Home Cultura Un museo vivo: Fellini come si deve?

Un museo vivo: Fellini come si deve?

Il rapporto tra Rimini e forse l’intellettuale italiano che ha avuto più impatto sulla cultura mondiale nel Novecento, è stato quantomeno instabile. Le vicissitudini dell’associazione “‘Fondazione Fellini”, gli alti e i bassi del premio cinematografico (per tralasciare del rapporto tra il regista e la città quando Federico Fellini era ancora in vita), hanno portato con sé positività e limiti.
Come dunque non guardare con curiosità all’ambizioso progetto del Museo Fellini che proprio in questi giorni ha segnato il suo primo punto?
La Giunta comunale ha infatti approvato il progetto definitivo del primo dei quattro stralci previsti per la realizzazione del Museo Fellini.Obiettivo ambizioso: aprire i battenti entro la fine del 2020. “Non sarà un sacrario – assicura un entusiasta Andrea Gnassi, sindaco di Rimini – ma un luogo della meraviglia che interagisce con i visitatori. Sarà un museo unico al mondo, perché unico è Fellini”. Un museo del “tutto si immagina”, capace di restituire tutto quello che il cinema vuole essere fin dalla sua origine e che i film di Fellini esprimono nel modo più compiuto: stupore, fantasia, spettacolo, divertimento. Un museo capace di interpretare il cinema del Maestro riminese non come opera in sé conclusa, ma come chiave per connettere tradizione e contemporaneità.
Pagine del Libro dei Sogni che si spargono virtualmente nella stanza e personaggi delle pellicole felliniane che emergono dai pavimenti.
Un crocevia creativo in cui il barocco abbraccia il cinemascope e Jung ‘contamina’ la pubblicità. Uno spazio urbano che non starà mai fermo. La riscrittura urbana nel nome della creatività. Luoghi indoor e outdoor, in cui la meraviglia verrà trasportata dalla tecnologia nella quotidianità. Questo è nelle intenzioni il Museo internazionale Fellini, un luogo del linguaggio universale della creatività che negli auspici del primo cittadino dovrebbe portare a Rimini 400.000 visitatori l’anno. Sogni?
Il Museo si svilupperà secondo tre assi: Castel Sismondo, la rocca del Quattrocento al cui progetto contribuì Filippo Brunelleschi; Palazzo Valloni, l’edificio di origine settecentesca dove a piano terra ha sede il cinema Fulgor; il terzo e ultimo asse è costituito da una grande area urbana, una vera e propria Piazza dei Sogni, che, attraverso un percorso di installazioni e scenografie felliniane, “dialogherà” con questi due edifici dallo straordinario valore architettonico e simbolico. Il progetto è finalizzato al recupero funzionale di questa piazza, con la creazione di aree verdi, arene per spettacoli all’aperto e percorsi urbani di di attrazione storico-turistica. Un’esperienza visiva e interattiva senza precedenti.
“Nelle nostre intenzioni – commenta un vulcanico Gnassi – il Museo Fellini dovrà avere lo stesso ruolo e centralità del Museo Guggenheim per Bilbao. Un motore attrattore di cultura e d’arte, che ha l’ambizione di coprire un suo spazio preciso nella grande rete museale internazionale. Sarà l’esaltazione dinamica e mai ferma dell’eredità più elevata lasciata dal Maestro: il «tutto si immagina». Questo diceva Fellini, e questa sarà la chiave di questo museo diffuso. Una piattaforma su tre assi che potrà essere immaginata e interpretata da artisti di tutto il mondo. A questi geni, creativi di ogni provenienza e settore, sarà consegnata di volta in volta questa chiave per un’interpretazione sempre differente dell’arte di ogni tempo e del mondo”.
La realizzazione del Museo, che ha avuto un importante contributo dal ministero dei Beni e delle Attività Culturali, costerà complessivamente circa 30 milioni di euro: “È il più grande investimento che ci riguarda. – rilancia l’assessore alla Cultura, Giampiero Piscaglia – Nel mondo nessuno sta pensando a Fellini sotto tutti i punti di vista come lo stiamo facendo noi da tre anni a questa parte. Questo è quello che il Maestro si merita”.
Non a caso il gruppo di progettazione (costituito da professionisti di altissimo livello), prima di arrivare alla stesura definitiva del progetto, si è confrontato a lungo con gli otto componenti del Comitato tecnico-scientifico del Museo Fellini (Paolo Fabbri, Luca Beatrice, Vincenzo Trione, Stefano Della Torre, Mario Sesti, Laura Delli Colli, Francesca Fabbri Fellini, Sergio Metalli), con la componente tecnica del Comune di Rimini e con l’alta sorveglianza della Soprintendenza Archeologia e Belle Arti.
Il risultato sarà: scenari di grande poesia universale che, attraverso sofisticati processi di realtà aumentata, vengono trasmessi e condivisi dai visitatori, non più chiamati solo a ‘guardare’ ma a ‘vivere’ completamente gli spazi. La sala della nebbia di Amarcord con l’incontro con il nonno e quella del ‘Mare a Rimini’; le pagine del Libro dei Sogni che, grazie a un soffio, si spargono virtualmente nella stanza; la grande ‘vela dell’acqua’, un enorme schermo cinematografico ‘liquido’ realizzato nella piazza con un progetto complementare e integrato; convivono come in un capolavoro di Fellini con il candore pauperistico della moto di Zampanò o le lanterne magiche o la sala delle altalene o la gigantesca ‘Sognante’ a riprodurre l’iconica posa di Silvia ne Le tentazioni del dottor Antonio e che occupa una stanza intera di Castelsismondo o la sfilata dei costumi ecclesiastici dal film Roma. A fare da cornice a questo museo diffuso, non solo nei luoghi fisici, ma metaforicamente lungo secoli di storia (castello malatestiano, teatro verdiano, il liberty col Fulgor, la piazza moderna) le tecniche messe in campo per una rigenerazione urbana a fortissimo stampo creativo come il protiro a vestire sinuosamente il ‘cinema più famoso al mondo’ insieme all’enorme schermo retroilluminato e sul quale proiettare film e immagini.