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Un’ umanità nuova non generata da noi

Carissimo Direttore,
sono un’insegnante di una delle cosiddette ‘periferie’ di Rimini: Miramare, nome diventato famoso la scorsa estate in tutta Italia per un fatto di cronaca nera, e per questo finito sotto i riflettori del mondo.
L’esperienza insegna, però, che ogni ferita può diventare grido, può generare una nuova apertura, e farci diventare più attenti a quei segni buoni che la vita, quando è accolta, mette sempre inaspettatamente davanti.
Come quel pomeriggio di fine ottobre, quando, mentre camminavo in spiaggia con due bidoni bianchi, per raccogliere le conchiglie dopo una mareggiata, incontrai un vecchio bagnino, tutto intento a pulire il suo pezzo di spiaggia. Mi guardò e mi disse: “È per il presepe?”
Io, stupita e anche un po’ turbata da quella inaspettata intuizione del nonno, risposi: “Sì!” E lui tirò fuori dalla sua tasca la sua bella conchiglia e mi disse: “Questa mettetela nel vostro presepe!”
E con quella conchiglia, per me misteriosa, ho continuato a cercare i segni che mi indicassero la strada per realizzare il Presepe Vivente di Miramare – che si è svolto domenica 17 dicembre – la cui esperienza è condivisa sin dall’origine da ormai quindici anni, con la maestra Letizia e con altri insegnanti dell’infanzia, della primaria e delle medie. E quest’anno nella chat (creata per coordinare la preparazione) ogni tanto dovevo aggiungerne qualcuno!
Tutto questo e la mostra visitata al Meeting “Il presepe che meraviglia”, realizzata da padre Marco Finco e la lettura de “Il pastore della meraviglia” ci hanno indicato la strada: LA MERAVIGLIA.
In questo Presepe, così segnato dalle tante ferite che ciascuno di noi si porta dentro, ci veniva chiesto di vivere e testimoniare LA MERAVIGLIA. Ma questo sentimento così profondo del cuore non è in grado di generarlo nessuno, tantomeno noi! Era evidente che ci era solo chiesto di continuare a guardare i segni che ci stupivano.
E così accade che durante una cena a casa, mentre si iniziava a parlare di presepe, ci fosse al tavolo anche Alassane, un ragazzo profugo, a cui mi viene spontaneo chiedere: “Alassane, ma tu sai cos’è il Presepe?” E lui: “No”.
Quel suo ‘no’, ha sollecitato da subito il desiderio di raccontare, di spiegare, ma ancor più di far vedere. Ed è per questo che Alassane è divenuto uno dei protagonisti principali del nostro Presepe, insieme a Daniele, che rappresentava la nostra tradizione, a Giuseppe, il nostro Pastore della Meraviglia e a tredici bellissimi ragazzi delle medie di Miramare che hanno interpretato alcune delle statuine più significative del presepe tradizionale: Benino, il pastore dormiente, il buon pastore, il cacciatore e il pescatore, le lavandaie, la donna al pozzo, i giocatori di carte con l’oste.
Con loro e attraverso loro siamo stati condotti a riscoprire quei fattori così desiderabili che ci definiscono come uomini: l’umiltà, la purezza, la bontà, la semplicità, il peccato perdonato.
E poi i tre Re Magi: Moumed (senegalese), Shanhao (cinese), Andrea (cesenate), uomini così ‘lontani’ tra loro, con storie diversissime, tre incontri e un’amicizia nuova che fiorisce.
E la famiglia, con quel bimbo nato il 25 novembre, proprio un mese prima di Natale, il cui unico dubbio per la madre è stato: “Ma sarebbe un Gesù un po’ scuro…” Eh sì, perché loro sono di Burkina Faso, e hanno visto nascere qua il loro terzo figlio. E sarà la loro figlia più grande a deporre il Gesù Bambino dell’anno 2017, a Miramare, dentro la mangiatoia. Mentre un altro suo fratellino teneva stretto tra le sue mani un giglio. Giuseppe così dignitosamente e umilmente fiero, con Maria, così sorridente e lieta, insieme ai loro figli, hanno reso la Sacra Famiglia un’esperienza.
E il violino, suonato da una giovane bulgara, il flauto, i canti dei bambini hanno aperto i cuori alla commozione e allo stupore, quasi a dire: “E’ tutto vero ed è possibile vivere così!”
E quei bambini, tanti, con i loro genitori, tutti lì ad adorare un Dio che si è fatto uomo, ognuno col peso della propria storia, dei propri errori e fatiche, ma tutti lì, trascinati da un Fatto misterioso, a tanti magari incomprensibile, trascinati da Quella Meraviglia!
E quel popolo, così diverso, fiorito così inaspettatamente, che rimane diverso, e la cui diversità è stata ed è ricchezza e necessità. Sì, necessità, per scoprire e rinnovare la consapevolezza della propria origine e della propria identità, per non darla per scontata o affermata ideologicamente.
I nostri occhi hanno avuto la fortuna di vedere un pezzo di umanità nuova e possibile, non generata da noi. Noi abbiamo solo seguito i segni, lasciandoci cambiare dai tanti incontri accaduti lungo il cammino, desiderosi di vivere l’avvenimento del Natale.
Forse Gesù Bambino ha guardato, e guarda, il nostro cuore ferito accogliendo il nostro grido, e sembra dirci: “Io nasco volentieri in mezzo a voi, nelle vostre famiglie, o popolo di Miramare!”

Donatella Magnani