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Siamo tutti cottarelli

A questo punto siamo tutti cottarelli, ma davvero tanto. Dopo più di ottanta giorni di melina, domenica 27 la crisi italiana accelera bruscamente, assumendo toni, come spesso ci accade, insieme drammatici e grotteschi. Come era largamente annunciato, il tentativo di formare un governo “giallo-verde”, alla guida del quale era stato designato un brillante professore del tutto privo di esperienza, naufraga sul nome del ministro in pectore dell’economia, Paolo Savona. Il leader della Lega, confermandosi abilissimo in quella campagna elettorale permanente che ormai è diventata la politica italiana, non aspettava altro per far saltare un’operazione fin da subito assai precaria. Coglie così più risultati con una sola mossa e soprattutto mette in difficoltà il suo alleato di qualche giorno, il Movimento Cinque Stelle, che reagisce scompostamente minacciando azioni di piazza e la ridicola messa in stato di accusa del presidente della Repubblica, responsabile, sicuro e fin troppo paziente gestore di una vicenda piena di contraddizioni.
Ma tutto ciò cambia radicalmente i caratteri dell’ attuale crisi, che da crisi di governo diventa crisi di sistema. La questione in gioco nei prossimi mesi non sarà più quella del destino di questo o quel leader. Attorno al ruolo dell’ Italia in Europa, alla questione della permanenza o meno nella moneta unica e al riconoscimento del quadro che essa comporta è posta una questione costituzionale fondamentale. A meno di improbabili tregue, i prossimi mesi saranno il tempo della decisione fondamentale su una questione così cruciale, gravida di conseguenze per la nostra democrazia, le nostre vite e i nostri risparmi, come già abbiamo ben compreso già dai primi giorni, con l’innalzamento temutissimo dello spread.
È necessario a questo punto attivare tutte le iniziative positive possibili: ne aveva parlato, con toni accorati e molto lucidi, il cardinale Bassetti all’assemblea della Conferenza episcopale italiana, concludendo con il riferimento all’appello sturziano ai liberi e forti. In Italia ci sono mondi vitali e tante energie vere. Il problema è che moneta cattiva scaccia quella buona, ovvero un discorso politico violento, pur in fine dei conti inconcludente, seduce comunque. Anche perché solecita le nostre pulsioni e ci deresponsabilizza. Ecco, allora, la necessità, pur in tempi molto stretti, di ragionare in prospettiva, chiamando le cose come stanno, rispettando le istituzioni, che sono un bene di tutti e denunciando tutte le propagande. Perché tutti paghiamo da queste situazioni, i poveri ancora di più perché hanno meno tutele.