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Un pericolo silenzioso

L’8 marzo, come tutti sanno, è la festa della donna. Ciò che, però, non tutti sanno è che lo stesso giorno si è tenuta la Giornata Mondiale del Rene. Le due cose sono correlate, perché l’edizione di quest’anno (la 13esima), realizzata dalla Fondazione Italiana del Rene Onlus (FIR) in collaborazione con la Società Italiana di Nefrologia e la Croce Rossa Italiana, si è presentata con un tema di fondamentale importanza: “I reni e la salute delle donne”. Un’importanza che non è passata inosservata nel nostro territorio. Anche quest’anno, infatti, l’azienda Ausl della Romagna ha deciso di aderire alla Giornata del Rene, con diverse iniziative promosse su tutto il territorio dai Servizi di Nefrologia e Dialisi, in collaborazione con l’associazionismo di volontariato locale, al fine di sensibilizzare la cittadinanza su un tema tanto importante quanto, a volte, sottovalutato: le patologie renali e l’importanza della loro prevenzione.
Il dottor Angelo Rigotti, nuovo primario dell’Unità Operativa di Nefrologia e Dialisi di Rimini, ci spiega quali sono le patologie renali più pericolose, come affrontarle e quali sono i fattori di rischio per le donne. Perché conoscere è il primo modo di fare prevenzione.

Dottor Rigotti, tra le patologie più pericolose c’è la MRC, malattia renale cronica. Di che si tratta?
“È una patologia del rene che ha le caratteristiche di persistere nel tempo, con un rischio di evoluzione verso fasi sempre più avanzate di malattia che possono comportare una insufficienza della funzione renale e spesso progredisce fino alla fase terminale, situazione nella quale i reni non riescono più ad assolvere alle loro complesse funzioni ed è necessario, per consentire la sopravvivenza, sostituire la loro funzione o con la dialisi o con il trapianto”.

Da cosa è dovuta?
“Può essere determinata da numerose cause, che vanno dalle malattie genetiche/ereditarie, alle malformazioni morfologiche dei reni, alle malattie infettive, alle malattie ostruttive (calcoli, tumori), alle malattie vascolari (arteriosclerosi, malattie correlate all’ipertensione), agli stati tossici e alle malattie immunitarie. Spesso si manifesta in maniera assolutamente asintomatica ed i primi segni possono essere anche solo lievi alterazioni dell’esame delle urine (microematuria, proteinuria). In genere si manifesta in maniera evidente solo nelle fasi avanzate di malattia, e i sintomi presenti sono legati non al rene ma alle patologie correlate come dolori articolari, febbre ed esaurimento fisico nelle malattie reumatiche/immunitarie associate.
È una patologia pericolosa: non solo perché può evolvere verso l’insufficienza terminale e quindi richiedere un trattamento sostitutivo della funzione renale, ma anche perché l’insufficienza renale aumenta enormemente il rischio di malattia cardiovascolare, di eventi cardiovascolari severi e il conseguente rischio di morte”.

Come combatterla?
“Per affrontarla bisogna conoscerla, quindi è fondamentale uno screening per la MRC in tutti i pazienti che hanno un rischio concreto (familiarità, infezioni urinarie, malformazioni dell’apparato urinario, ipertensione arteriosa, malattie immunitarie). Se vengono trovati i segni di una ipotetica MRC è necessario riferire il paziente al nefrologo che avrà il compito di formulare una diagnosi precisa, che consenta eventuali trattamenti della patologia. È assolutamente dimostrato che la precocità di riferimento del paziente allo specialista determina una diversa evoluzione della malattia, che può essere anche guarita, e comunque può essere rallentata nella sua evoluzione verso l’insufficienza renale cronica e verso le fasi avanzate dell’uremia (stadio terminale dell’insufficienza renale ndr). È quindi necessaria una precisa organizzazione ambulatoriale ed ospedaliera che consenta il riferimento precoce del paziente allo specialista e un rapporto con i medici di medicina generale, che devono indirizzare il loro paziente. Fondamentali anche le campagne di informazione e sensibilizzazione della popolazione, come la Giornata Mondiale del Rene dei giorni scorsi”.

Giornata che quest’anno ha per protagonista la salute delle donne. Quali i fattori di rischio per loro?
“Le malattie renali comportano sostanzialmente lo stesso rischio in uomini e donne. Alcune patologie sono più frequenti nelle donne, altre negli uomini. Il problema ‘aggiunto’ nelle donne è correlato alla gravidanza, in un doppio senso: alcune patologie renali possono comparire durante la gravidanza e possono interferire con il suo decorso, portando al rischio di aborto, di parto pretermine, e rischi per la salute della madre, e questo richiede valutazioni e terapie specifiche. Altre patologie renali pre-esistenti possono determinare una progressione/peggioramento della malattia renale stessa e/o possono comunque interferire con il decorso della gravidanza. Anche la fertilità della donna può essere compromessa. Poi ci sono le infezioni. Le infezioni urinarie sono più frequenti in gravidanza, devono essere sempre diagnosticate precocemente e trattate, perché comportano un rischio di infezioni ascendenti e conseguente danno al feto”.

Come prevenire queste patologie?
“Le patologie nefrologiche, come la MRC, devono essere prevenute con la conoscenza della malattia, con la sensibilizzazione degli utenti stessi e della popolazione medica, in particolare dei medici di medicina generale, che devono organizzare una valutazione clinica nei pazienti a rischio e inviare precocemente al Nefrologo i pazienti con sospetto di malattia”.

Qual è la situazione nel nostro territorio?
“A livello locale c’è un’ottima attività di prevenzione della malattia renale. Un progetto regionale di Prevenzione dell’Insufficienza Renale Progressiva (PIRP) è attivo già da più di 10 anni, e ha coinvolto nell’organizzazione, oltre a tutti i nefrologi della Regione, anche i medici di medicina generale. È stato fatto un enorme lavoro, con la valutazione di oltre 25.000 pazienti in più di 102.000 visite. Utilizzando questa ampia casistica sono stati fatti vari lavori scientifici che hanno consentito, tra l’altro, di definire una popolazione di pazienti a maggior rischio di progressione della MRC, che deve essere gestita quindi con maggiore intensità, e si stanno profilando risultati clinici interessanti sulla incidenza e prevalenza dei pazienti in dialisi, che risulta inferiore alla media della popolazione italiana”.

Fotografia positiva anche nella nostra Rimini?
“Anche Rimini ha organizzato un sistema di prevenzione e gestione precoce dei pazienti molto efficace: nel 2017 abbiamo inserito nel registro PIRP numerosi nuovi pazienti, e l’incidenza e prevalenza dei pazienti in dialisi è tra i più bassi della Regione. Negli ultimi anni abbiamo incrementato il numero dei trapianti di rene che si sono assestati sui 12-15 trapianti l’anno. Inoltre, da anni stiamo facendo un’azione di sensibilizzazione e formazione capillare sia con la popolazione sia con i medici di medicina generale: le manifestazioni in occasione della Giornata Mondiale del Rene sono state sempre molto partecipate, con ampia presenza della popolazione, e facciamo regolari incontri con i Nuclei di Cure Primarie sulle varie patologie e problematiche nefrologiche”.

Simone Santini