Home Ultimaora Solo i santi lasciano tracce. L’eredità spirituale di Alberto

Solo i santi lasciano tracce. L’eredità spirituale di Alberto

alberto marvelli

“Solo i santi lasciano tracce” e Alberto Marvelli alla sua terra e alla Chiesa, più in generale, ne ha lasciate parecchie. Laico cattolico, sin da ragazzo visse con grande impegno la propria fede, alimentandola con un’intensa vita di preghiera e testimoniandola nell’impegno dei propri doveri quotidiani di studio e di lavoro, nella Chiesa, nella società, nella carità verso i poveri, e in politica. Alberto è stato beatificato da papa Giovanni Paolo II il 5 settembre 2004, a Loreto nella piana di Montorso, in occasione del Convegno dell’Azione Cattolica per il rinnovamento dei programmi e per l’incontro col Papa. In quell’occasione erano presenti 300mila tra giovani e adulti e oggi celebrando i cent’anni dalla nascita la sua figura si inserisce tra coloro che ispireranno il cammino della Chiesa verso il Sinodo dei giovani del 2019.

Alberto Marvelli nacque il 21 marzo 1918  e per commemorare il centenario dei suoi natali, l’Istituto Superiore di Scienze Religiose “A. Marvelli” di Rimini, mercoledì 21 marzo, ha organizzato un Seminario di studio intitolato “Solo i santi lasciano tracce. L’eredità spirituale di Alberto Marvelli”, in cui sono intervenuti don Gabriele Gozzi, professore e vice direttore dell’Istituto, la professoressa Cinzia Montevecchi, responsabile dell’Archivio storico “Alberto Marvelli”, e la giornalista e salesiana cooperatrice Ardea Montebelli.

Per Marvelli il cristiano non può e non deve accontentarsi di una vita mediocre e di un’etica minimalista. Un pensiero quanto mai attuale essendo espresso quasi ogni giorno dal Papa che esorta i giovani a “non balconare” ma a vivere la vita partecipandola. Alberto i suoi anni gli ha vissuti a pieno e lo ha fatto ponendosi al servizio degli altri soprattutto nel corso dell’ultimo grande conflitto mondiale, quando salvò molte persone dai rastrellamenti sostenendo tutte quelle famiglie sfollate che nel corso dei bombardamenti che colpirono la città di Rimini dal 1 novembre 1943 fino al 21 settembre 1944 persero la propria casa.

“La santità – diceva – si pratica in vita”. E così è stato per lui che non è mai riuscito a scindere la fede dall’impegno associativo, e più tardi politico. “Ogni scelta – ha dichiarato don Gabriele Gozzi – diventava un campo di apostolato. È stato un contemplativo, tutta la sua vita era incentrata su Dio, ma non di meno un attivo. Per lui la preghiera non era evasione ma impegno di vita. Era un ingegnere ma amava approfondire la propria fede. Amava lo sport, era un giovane sensibile alla bellezza ovunque la trovasse persino nel corso degli anni del Fascismo quando alla bellezza veniva contrapposta la violenza fisica e l’esaltazione del credere, obbedire, combattere”.

“Il grande impegno per la città di Rimini e per i suoi concittadini cominciò alla fine della seconda guerra mondiale quando gli alleati e i partigiani nominarono la prima giunta comunale e gli venne affidato l’assessorato della ricostruzione edilizia e dei danni di guerra”, ha invece sottolineato la professoressa Cinzia Montevecchi specificando che la biblioteca di Marvelli è oggi composta da 250 volumi. “La sua era una personalità ricca, non frammentata – ha sottolineato la docente – era un giovane di buone letture, amava don Mazzolari. Tra i suoi libri ci restano commenti della Bibbia, vite dei santi, testi dell’Azione Cattolica e sulla Dottrina sociale della Chiesa. Moltissimi sono invece gli appunti scritti su quaderni o su foglietti”. In quei mesi di impegno politico, morirà nel 1946 a ventotto anni, mise in pratica ciò che, nel 1927, parlando ai Fucini, Pio XI aveva detto: “Il campo politico è il campo di una carità più vasta, la carità politica”.

Suonano con un tono del tutto inedito queste parole oggi che l’Italia vive l’inizio della XVIII Legislatura caratterizzata dall’assenza di cattolici in Parlamento. “Non si tratta di convincere qualcuno ad andare a destra o a sinistra, ma di convincere qualcuno ad andare nella direzione del Vangelo”, ha detto monsignor Galantino, segretario generale della Cei, in riferimento all’esito elettorale del 4 marzo. “Il fatto che i cattolici siano spariti come associazionismo organizzato – ha detto Galantino – non è una novità: raccogliamo i frutti di una tendenza che già esisteva”. Un dato, questo, che per il segretario generale della Cei “non è evidente solo nel fatto che non sono stati eletti cattolici in Parlamento, ma è molto più ampio”, perché riguarda “l’impegno della Chiesa, dei laici a lavorare di più perché il Vangelo diventi mentalità di Vangelo”.

Alessandro Notarnicola