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Startup: visita al Techno Science Park di San Marino

Startup Techno Science Park_RIC8548Accoglie startup dal 2014 il Parco scientifico-tecnologico. Solo 12 ammesse su 30 richieste. “La selezione è molto severa, l’obiettivo è quello di mantenere un livello qualitativo molto alto che è uno dei fattori più importanti per il successo di un’azienda” sottolinea il presidente Alessandro Giari. Che aggiunge: “Massima collaborazione con il territorio riminese nello sviluppo di tecnologie smart al servizio di turismo e ambiente”

Quando si parla, sul fronte startup, di possibile “competizione” con il (da un po’) nascente Polo tecnologico riminese, Alessandro Giari, Presidente del Techno Science Park (www.smtechnosciencepark.sm) di Rovereta, sorride. “La nostra realtà è italo sammarinese – spiega -, sono oltre 27 i soggetti dei due Stati ad essere coinvolti nel processo di realizzazione, non c’è competizione, bensì è auspicabile la totale collaborazione, il fare sistema, perché il progetto si realizzi appieno e porti i risultati sul territorio”.
Ma cos’è il Techno Science Park? Ne troviamo nota solo sui media sammarinesi, quasi la cosa non ci riguardasse, in realtà dietro a questo progetto in divenire c’è molta Italia e anche parte di Rimini.

UN PO’ DI STORIA

L’idea del Techno Science Park San Marino–Italia, un parco scientifico–tecnologico, incubatore di nuove imprese, è nata qualche anno fa; definitivamente fissata quando il Ministero per lo Sviluppo economico italiano ha siglato un accordo con l’omologo sammarinese, Il 31 marzo 2009. Si tratta di Accordo di Cooperazione economica tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo della Repubblica di San Marino, nel quale è prevista, tra le varie azioni, la collaborazione nel campo della ricerca scientifica e tecnologica e dell’innovazione, anche con riguardo alla creazione di un parco scientifico-tecnologico.
“All’inizio il progetto era improntato più sulla ricerca scientifica, che meno però trovava terreno su questo tipo di territorio, proposi allora di allargare lo spettro, identificando una vocazione più tecnologica di questa zona” racconta Giari. “A quel punto abbiamo iniziato a fare accordi con imprese locali nel territorio che va da Pesaro–Urbino a Rimini, passando per San Marino. L’idea è che tutta questa area geografica sia idealmente un territorio unico che collabora per creare un humus per le nuove imprese, un terreno fertile per le startup che nell’incubatore muovono i primi passi da aziende”.

Il percorso di creazione di questo progetto ambizioso continua con la costituzione di un gruppo di lavoro tecnico bilaterale per esaminare le diverse problematiche ed individuare i percorsi e gli strumenti per l’avvio e la realizzazione del Polo scientifico- tecnologico San Marino–Italia.
Il primo passo importante passo per la Repubblica di San Marino è stato quello di sottoscrivere un accordo di collaborazione con APSTI, la rete dei Parchi Scientifici e Tecnologici italiani di cui fanno parte anche i poli dell’Università di Bologna, per supportare i promotori del progetto nella definizione dello stesso. La conoscenza portata dalle altre esperienze di Poli scientifici e tecnologici in Italia ha reso in qualche modo anche il Techno Science Park una startup in incubazione.
È il 6 novembre 2012 quando viene sottoscritto il Memorandum of understanding per la realizzazione del Parco Scientifico e Tecnologico tra 27 soggetti dei territori coinvolti (San Marino, Rimini, Pesaro – Urbino) rappresentativi del sistema istituzionale, del sistema imprenditoriale, del sistema della ricerca e del sistema del credito e della finanza, dei sistema italiano dei PST – APSTI.
Dopo i primi due anni di assestamento del progetto con le attività propedeutiche di selezione del personale e di allestimento della sede temporanea (quella attuale in Strada Rovereta 6, nella zona industriale di Rovereta) è iniziata nel 2014 la terza fase, quella dell’accoglienza delle startup.
“Poco dopo l’inaugurazione abbiamo subito accolto le prime 5 startup” afferma il presidente che puntualizza: “La selezione è molto severa, l’obiettivo è quello di mantenere un livello qualitativo molto alto che è uno dei fattori più importanti per il successo di un’azienda”.

