Home Attualita Da un capanno dismesso di Poggio Berni, a seconda azienda nel mondo

Da un capanno dismesso di Poggio Berni, a seconda azienda nel mondo

Rimini non vive di solo turismo e la “biodiversità” economica è la garanzia di uno sviluppo auto propulsivo e di durata. Bruno Bargellini e la sua “Top Automazioni” ne sono un esempio. 67 anni, da oltre mezzo secolo alle prese con torni, pezzi meccanici e caricatori, Bargellini è il prototipo dell’ “imprenditore della via Emilia”, cioè di una generazione di operai diventati industriali, inventando un prodotto venduto in tutto il mondo.
A 16 anni mette il primo piede in un’azienda come tornitore dipendente, ma cova il desiderio di mettersi in proprio. Una possibilità diventata realtà nel 1976 in un capanno dismesso a Poggio Berni. Dopo qualche anno inventa il primo caricatore automatico per tornio e lo commercializza. I risultati sono buoni, ma Bargellini è convinto di poter fare meglio. La Top Automazioni che nasce nel 2000 incarna questa sua convinzione. La nuova società, formata da Bruno Bargellini, la moglie Valeria ed i figli Gian Maria e Nicola, progetta, produce e vende caricatori di barre automatici. La svolta è dietro l’angolo. Basta attendere 365 giorni. “Top Automazioni” brevetta un sistema altamente innovativo che consiste di regolare automaticamente il caricatore dal plc annullando i tempi di piazzamento. La novità gli vale nel 2005 il prestigioso primo premio del Governo Italiano “ditta più innovativa d’Italia”, su 100.000 imprese selezionate da Unioncamere. Arriva la crisi, e si rivela fondamentale: “Perché ci ha comunque insegnato a lavorare, e non ha impedito all’azienda di continuare a crescere”.
La svolta tre anni fa in un terreno a Poggio Torriana: qui Bargellini dà compimento alla sua “multinazionale famigliare”. Il nuovo stabilimento per questa piccola realtà romagnola che esporta in tutto il mondo, veleggia.
Negli ultimi anni, Top Automazioni, è sempre cresciuta a cifra doppia. Fatturato in crescita del 10%, dipendenti aumentati del 20% e vendite esplose del 54% nel 2016. Quest’anno dovrebbe toccare i 15 milioni di fatturato (13,5 l’anno scorso). Cosa si aspetta dal 2018?
“Se il 2016 è stato un anno straordinario, il 2017 si è rivelata un’altra annata dalle uova d’oro, con un aumento superiore al 20%. La stagione in corso, se le cifre dei prossime mesi non si discosteranno molto dalle previsioni e da questi primi cinque mesi, potrà regalare un aumento forse anche più consistente.
L’obiettivo è aumentare ancora la quota di export, ampliare la gamma dei prodotti e continuare a investire nell’innovazione.”.
Esportate il 40% della produzione; quello tedesco è il primo mercato con il 12%. Chi sbarra le porte è invece la Cina. Come mai?
“Non siamo competivi nel Paese della Grande Muraglia. Un mercato senza leggi e dai costi bassissimi che abbiamo abbandonato. Meglio puntare su altri mercati, paesi fortemente industrializzati e più ricchi, in grado di apprezzare la qualità e l’innovazione dei nostri prodotti. Attualmente siamo molto forti in Europa, ma vantiamo numeri importanti negli Stati Uniti, in Corea, Israele e Messico, quest’ultimo uno sbocco importante ed in forte crescita”.
Lo sguardo, insomma, è all’estero…
“L’export oscilla tra il 38 e il 45%. Possiamo ancora crescere. Ma anche l’Italia è in costante ascesa: a livello di automazione siamo davvero tra i primi paesi del mondo.
L’industria 4.0, poi, ha portato dei vantaggi sensibili, come il super ammortamento. L’industria meccanica ne ha tratto giovamento”.
Patrimonio umano e innovazione tecnologica: possono andare di pari passo?
“È un binomio imprescindbile, altro che paradosso. Top Automazioni è un’azienda altamente tecnologica, ma i lavoratori restano fondamentali. Se sono appassionati, se amano il lavoro e hanno a cuore l’azienda, rappresentano la forza fondamentale con la quale affrontare ogni sfida”.
L’azienda, tra l’altro, all’interno ha molti servizi dedicati alla persona: luoghi luminosi e puliti, musica ovunque (uffici e produzione), tutti in divisa, mensa, palestra e visite mediche gratuite. E presto arriveranno altri servizi per lo sport. Un’idea responsabile di fare impresa, all’Adriano Olivetti?
“I nostri dipendenti sono in larghissima parte giovani: vanno incoraggiati. Proprio come in una famiglia. Cerchiamo di agevolarli. Ad esempio, le visite specialistiche sono a carico dell’azienda. E le due visite mediche annue previste vengono condotte dal medico direttamente in sede. Siamo un’azienda etica, e non è un modo di dire. Se i dipendenti si trovano a proprio agio sul luogo di lavoro, se sono soddisfatti dell’attività svolta e restano in azienda, ne guadagna anche la loro produttività. Un bravo imprenditore ha a cuore le famiglie del proprio territorio”.
Multinazione famigliare: le piace molto la definizione.
“Vendiamo ed esportiamo in tutto il mondo un’impresa che necessita di numerosi manager, ma tutto è in capo alla famiglia: mia moglie e i miei due figli, ai quali passerò la mano. Ma già ora sono autonomi nei rispettivi ruoli, mentre ogni decisione relativa a Top Automazioni viene prese collegialmente. Cioè in famiglia”.
Sin da subito lei ha sempre lavorato fianco a fianco a sua moglie. Allora eravate solo fidanzati. Affinità di coppia?
“Lo rifarei. Siamo affiatati come coppia e anche sul lavoro, con compiti ben stabiliti: io la parte tecnica, mia moglie quella meccanica”.
Quando ha trasformato l’azienda non ha pensato di trasferirsi altrove? L’idea di delocalizzare non le è proprio passata per la testa?
“Confesso: ho ricevuto diverse proposte in merito. Ma siamo italiani, siamo romagnoli, finchè esistono le possibilità intendiamo rimanere nella nostra terra. Anche i terzisti che lavorano con noi sono in larghissima parte del territorio: crediamo in questo legame e intendiamo perseguirlo. Certo, finché ne avremo l’opportunità. Se lo Stato però rivedesse la sua tassazione…”.

Paolo Guiducci