Home Storia e Storie Un’avventura lunga 80 anni La gioia del pellegrinaggio

Un’avventura lunga 80 anni La gioia del pellegrinaggio

Mancano pochi minuti alla partenza. Il treno si prepara, destinazione Lourdes con un gruppo di persone ammalate. Mina Pollarini si sente chiamare. È una amica di gioventù, persa di vista negli ultimi anni. Un abbraccio caloroso, poi la domanda, osservando l’abbigliamento di Mina: “Perché sei vestita così?”. ”“Sono in servizio, vado con gli ammalati”. La risposta suscita le lacrime nell’amica. Le scendono copiose sul volto. .“È per mio figlio, Paolo! ha 22 anni ed è obbligato su di una carrozzella senza più speranza di guarigione. Voleva andare a Lourdes, e così lo accompagnato io perché non conosce nessuno”.. Paolo è lì, a pochi passi, a testa bassa e un saluto che non va oltre un piccolo cenno del capo.

A Lourdes, le giornate sono piene di impegni e ricche di emozioni, con le ore che scorrono quasi imprendibili. Al ritorno in treno, Mina e l’amica viaggiano sulla stessa carrozza, a pochi scompartimenti di distanza. Si sentono canti e battiti di mano. Mina resta stupita nel vedere Paolo con la gioia negli occhi cantare e battere le mani. .“Fisicamente non è successo nulla. – commenta l’amica – .però dentro di sé Paolo è completamente cambiato. Si è fatto tanti amici: il prossimo anno verrà da solo, non ha più bisogno di me”.. E aggiunge: .“Sai cosa ti dico? Mi associo anch’io all’Unitalsi e così il prossimo anno sarò con gli ammalati”.

Mina Pollarini e l’amica sono due testimonianze viventi di questa “storia di servizio” che è l’Unitalsi, l’Unione Nazionale Italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali, presente a Rimini dal 1935. Proprio così: Rimini festeggia 80 lunghissimi anni di avventure umane, sentimentali e religiose, che hanno permesso alla sottoscrizione rivierasca e ai suoi aderenti di avvicinare i malati per accompagnarli nei vari santuari mariani, confortarli, sorreggerli nella quotidiana fatica del soffrire e nell’accettare quella sconvolgente realtà che è il dolore. Con Dio e grazie alla vicinanza dei fratelli, anche il dolore acquista un senso diverso e può essere vissuto attraverso una nuova luce.
È il 1935 quando don Giuseppe Stefani fonda a Rimini la sottosezione di Unitalsi. Ricopre il ruolo di assistente spirituale, mentre Ester Pasquinelli è la prima segretaria, sottosegretaria Marina Vasini. Tra i soci fondatori compare anche Renato Giorgetti. Giusto il tempo di sistemare le carte, farsi conoscere nelle parrocchie e nel settembre 1936 l’Unitalsi Rimini parte per il primo pellegrinaggio a Lourdes. Successivamente partecipa ai pellegrinaggi promossi dalla sezione regionale e in seguito inizia una propaganda capillare in tutta la diocesi, creando rapporti con le parrocchie. Purtroppo la guerra, oltre che portare morte, dolore e distruzione, ha spazzato via tutte le testimonianze di quell’inizio ardimentoso compresi i documenti. L’attività Unitalsi riprende fin dal 1946. ed è tutto un fiorire di gruppi parrocchiali: Savignano (1947), San Mauro Pascoli (1948), Sogliano (1949), San Martino dei Mulini (1950). Arrivano le città: Santarcangelo è del 1951, due anni più tardi è la volta di Cattolica, nel 1954 Morciano. Poi Villa Verucchio (1960), Riccione (1967) e Casinina. Senza dimenticare Bellaria e Rimini. Il più maturo in attività è Cesarino Lombardini, 76 anni, in Unitalsi dal 1960. “Merito di mia nonna, che pagava tutti i viaggi – racconta – . Portavo i malati in spalla, coi Treni Bianchi per Loreto, 2/300 persone da tutta la Regione. Nell’associazione ho incontrato tante persone in gamba: l’infermiera Mingazzini, il ragionier Vanzolini che metteva a disposizione un pulmino e l’autista, don Sisto, il dottor Donati”.
Pellegrinaggi, incontri, azioni, visite domenicali: l’agenda dell’Unitalsi è fitta, oggi più di ieri. Dopo 80 anni è sempre strumento attraverso cui la disperazione diventa speranza, e la tristezza si trasforma in sorriso.

Paolo Guiducci