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Star Wars non è mai… Solo

Nascita di un eroe. Un po’ eroe e un po’ canaglia. Han Solo (un tempo Ian nella prima versione italiana di Guerre Stellari, visto che si divertivano a modificare i nomi) lo conoscono tutti coloro che frequentano il ciclo di Star Wars, puristi e non, caratterizzato dalla ribalda interpretazione di Harrison Ford che ha fornito al personaggio un fascino irresistibile di avventuriero. Per lui corsa finita nel VII episodio, ma ecco spuntare lo spin-off sulla gioventù dell’eroe, interpretato da Aiden Ehrenreich: sempre in fuga e pronto a ritrovare l’amata Qi’ra (Emilia Clarke) rimasta prigioniera sul pianeta Corellia, l’abile pilota dovrà districarsi in varie situazioni rischiose, tra voltafaccia, sorprese e tradimenti. Incontrerà un partner fondamentale come il peloso Chewbacca e guiderà per la prima volta la più formidabile astronave di tutta la serie (il Millenium Falcon) di proprietà del vanesio Lando Carlissian. In regia c’è il veterano Ron Howard, sostituto della coppia Lord e Miller. Sullo schermo uno spettacolo convenzionale, più animato nella seconda parte, spettacolare quanto basta (vedi la rapina sul treno tra le montagne), con riferimenti e comparsate per chi conosce a menadito la saga creata da George Lucas. Tra i personaggi secondari spicca l’androide libertario e femminista partner di Carlissian, per il resto siamo di fronte agli standard offerti dalla serie (sceneggiatura firmata dai Kasdan padre e figlio), tra stelle, neve (e qui sono venute in aiuto le montagne italiane per le location) e deserto, tra fetidi pianeti e bar ai confini della galassia dove si bevono strani miscugli e si incrociano i tipi più strani del cosmo. Diverse scene risultano scure, manca un po’ di luminosità e le emozioni dell’insieme scattano a corrente alternata, ma si continua a saltare nell’iperspazio e a sognare.

Il cinecittà di Paolo Pagliarani