Le polemiche finiscono in… Camera

    Sfratto alla sede della Cgil di Riccione

    Sfratto alla sede della Cgil di Riccione

    Continua la querelle tra sindacati e Comune sulla vendita della palazzina che ospita la Camera del Lavoro, inaugurata oltre 40 anni fa. Vano ogni tentativo di far desistere l’Amministrazione dalla scelta assunta, tant’è che è caduta nel vuoto anche l’ultima richiesta avanzata in Municipio il 23 ottobre dai sindacalisti della Cgil: quella di riservare comunque quella struttura per fini sociali. L’attaccamento a questa sede è legato alla sua funzionalità, basata sui circa 4.500 iscritti, ma anche alla storia dello stesso stabile, edificato su suolo comunale, ma con il contributo dei lavoratori riccionesi che negli anni Settanta avevano coperto l’80% delle spese, raccogliendo 43 milioni di lire.

    Il resto era stato sborsato dal sindacato

    Scaduti i termini del diritto di superficie, ottenuto per 30 anni, la palazzina è diventata di proprietà del Comune, che alla Camera del Lavoro ha concesso un contratto di affitto per altri 12 anni. Contratto che, però, non sarà più rinnovato, il Comune ha dato lo sfratto, per cui entro febbraio la Camera del Lavoro dovrà andarsene. Vista l’irremovibilità dell’Amministrazione, come fanno sapere i sindacalisti Graziano Urbinati e Massimo Fusini, reduci dall’ultimo incontro con il sindaco, si cerca un’altra sede tra Corso Fratelli Cervi e piazza Unità. Ma intanto si gioca un’ultima carta, quella della petizione popolare, avviata dal Comitato, che ha già raccolto più di 3mila firme.

    La Tosi resta ferma sulla sua posizione

    appellandosi alla legge che, per gli immobili senza destinazione utile per il Comune, prevede la vendita e la riconversione. In una nota a proposito invita la Cgil “a evitare guerre di religione su aspetti che possono apparire solo una difesa di interessi”, quindi spiega: “questa scelta è dettata dal taglio dei trasferimenti statali e dalla conseguente necessità di immettere sul mercato le risorse migliori da utilizzare e alimentare il tessuto economico della città”. Tanto più, sottolinea, che la Cgil corrisponde al Comune un canone di locazione annuo di 15mila euro. “Anche riqualificando l’immobile per destinarlo ad un uso sociale non si andrebbe incontro ai bisogni attuali della comunità riccionese, alla quale vanno garantiti i migliori servizi”.

    Sulle furie i sindacalisti, affiancati da pensionati e lavoratori

    “La Tosi – lamenta Urbinati – è purtroppo decisa ad alienare quel bene. La scorsa settimana le abbiamo chiesto di mantenere almeno una destinazione sociale, preservando così la funzione per la quale era stato costruito 40 anni fa, su suolo pubblico, ma con il contributo economico dei lavoratori riccionesi. Il Comune, però, preferisce svendere quel patrimonio. Noi non abbandoneremo Riccione per cui nel frattempo cerchiamo altre soluzioni”.
    In merito la Cgil non esclude di ricorrere al principio di prelazione. Indignato il collega  Massimo Fusini. “Dispiace che il Comune ci consideri alla stregua di chi lavora poco o niente”.

    Nives Concolino