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Stockhausen e la tradizione

I soprani Amadea Lässing (a-destra) ed Elisa Prosperi

Aperta la 69a Sagra Malatestiana: una collaborazione con San Marino International Music Summer Courses e concerto del PianoCellos Trio  

RIMINI, 6 agosto 2018 – Forse non rientrava nelle intenzioni di Karlheinz Stockhausen evocare il passato, però un anello di fuoco – nel teatro musicale – fa pensare non tanto ai segni zodiacali, ma alle fiamme che circondano Brunilde nel finale della Valchiria. Una sensazione ancor più nitida se al centro della scena si trova un soprano come la bionda Amadea Lässig, dalla presenza vocale particolarmente incisiva. Ascoltata a distanza di anni la musica di Tierkreis (in italiano Zodiaco), finita di comporre da Stockhausen nel 1975, appare ormai pienamente storicizzata: la suggestione wagneriana diventa così un prezioso ausilio nel rintracciare quei fili sommersi di un legame – non importa se tenue – in grado di collegare il compositore tedesco, scomparso nel 2007, a una tradizione musicale che ne rappresenta, suo malgrado, il retroterra.

La sessantanovesima edizione della Sagra Malatestiana ha dedicato a uno dei più radicali innovatori del novecento, un concerto – alla Sala Pamphili, nel complesso degli Agostiniani – realizzato in collaborazione con San Marino International Music Summer Courses: una serata che comprendeva pure Aus den sieben Tagen (Dai sette giorni), scritta ancor prima, nel 1968.

I soprani Amadea Lässing (a destra) ed Elisa Prosperi

La semplice ed efficace realizzazione scenica dei video-artisti Luca Brinchi e Daniele Spanò ha ben valorizzato, in Tierkreis, il contributo della tedesca Lässing e dell’altro soprano Elisa Prosperi, entrambe molto brave ed espressive, capaci anche di destreggiarsi con disinvoltura al pianoforte. Grazie a un segno visivo nitido e bello a vedersi – con riferimenti ad aria, terra, acqua, fuoco – e a un sapiente gioco di luci, l’impatto di queste dodici melodie diventa molto forte. Non è però solo l’aspetto visuale, peraltro inscindibile da quello sonoro, a coinvolgere l’ascoltatore: c’è, soprattutto, il profondo senso teatrale sotteso da questa musica.

Risente, invece, un po’ più del trascorrere del tempo Aus den sieben Tagen. Su un velatino scorre il testo di Stockhausen, che si riferisce a una Genesi – ovviamente del suono – affidata a quattro musicisti: il baritono Nicholas Isherwood, il trombonista John Kenny, il flautista Roberto Fabbriciani e il violoncellista Rohan De Saram. Mettono in atto risposte diverse: più coinvolti e a loro agio i primi due, più trattenuti e meno inclini a lasciarsi andare, i colleghi. È comunque un dettaglio secondario, perché oggi siamo in grado di ascoltare questa musica senza restare perplessi di fronte all’intonazione dell’om, all’introduzione dell’alea, a una certa gestualità rituale o alle interazioni fisiche con lo strumento inteso solo come corpo sonoro. Gesti che anni fa si percepivano come provocazioni adesso sono stati metabolizzati appieno dagli ascoltatori: divenuti ormai esperienza d’ascolto condivisa e finalmente recepiti nella loro corretta dimensione storica.

Di questo avvio quasi in sordina della Sagra – ma la manifestazione durerà fino al 22 dicembre – faceva parte anche il concerto alla Pieve di Santarcangelo della sera precedente. Protagonista un insolito insieme cameristico, il PianoCellos Trio, formato da Claudio e Alberto Casadei – padre e figlio, raro esempio di un’arte declinata in entrambi i casi con eccellenti risultati – e dal pianista Paolo Biondi. Dopo l’insolita Sonata in sol minore di Händel, la parte del leone è toccata a Piazzolla: prima, il giovane Alberto ha proposto il Gran Tango, accompagnato dall’ottimo Biondi che gli ha offerto una solidissima base ritmica, sfoggiando una naturalezza di suono e una fluidità capaci di valorizzare al meglio la musica del compositore argentino; poi, le Quattro stagioni, che hanno coinvolto i tre musicisti suscitando l’entusiasmo del pubblico. Incastonata fra i due brani una suggestiva composizione di Alberto, dal titolo Elektros (è pensata anche per violoncello elettronico), che rappresenta un autentico banco di prova concepito per mostrare le capacità virtuosistiche dei due interpreti. E che si è trasformata in una divertente schermaglia competitiva: una vera e propria gara di bravura fra padre e figlio, entrambi in grado di rivaleggiare a livelli così alti.

Giulia Vannoni