel settore dei trasporti, mentre il traguardo fissato dagli Stati Uniti è di 35 miliardi di galloni di etanolo entro il 2017, pari a sei volte la produzione attuale. In questo scenario il rincaro sui prezzi della materia prima per biocarburanti ha causato contestualmente uno “shock economico” nel settore agroalimentare, i listini dei prezzi agricoli sono alle stelle per il boom dei biocarburanti. A fronte di questa situazione, sui mercati internazionali si è registrata una restizione dell’offerta degli altri produttori con un rincaro generalizzato delle derrate alimentari. Il risultato finale è stato quello di un aumento dei prezzi su tutto lo spettro dei prodotti alimentari e non. Se il World Food Programme dichiara di non essere più in grado, all’attuale livello dei prezzi internazionali, di mantenere i suoi programmi per gli aiuti alimentari, l’International Food Policy Research Institute, prevede che il solo interesse dell’agricoltura nel settore dei biocarburanti, da qui al 2010, incrementerà del 20% il prezzo del granturco, dell’11% quello del grano, del 26% quello di soia e girasole e di oltre il 33% quello della manioca.
    In tutto questo contesto internazionale che hai poi dei riferimenti precisi a livello locale, lo sviluppo dei biocarburanti sarà in futuro un’alternativa valida al petrolio. Secondo il professor Roberto Iodice, del Ceta (Centro Ecologia Teorica Applicata) nel suo intervento “il picco del petrolio è drammatico, la scoperta di nuovi giacimenti non compensano la richiesta continua di greggio. Ormai un barile di petrolio è arrivato a 100 dollari, consumiamo di più del petrolio che viene estratto”.
    Secondo l’Unione Europea dal “petrolio dei campi” possono essere creati, dentro i paesi aderenti all’Unione, 300mila posti di lavoro, puntando su alternative al petrolio sullo sviluppo integrato delle diverse fonti energetiche rinnovabili che la campagna può offrire con il potenziamento delle coltivazioni dedicate alla produzione di agrocarburanti, l’utilizzo dei residui agricoli, forestali e dell’allevamento o l’installazione di pannelli solari nelle aziende agricole. Da segnalare nel corso del convegno l’interessante intervento di Sergio Piccinini del Centro ricerche produzioni animali, che ha parlato sul tema Biometano, le prospettive in Italia.
    “Il biogas – ha detto – è una miscela di metano e anidride carbonica che si ottiene da culture energetiche come mais e succo zuccherino, e dagli scarti organici prodotti dai macelli e dall’agro-industria”. Insomma, le alternative non mancherebbero di certo.

    Patrizio Placuzzi