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Sul palco il dialetto non si rassegna

In tempi di globalizzazione, si sostiene da più parti, conoscere le proprie radici e tradizioni è fondamentale, anche per imparare ad accogliere meglio le culture diverse dalle nostre.
Il dialetto, lingua madre e – almeno fino a qualche decennio fa – unica in diverse zone, è stato soppiantato quasi ovunque dall’italiano. A differenza di regioni come Veneto e Campania, dove viene ancora usato non solo dal popolino, in Romagna vive (o, meglio, sopravvive) solo in poche case, magari abitate da persone anziane.
Eppure c’è un’inossidabile nicchia di salvaguardia che resiste: il teatro. Il numero di rassegne che animano i palchi più o meno importanti della regione fa quasi invidia al teatro in lingua. E che dire delle platee sempre piene? Le compagnie in attività sono numerose, nonostante una diffusa sofferenza legata al ricambio generazionale (e di tematiche): fra autori, registi, attori, tecnici, in provincia si contano centinaia di addetti ai lavori.
Un periodo decisamente affollato, quello fra gennaio e marzo, dove gli spettatori devono scegliere fra tante proposte che spesso si sovrappongono nella stessa data. Teatri comunali, sale parrocchiali, sale di quartiere: pressoché impossibile stilare una panoramica completa.
Tentiamo comunque, iniziando dalla proposta decisamente interessante del Teatro del Mare di Riccione, che inaugura domenica 18 gennaio con Ivano Marescotti impegnato nella lettura di Detector, testo divertente e profondo scritto dal riccionese Francesco Gabellini, che incarna l’eredità lasciata da Raffaello Baldini. La rassegna prosegue con due inediti dello stesso autore (Natale in casa e La custode) letti dagli attori della compagnia “La Rungaja” e nove appuntamenti con le principali compagnie della zona. Fra queste spicca La Rungja, che in febbraio replicherà cinque volte L’anadra te guaz, di Giuseppe Lo Magro.
Prima, per numero di recite, “I sabat dé dialèt”, la rassegna della parrocchia riminese Gesù Nostra Riconciliazione. Coordinata dalla compagnia “Jarmidied” di Maurizio Antolini (nella foto), è iniziata il 10 gennaio e terminerà il 29 marzo proponendo ben dodici spettacoli di compagnie della provincia. Sabato 17 La Carovana presenta S-gnur us nasc, la settimana seguente La Mulnela porta in scena La banda dl’Inps II.
Definito “teatro bomboniera” e molto ambìto da registi e attori per scenario e acustica è il Rosaspina di Montescudo, coi suoi dieci spettacoli che registrano ogni volta il tutto esaurito. Nove rappresentazioni, invece, per il Teatro Tiberio di Rimini, a San Giuliano Borgo. Qui, proprio per non sovrapporsi, si recita di venerdì: in gennaio protagonisti sono gli attori di casa, con “La nova cumpagnia de Borg” che propone quattro repliche di Cla birichina cla t’ha lighè e’ blig, testo prodotto dalla compagnia stessa. La rassegna prosegue fino al 13 marzo.
Particolare, per influenze geografiche, la proposta di Cattolica: al Teatro della Regina la rassegna è iniziata in novembre e dei quattro appuntamenti in programma tre sono infatti con compagnie pesaresi. Unico romagnolo è il gruppo di Guido Lucchini, “E’ Teatre Rimnes”: il 31 gennaio presenta J’ultme anartic.
Interessante, pur se breve, la rassegna del Teatro Massari di San Giovanni in Marignano, tre recite concentrate nel mese di gennaio: sabato 17 gennaio gli Jarmidied in Un spicèt per al lòdli.
Ultimo, ma non per importanza, il sipario del Teatro Novelli di Rimini. Quattro gli appuntamenti: il 7 febbraio la compagnia “La Belarioesa” con Una fiòla par tri ba di Mario Bassi, il 14 febbraio “E’ Teatre Rimnes” con J’ultme anartic di Guido Lucchini, il 7 marzo “Jarmidied” con La farmaci ad turne di Giovanni Spagnoli, il 14 marzo “La Carovana” con Sgnur us nas di Pierpaolo Gabrielli. L’unico problema sarà scegliere la cumédia piò bèla.

Maria Cristina Muccioli