Home Attualita Fabrizio Moretti – Un riminese alla guida della “Camera” romagnola

Fabrizio Moretti – Un riminese alla guida della “Camera” romagnola

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Se a qualcosa è servita la contrazione economica degli ultimi dieci anni è stato il riscoprire i propri vicini di casa per mettere in comune le risorse e crescere insieme, più forti di prima. In questi anni vi abbiamo raccontato vari ambiti in cui in Romagna si sta ragionando per “area vasta”, e uno di questi è il mondo delle imprese. Dalla recente fusione tra le Camere di Commercio di Rimini e di Forlì-Cesena è infatti nata la Camera di Commercio della Romagna di cui ne è stato eletto presidente il riminese Fabrizio Moretti, già a capo della sezione di Rimini. Diplomato al liceo classico, 59 anni, Moretti gestisce con il fratello una piccola azienda familiare di vernici per l’edilizia, fondata dai genitori nel 1969. Erano altri tempi. Allora i clienti erano i tanti costruttori dislocati a pochi chilometri dalla ditta. Oggi – spiega il neo presidente – la sua azienda vive sulla propria pelle la crisi immobiliare che continua ad affliggere il paese e confessa, “ma ci siamo salvati grazie alla ricerca e all’internazionalizzazione”. E dice poco. Due aspetti da cui oggi è difficile prescindere se si vuole rimanere a galla. “Prima di diventare presidente della Camera di Commercio di Rimini – prosegue – da imprenditore ricorrevo ai suoi servizi e ciò che ricevevo in termini di contributi e finanziamenti era superiore a quanto versavo ogni anno di diritti camerali. Se oggi la mia azienda si muove su mercati internazionali lo deve al contributo della Camera di Commercio. La sua funzione è fondamentale nello sviluppo di un’impresa”.

Presidente Moretti, che cosa rappresenta per lei l’istituzione della Camera di Commercio della Romagna?
“È un momento storico. Le Camere di Commercio di Forlì-Cesena e di Rimini hanno voluto dare un segnale forte all’Emilia-Romagna. In questo mondo sempre più competitivo occorrono strumenti nuovi ed efficaci, e per ottenerli, dato il taglio di risorse, l’unica via è unire le forze. Questo processo è nato dal dialogo e vuole mandare un messaggio di fiducia verso il futuro”.

Quali vantaggi trarranno le imprese romagnole da questa fusione?
“Le risorse delle Camere di Commercio sono calanti. Solo unendoci potremo lavorare per fornire loro gli strumenti necessari per lo sviluppo di startup, le collaborazioni con le scuole, l’internazionalizzazione”.

Andiamo al sodo. Di che disponibilità economiche parliamo?
“Lo Stato ha tagliato in maniera drastica le risorse delle Camere di Commercio. Nel 2017 i diritti camerali saranno ridotti del 50%. Se si considera che questi rappresentano circa l’80% delle nostre entrate. Di questo passo le Camere di Commercio non potranno più espletare le loro funzioni, e se le distruggiamo (come sembrava inizialmente nelle intenzioni del Governo), chi sosterrà l’innovazione, le startup, i giovani?”.

In che rapporti siete con il Governo?
“Ci dicono che l’attuale legge non è un punto di arrivo, ma che ci sono margini di miglioramento”.

Quali sono i temi che segneranno il suo mandato?
“Il sostegno alla competitività delle imprese e dei territori. Il supporto alla creazione di startup. L’assistenza alle piccole e medie imprese nella preparazione ai mercati internazionali. La valorizzazione del patrimonio culturale e lo sviluppo del turismo. La transizione dei giovani dalla scuola al lavoro”.

Un tema a lei particolarmente caro?
“Credo molto nella promozione del concetto di responsabilità sociale fra le imprese. Abbiamo già svolto iniziative in tal senso, nella precedente Camera di Commercio di Rimini, e vorrei estendere questa campagna di sensibilizzazione a tutta la Romagna”.

Unire le imprese della provincia di Rimini con quelle di Forlì-Cesena significa dover far dialogare ancora di più la costa con la collina. Da riminese, quale sarà il suo approccio verso l’entroterra?
“Abbiamo la fortuna di avere un entroterra fatto di borghi antichi, di opere d’arte, di paesaggi meravigliosi. Dobbiamo impegnarci per favorire lo sviluppo turistico collinare ed unirlo a quello più solido della riviera. Credo veramente in questo processo. Tra l’altro sono un appassionato di attività sportiva in ambienti naturali, oltre che di storia dell’arte. Con me su questi temi sfondate una porta aperta”.

Unire le risorse è sempre un fatto positivo o nasconde delle insidie?
“Dipende da come lavoreremo, dirigenti e funzionari. Ciò che conta è dimenticare le divisioni del passato. Da quando vent’anni fa Rimini si è resa autonoma da Forlì, si è creata una forte cesura territoriale. È il momento di mettere assieme le competenze senza dimenticare le peculiarità delle singole eccellenze locali. Solo così potremo rendere più competitivi i nostri territori”.

Quale stagione si aprirà per il commercio romagnolo?
“Bisogna essere sinceri. Lo scenario economico attuale non offre ancora elementi positivi di cambiamento e di sviluppo. Il periodo rimane difficile. È pur vero che i dati economici dell’Emilia-Romagna vedono la regione all’avanguardia sul piano nazionale e per certi aspetti su quello europeo. Non possiamo pensare a un ritorno ai fasti del passato, però dobbiamo saperci adeguare al cambiamento con i giusti strumenti. E questo parte dal costruire dei sistemi di area vasta”.

Oggi si parla tanto di Industria 4.0. Per la Romagna cosa significa?
“È una sfida che non si può evitare. Oggi le nuove tecnologie, il web, la robotica, sono strumenti che stanno cambiando il mondo delle imprese. Dobbiamo aiutare le aziende del nostro territorio ad utilizzare al meglio questi mezzi così determinanti per l’evoluzione economica dei paesi”.

Mirco Paganelli