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Star Trek, una saga multirazziale

Secondo incontro tra il creatore di Lost e la celebre serie creata da Gene Rodenberry: il regista J.J. Abrams torna a bordo dell’astronave Enterprise per Into Darkness: Star Trek 3D, con la sceneggiatura firmata da Roberto Orci, Alex Kurtzman e Damon Lindelof. Siamo ripartiti dall’inizio e questo secondo film esplora il legame tra Kirk (Chris Pine) e Spock (Zachary Quinto) con i loro battibecchi e un sempre più crescente legame di amicizia e di profondo rispetto tra l’umano e il vulcaniano. Oltre agli altri personaggi cruciali della serie come il dottor McCoy (Karl Urban), l’ingegnere capo Scotty (Simon Pegg), l’affascinante tenente Uhura (Zoë Saldana), il guardiamarina Cekov (Anton Yelchin) e il timoniere Sulu (John Cho) – pensate al coraggio di Rodenberry che negli anni ’60 introdusse sul piccolo schermo la più formidabile squadra interrazziale mai apparsa in tv – appaiono nuovi caratteri come la dottoressa Marcus (Alice Eve), suo padre, l’ammiraglio Marcus, interpretato da una vecchia conoscenza come Peter Weller, e, soprattutto, il convincente villain affidato allo sguardo tagliente di Benedict Cumberbatch (noto come Sherlock sulla BBC) che fornisce al personaggio la giusta dose di cattiveria e di pericolosità.
Grande spettacolo, con il 3D a dare la marcia in più, anche se qui si è già tutto consolidato, pescando per la narrazione elementi e richiami de L’ira di Khan, secondo lungometraggio della serie, senza strade più originali. Ma gli oltre 200 milioni di dollari raccolti al box office fanno sorridere i produttori e l’Enterprise può continuare a volare nello spazio profondo, nel suo compito esplorativo che vanta un esercito di appassionati senza eguali (vedi ad esempio la convention annuale a Bellaria).

Il Cinecittà di Paolo Pagliarani