Per dare qualche cifra, l’attività del 2014, partita con il primo bando emesso in maggio, si è concretizzata con l’avvio di 12 startup. Nel 2015 le richieste di iscrizione al bando d’ammissione sono state 30: di questi, sono 12 i business plan che hanno ottenuto esito positivo e sono quindi stati ammessi all’incubatore. Nel 2015 le sessioni di valutazione sono state quattro: quella di dicembre la più corposa, che ha visto la presentazione di 13 business plan, di questi 9 hanno avuto il via libera. Otto i contratti firmati quest’anno, otto anche i rinnovi di quelli attivati nel 2014, per un totale di 16 aziende insediate. Il fatturato complessivo sviluppato dalle aziende insediate con previsione al 31.12.15 è di circa 1.460.000 euro ed un impegno di risorse umane di circa 38 addetti tra assunti e collaboratori esterni, con una previsione di incremento di organico del 40% nel 2016.

La scelta di Giari alla presidenza del Polo non è casuale. Giari è stato infatti personaggio chiave nella creazione e promozione del Polo scientifico di Navacchio, realtà toscana all’avanguardia nell’incubazione di imprese. In 16 anni di presenza a Navacchio ha ricoperto vari ruoli, direttore generale e procuratore, dopo aver svolto il ruolo di amministratore unico, presidente e amministratore delegato. Oltre ad essere stato Presidente per circa 10 anni dell’Associazione parchi scientifici e tecnologici italiani.
Dal 1° dicembre 2015 è ufficialmente il nuovo Presidente del Techno Science Park. Sostituisce Valentina Vicari, che ha garantito la fase di avvio del percorso e che a sua volta è stata nominata coordinatore operativo del Parco e dell’Incubatore dal Cda, costituito insieme a Giari da Diego Ercolani, Secondo Bernardi e coordinato dal sindaco Marco Stolfi. La nomina di Giari risponde quindi all’esigenza di dare continuità al lavoro di supporto e consulenza che è stato sviluppato in questi anni con APSTI e Parco Tecnologico di Navacchio.

Qual è l’innovazione che porta questo progetto, oltre a quello di unire due territori di due diversi Stati?
“Ora siamo nella fase più complessa, bisogna prepararsi ad attrarre ed accogliere gli investitori. Il Ministero per lo Sviluppo economico italiano sta curando molto questo progetto e c’è tutto l’interesse di coltivare i rapporti tra i due Stati. Bisogna darsi un po’ di obiettivi, per San Marino l’obiettivo è già molto chiaro, forse un po’ meno per i territori limitrofi”.

Qual è l’idea di fondo?
“Valorizzare il territorio con lo sviluppo di tecnologie smart al servizio di turismo e ambiente soprattutto. Probabilmente questo sarà il campo di maggiore interesse per le iniziative che nasceranno. Unire due territori di due Stati diversi non è facile, ma l’ambizione è quella di sfruttare le peculiarità del territorio per fare impresa e riportare ricchezza sul territorio. La Repubblica di San Marino dal canto suo si organizza più facilmente con gli investimenti, ad esempio. Grazie ad alcuni organismi bancari si potranno attivare linee di sostegno economico ad hoc per le startup, mentre per l’Italia dovremo seguire i bandi dell’Unione europea. L’obiettivo molto ambizioso è quello di armonizzare il tutto e creare un vero e proprio sistema a partire dalle caratteristiche dei singoli territori. A questo riguardo mi dispiace si siano sentite voci, commenti sul fatto che il Polo potesse essere solo una scusa per utilizzare delle leve fiscali, questo è stato detto senza guardare ai contenuti del progetto e me ne dispiace”.

La Repubblica di San Marino, dal canto suo, ha provveduto a regolare con un Decreto delegato ad hoc (116/2014) i provvedimenti in materia di startup ad alta tecnologia, con l’obiettivo di favorire le condizioni per la nascita e lo sviluppo di Imprese start up ad alta tecnologia che hanno contratto d’incubazione con l’Incubatore della Repubblica di San Marino. Il Decreto ha fissato i criteri di “Impresa start up ad alta tecnologia”, oltre ad aprire ufficialmente le porte, in maniera insolita, ai lavoratori stranieri, in tal caso soprattutto italiani. Il Decreto prevede infatti per i lavoratori con contratto un permesso di soggiorno speciale di un anno, rinnovabile (anche se c’è da dire che non hanno diritto alle prestazioni di tipo sanitario, economico e assistenziale da parte dell’Iss, devono quindi dimostrare mezzi sufficienti alla propria sussistenza e stipulare una polizza per proprio conto…) oltre a regolare il ricongiungimento familiare.
Le altre novità introdotte da questo Decreto sono di tipo fiscale, con incentivi per investimenti effettuati da persone giuridiche residenti in Repubblica nelle Start up ad alta tecnologia e detrazioni fiscali per gli investitori privati (sempre residenti).

Melania Rinaldini